A quali conseguenze abbia portato la sconfitta di Udine è ormai noto a tutti da questa mattina, con l’esonero di Mandorlini e il ritorno di Juric, ma non ci siamo tirati indietro nell’analizzare i numeri relativi alla partita di ieri. Una partita che Mandorlini aveva provato a giocare col doppio trequartista utilizzando tra le linee Ntcham e Morosini ma che l’ampiezza di gioco dell’Udinese, voluta da Del Neri nel suo 4-3-3, ha consentito di indirizzare presto sui binari friulani.
Prima di parlare dei numeri e delle statistiche della sfida, abbiamo messo a confronto le due formazioni ed evidenziato la posizione media dei calciatori rossoblu durante la fase di non possesso, nei primi 45 minuti, che è andata fossilizzandosi dopo aver subito il primo gol, a cui nessuna reazione degna di nota è seguita. A confronto, poco sotto, è stata poi messa la formazione dell’Udinese durante la sua fase di possesso, quindi nel momento in cui si trovava in transizione offensiva. Come si apprende dalla grafica a sinistra, la disposizione dei rossoblu in campo era sviluppata più in verticale che non in ampiezza, al punto che la fascia destra risultava quella più scoperta per contrastare le discese di Widmer e De Paul: tutta l’Udinese ha svariato con molta più facilità sulla fascia destra, dove Laxalt nei primi venti minuti saliva molto cercando di supportare la manovra offensiva del Genoa.
Effettivamente le discese di Laxalt, qualche contrasto vinto e qualche tiro poco preciso durante i primi 20′ avevano fatto pensare che potesse trattarsi di una partita diversa, almeno nelle premesse; in realtà la prima rete friulana ha di fatto sfaldato tutte le certezze della vigilia e meno a nudo tutte le attuali debolezze del Genoa. Dal gol di De Paul in poi sugli esterni non vi è stata quasi più opposizione, con l’Udinese che ha guadagnato diversi calci d’angolo (tra cui anche quello che ha portato al 2 a 0, ndr) e che ha gestito il pallone senza troppa difficoltà. Lo testimonia anche la disposizione in campo sottostante, relativa all’Udinese della prima frazione di gioco.
Il Genoa nel suo momento di difficoltà e di arretramento del baricentro sembrava quasi un 4-1-3-2, con Cofie, miglior recuperapalloni del Genoa con 4 azioni interrotte, a presidio della difesa (nel secondo tempo si sarebbe rivisto il 4-2-3-1 con il numero 4 e Miguel Veloso affiancati), Rigoni, Hiljemark e Ntcham in linea e Morosini ad agire da seconda punta a ridosso di Simeone.
Una disposizione con cui Del Neri è andato a nozze facendo un gioco in orizzontale che ha mandato spesso fuori giri la disposizione dei calciatori rossoblu. Anche Morosini, in zona mista, ha evidenziato questo problema, pur mettendo in evidenza che al Genoa, di questi tempi, non ne va davvero giusta una. Ma al di là di tutte queste problematiche e di tutte le altre che si possono evidenziare sulla marcatura a uomo dei singoli avversari, che ieri è stato un difetto che i friulani hanno saputo capitalizzare nel miglior modo possibile (4 tiri in porta e 3 gol, ndr), il Genoa ha di fatto sofferto una delle poche e insidiose peculiarità dell’attuale Udinese, che sull’out di destra gode di un calciatore pericolosissimo e di grande gamba come Widmer.
Nella gara della “Dacia Arena”, che per possesso palla e dati generali non farebbe certo pensare a un Genoa uscito sconfitto per tre a zero, c’è stato poi anche un secondo tempo. Aperto da una punizione indiretta in area di rigore che ancora oggi non ha una motivazione chiara e chiuso un minuto dopo dal terzo gol friulano su errore di Rubinho.
Malgrado tutto, non è una seconda frazione da buttare interamente via poiché il Genoa qualche buona occasione e qualche accenno di gioco e idee li ha dati a vedere, specialmente dopo il passaggio al 4-2-3-1 e l’ingresso di Veloso. Molti falli guadagnati da Izzo e Laxalt nella metà campo avversaria, difesa sempre altissima per favorire le discese dei due sopracitati, Pandev e Palladino a muoversi alle spalle dei centrocampisti cercando di lavorare tra le linee e creare qualche apprensione alla retroguardia friulana. Insomma, qualcosina si è intravisto, forse anche grazie al modulo che più di altri, ad oggi, sembrerebbe essere quello congeniale al materiale tecnico a disposizione del Genoa.
Ora con Juric ci sarà da capire quale strada percorrere a livello tattico. Veloso ha calciato un paio di angoli e giostrato il pallone in mezzo al campo, e pur di fronte a un progressivo abbassamento del ritmo di gioco da parte dell’Udinese è sembrato quasi del tutto ripreso. La settimana di lavoro iniziata oggi potrà dargli altra fiducia e altri minuti nelle gambe in vista della Lazio.
Con il portoghese, a patto che si ritrovino i due mediani davanti alla difesa, si può presumere che possano diminuire anche le problematiche in fase di impostazione da parte dei centrali di difesa che potrebbero trovare un punto di riferimento a cui appoggiare il pallone per far ripartire l’azione. Chi vivrà, vedrà comunque: per adesso Udine è stato l’ennesimo crocevia, dopo Palermo e Pescara, di questa stagione, e spetterà a Juric far ritrovare fiducia al gruppo, ad oggi capace di perdere anche partite che gli avversari gestiscono e spesso affrontano facendo il minimo indispensabile ed equiparandosi nei numeri al Genoa. Per capire meglio ciò a cui si fa riferimento, proponiamo in conclusione le statistiche generali della partita di ieri: