Il 5-0 di Pescara aveva fatto pensare che risultati uguali, per questa stagione, sarebbero potuti bastare. Invece il Genoa dell’ultima giornata ha subito lo stesso numero di reti, a distanza di cinque giornate, e un’analisi sulle reti subite dal Vecchio Balordo, peraltro con due tecnici differenti sulla panchina, era doverosa. Non per alimentare polemiche, ma per aiutare a capire quali siano gli errori da evitare. Errori che la squadra e il tecnico avranno senza dubbio visionato anche in settimana in quel di Pegli.

Non staremo però ad analizzare le motivazioni del perché siano maturati questi risultati, anche perché la stagione del Genoa ha un futuro che specialmente le parole del presidente Preziosi hanno delineato, in potenza. Andremo piuttosto a vedere singolarmente e rapidamente ciascuno dei gol, escludendo la marcatura su rigore che ha portato al 2-0 dell’Atalanta firmato Gomez, cercando di capire il risvolto tecnico e tattico dal quale siano potute scaturire queste dieci reti (più del 20% dei gol subiti rossoblu, che in totale sono 48).

PESCARA-GENOA

La prima rete di Pescara porta con sé un errore in fase di possesso a centrocampo e la rapida penetrazione della difesa rossoblu, sorpresa molto alta: rapido recupero palla del Pescara, Caprari  suggerisce su Bruno che di prima intenzione serve in profondità Cerri, il quale vince il duello fisico con Burdisso, salta Lamanna in uscita e ribadisce a centro area per cercare qualche compagno: la palla verrà deviata da Orban nella porta rossoblu. Di seguito la sequenza dell’azione:

Bruno lancia in profondità Cerri, che si trova in 1 contro 2 (Burdisso e Orban)
Cerri va al duello con Burdisso e Lamanna comincia ad uscire in direzione del pallone. Sbaglierà però l’uscita
Cerri alla disperata mette in mezzo. Orban devierà il pallone in porta

Emblematico per capire i blackout difensivi rossoblu di questa stagione anche il secondo gol su schema da calcio d’angolo: Caprari batte il corner, triangola con il compagno di squadra e scarica il pallone su Zampano prima di tagliare alle spalle di Izzo (nella prima foto in marcatura alle spalle di Verre, che riceverà palla dal battitore dell’angolo Caprari) e ricevere il pallone in verticale trovandosi da solo di fronte a Lamanna. La difesa del Genoa è ben schierata e marca prettamente a zona, come era nella filosofia di Juric, ma entra in estrema difficoltà non appena deve salire e mantenere alta la linea perdendo totalmente contatto con Caprari e il suo movimento ad elastico:

Difficoltà nel gestire le marcature anche in occasione del terzo gol, che in qualche modo porta lo stesso copione di alcuni di quelli subito contro l’Atalanta. L’azione parte ancora da Bruno, quel pomeriggio fulcro del gioco nel 4-3-3 di Zeman. Suo il suggerimento per Memushaj, marcato in quel momento da Cataldi, che triangola con Cerri senza opposizione e ha tutto il tempo di servire Benali che si è intanto inserito alle spalle di Laxalt e Orban trovandosi da solo davanti alla porta rossoblu.

Dopo il terzo gol il Genoa si sfalderà e nel secondo tempo Caprari prima, Cerri poi porteranno il risultato sul 5-0. Nell’occasione dell’ultimo gol abruzzese andrà sottolineata un’altra lacuna ricomparsa poi a distanza di sei giornate contro l’Atalanta, ovvero sia la difficoltà a contrastare le discese sugli esterni con le diagonali difensive. In realtà all’Adriatico, Pepe servirà con un pallonetto Zampano che quasi di prima intenzione metterà in mezzo un crosso rasoterra molto teso su cui si avventerà Cerri, contrastato da Burdisso ma non a sufficienza per evitare il gol.

GENOA-ATALANTA

Sul primo gol subito dal Genoa contro l’Atalanta si sono viste più situazioni da analizzare, che vanno dalla scarsa opposizione di Lazovic sul cross di Spinazzola, imputabile probabilmente, dal punto di vista tecnico, a una scarsa predisposizione difensiva del calciatore serbo che il meglio del suo repertorio lo ha infatti sfoggiato sugli esterni d’attacco, sino al mancato ed erroneo anticipo di Gentiletti su Conti:

Spinazzola manda fuori tempo Lazovic con una finta a rientrare e calcia in mezzo all’area
Conti, non contrastato a dovere da Gentiletti, viene anticipato di testa dal difensore rossoblu ma senza risultati
Il numero 24 orobico insacca il pallone nel “sette”. Nulla da fare per Rubinho

Passando oltre al rigore conquistato da Petagna, si passi al secondo tempo. Il Genoa rimane in dieci e si chiude definitivamente nella sua metà campo. Ad andare in difficoltà questa volta è Laxalt, che da diverse partite viene utilizzato con risvolti più difensivi che non offensivi. Kessiè diventa immancabile e serve tra le linee Kurtic: Laxalt non segue la diagonale e lascia a Izzo il compito di chiusura. Kurtic ha però troppo vantaggio e ha tutto il tempo di servire Gomez completamente solo sul secondo palo, dimenticato alle spalle da Munoz (che ostacola e chiude Petagna assieme a Burdisso) e imprendibile per Lazovic in fase di rientro.

La palla di Kessié taglia fuori Izzo e Laxalt e lancia in porta Kurtic
Kurtic propone in mezzo all’area. Izzo deve prodursi in un recupero quasi impossibile in velocità
Gomez, dimenticato sul secondo palo da Munoz, insacca senza troppi problemi il gol del 3 a 0

Gomez segnerà la sua personale tripletta, ma nel mezzo ci sarà tempo anche per il quarto gol orobico firmato da Caldara sugli sviluppi di calcio d’angolo. Caldara, l’uomo dei calci piazzati dell’Atalanta giunto a sei reti in campionato, sfrutterà l’ennesima occasione da gol su palla “sporca” calciata da fermo. Che l’arma in più della formazione di Gasperini fossero le palle da fermo lo avevamo detto già alla vigilia della partita, ma gli errori sono diversi nell’occasione del 4-0 nerazzurro.

Sul corner di Gomez infatti, Hiljemark marca con troppa leggerezza Petagna, ruotando attorno all’attaccante e non impedendogli di sporcare la palla che poi raggiungerà Caldara. Quest’ultimo poi, marcato quasi a zona e non a uomo da Burdisso, come si vedrà dalle immagini, scappa letteralmente alle spalle del capitano rossoblu e spedisce in rete senza alcuna opposizione: