Udinese Genoa 3 a 0. Caporetto genoana. Sui rossoblu Gianni Brera scriverebbe come fece in occasione di Cile-Italia del 1962 la storica frase: “Uomini siate e non pecore matte”. Momento triste e difficile per il Vecchio Balordo dove, non per dovere di cronaca, si cercano di alimentare polemiche gratuite.
Il gioco di Udinese-Genoa è stato misero non solo per il Genoa perché i Friulani in vantaggio senza fare nulla di 3 a 0 hanno ruminato noiose meline senza sbocchi. Meno male! Oggi Juric dovrebbe dirigere l’allenamento.
Notiziario. Giornata di sole, 22° gradi la temperatura. Terreno in ottime condizioni. Spettatori abbonati 10.774, paganti 5.352 di cui più di 200 genoani. In panchina Fabrizio Preziosi, in Tribuna Zarbano, Donatelli, Milanetto. Tifosi rossoblu senza striscioni; solamente uno con “Preziosi vattene” e l’effigie del Joker sbarrata.
La frase di Brera citata all’inizio è il solo commento valido dopo un’altra nauseante prestazione del Vecchio Balordo. Era un viaggio disgraziato sotto molti aspetti e in molti lo sentivano, anche se le parole del Presidente al termine della gara con l’Atalanta e quelle in settimana tra allenatore, calciatori e dirigenza davano la speranza di non essere state scritte sulla sabbia.
Gli errori hanno preso luce alla consegna delle distinte in sala stampa. La formazione messa in campo da Mandorlini non dava garanzia di adeguata copertura sulle corsie laterali, forza di Del Neri e del suo gioco.
I primi venti minuti della gara avevano illuso che il Genoa; pur soffrendo sulle corsie laterali, potesse fare male centralmente alle zebre friulane con un Morosini che voleva far vedere di essere stato tenuto in panchina senza motivo. Invece dopo il primo gol di De Paul nato da uno scambio senza pallone e da una sportellata di Zapata ai centrali genoani si è spenta nuovamente la luce inchiodando il Grifone inerme dentro il proprio centrocampo, pur essendo in svantaggio. Il patatrac è stata poi la seconda rete di Zapata nata da due rimpalli mal gestiti con marcature a uomo di Munoz e Burdisso su pallone inattivo. Si è così completato l’oscuramento visto nelle altre precedenti sconfitte del periodo di Mandorlini.
All’intervallo c’era chi si aspettava la goleada friulana e chi invece sperava nel cambio di almeno tre protagonisti genoani in campo. Tutto inutile per via del terzo gol di De Paul dopo 3’ con Rubinho che prendeva un gol tra le gambe ingannato dal mancato colpo di testa di Simeone.
I cronisti friulani gongolavano e si aspettavano una goleada, invece Del Neri tirava i remi in barca e non attaccava più. Mandorlini con i cambi, non azzeccati considerato che uscivano quelli che non erano stati i peggiori, immetteva qualità con Pandev e Palladino e il Genoa, sterilmente e senza spaventare il portiere dell’Udinese, si piazzava grazie alla qualità dei singoli e non a quella del gioco nella metà campo friulana. Mandorlini sul 3 a 0 decideva di far giocare dal 70’ Veloso dopo 5’ di raccomandazioni e finalmente si vedeva il 4-2-3-1 che produceva tre tiri pericolosi di Palladino, Pandev e Simeone.
La partita finiva con i calciatori rossoblu che scappavano dentro lo spogliatoio senza raccogliere il “cinque” del secondo di Mandorlini.
Preziosi voleva vedere una reazione importante da parte della squadra e anche dello stesso allenatore e sarà stato nuovamente deluso come tutti quanti i tifosi per non aver constatato non soltanto la mancanza di un gioco, ma anche di una piccola identità e di uno spirito di gruppo. La sua richiesta, fra l’altro, di un cambio con i giovani o con qualcuno che ha scaldato la panchina con i piedi più buoni con quelli schierati nelle ultime gare non si è visto.
Mandorlini non è riuscito eccetto le prime due gare, con i risultati arrivati non attraverso un gioco, ad intervenire sul momento no del Vecchio Balordo.
Mandorlini, anche perché non abbiamo visto gli allenamenti, non si è capito a che categoria di allenatori appartiene. A quelli che contano sulla strategia o a quelli che si affidano ai singoli e al tatticismo confidando poco nel suo gioco passato. Nei pochi allenamenti visti all’inizio ha fatto didattica, una didattica che in questo momento del campionato serve poco.
Dispiace perché nelle sue precedenti avventure calcistiche, l’ultima a Verona, aveva compensato quello che gli altri non potevano ottenere tramite la qualità delle individualità. Invece con il Grifone la qualità sia giovanile ma anche di qualche altro calciatore è stata a riscaldare la panchina. Solo Ntcham sempre in campo in ruoli in cui non potrà mai dare il massimo, e non per motivi societari dato che a giugno bisognerà riscattarlo.
Laxalt è la foto del Genoa al Dacia Stadium: ha corso per tre, poteva vincere anche la mini maratona di Genova di ieri mattina, ma lo ha fatto sempre a vuoto e quasi da solo.
Una cronaca particolare per la tifoseria accorsa in Friuli. Già dalla sera precedente si era ritrovata in piazza Primo Maggio a fare comunella con i tifosi ultras friulani a colpi di birra. Entrata sugli spalti dopo 20’ di gioco per accomunarsi alla protesta degli Ultras friulani. Cori contro il Presidente ed anche contro Burdisso. Usciti con 10 minuti di anticipo tra gli applausi di tutta la Dacia Arena.
Oggi dovrebbe esserci il ritorno di Juric a Pegli. Aspettiamo conferme. Un ritorno giusto per cercare di rimettere in piedi dei cocci costruiti insieme alla Presidenza e alla struttura questa estate. Il calcio lmercato invernale può aver creato nuvole che bisogna subito spazzare via.
La prima operazione sarà provare i giovani anche perché non si può andare avanti all’infinito adducendo immaturità e di fisico e di esperienza, considerato che la cosiddetta “scorza navigata genoana” in questo momento, per aspetto psicologico, dà poco affidamento.
L’ultima Caporetto del Vecchio Balordo ha portato alla sostituzione del generale Cadorna (Mandorlini) con Diaz (Juric) e se ciò avverrà, da oggi, non sarà più tempo di scambiarsi responsabilità. Perciò tutti in trincea a difendere il Grifone, in campo e sugli spalti con una nuova motivazione il Crotone che avanza e non può superare il Bisagno.