Questa mattina, nell’editoriale del lunedì, si è detto che sarebbe stato molto complicato fare la cronaca della partita. Il Genoa infatti ha giocato una ventina di minuti alla pari con l’Atalanta, dopodiché il gol di Conti ha vanificato tutto e reso tutto più facile ai nerazzurri che hanno sfruttato movimenti senza palla e debolezze dei rossoblu.
Noi qualche dato lo abbiamo comunque cercato per fornirlo ai nostri lettori, legandoci esclusivamente ai dati che la Lega Serie A fornisce per ogni singola partita. Leggendo le statistiche generali della sfida, pare di capire che Genoa-Atalanta non sia proprio stato il trionfo del bel calcio, né dall’una né dall’altra parte. Perché se il calcio è movimenti con e senza palla, ieri Gasperini ha vinto – complice il Genoa – proprio con i movimenti senza palla dei suoi uomini. E quelli passano spesso in secondo piano, malgrado poi risultino quasi sempre essenziali per capitalizzare le occasioni da gol. A risentirne è sempre lo spettacolo.
L’Atalanta, in altre parole, ha contenuto il proprio possesso palla, prediligendo i movimenti tra le linee avversarie o la soluzione personale per via centrale. In estrema ratio, la palla veniva affidata al basso baricentro di Gomez, che di prima o ragionando qualche secondo in più smistava la sfera tra Petagna, Kurtic o gli accorrenti Freuler e Kessié. Insomma, la formazione bergamasca ha rischiato qualcosa in più, ha osato, e lo dimostrano anche i 51 passaggi sbagliati dei nerazzurri, quindici in più rispetto a quelli dei giocatori rossoblu. E anche le palle recuperate, a testimonianza di quanto appena detto, risultano a maggioranza rossoblu: 28 contro 16. Diciannove di questi 28 palloni sono peraltro stati recuperati da soli quattro rossoblu: Laxalt, Izzo, Munoz e Rigoni, tutti attivi nel cuore del gioco oppure sulla fascia che era di competenza di Conti.
Non sarà un dato da sottovalutare perché proprio da queste zone, soprattutto dalle fasce, sono giunti i pericoli per Mandorlini e i suoi uomini. L’Atalanta sapeva di poter mettere in difficoltà i rossoblu con palle inattive, cross o galoppate in velocità e ne ha cinicamente approfittato (lo testimoniano anche i molti falli compiuti al limite dell’area dai rossoblu).
Al netto dei dati, che di seguito vi riporteremo, andrà analizzata la posizione di Izzo, adattato un tempo da playmaker, il quale ha giocato con la solita grinta. Assieme con Rubinho, decisivo in più di un’occasione per evitare un passivo peggiore, il difensore campano è apparso uno dei calciatori più in palla tra le fila del Genoa cercando qualche ripartenza dopo il recupero del pallone, avviando la fase offensiva rossoblu. Non era, in una sfida così tattica, compito facile.
Altro dato decisivo, oltre alla scelta di Gasperini di spostare a destra Papu Gomez affidandolo alla marcatura di Gentiletti, quello di mantenere gli esterni Spinazzola e Conti molto alti. Ne è derivato il progressivo abbassamento di Lazovic e Laxalt, molto più propensi ad attaccare che non a difendere. Sul loro posizionamento parlano chiaramente le immagini seguenti che riportano le posizioni medie del Genoa durante i primi 45 minuti, che vista la presenza di undici calciatori in entrambe le formazioni hanno più valore che non quelle relative alla seconda frazione.