Dopo la buonissima e corroborante prestazione di domenica scorsa contro l’Inter,  il Genoa ha risollevato la testa e ottenuto tre punti fondamentali nella corsa salvezza. Mancano tre giornate alla fine  e bisogna conservare il margine di vantaggio che divide il Grifone dalla terzultima in classifica, adesso il Crotone.

Oggi il Genoa gioca a Palermo…

Contro una squadra già retrocessa in Serie B, che difende poco e male a livello di squadra, ma non per questo da sottovalutare. Anche per questo i rossoblu da lunedì si trovano in Sicilia, dove mister Juric ha voluto preparare al meglio una partita che può essere determinante per l’esito finale. Non va dimenticato che proprio a partire dalla gara d’andata contro il Palermo, persa 4-3 a Marassi, sono cominciate le disavventure in casa genoana.

Come gioca la formazione siciliana?

Il Palermo, dopo aver cambiato un paio di volte allenatore, è guidato ora da mister Bortoluzzi, uomo di fiducia dell’ex patron Zamparini (ex si fa per dire…). Bortoluzzi è stato per molti anni il fido scudiero di Guidolin, allenatore a cui si ispira, e fa giocare la squadra col 3-4-2-1. Avendo cambiato molti allenatori, il Palermo non ha una sua identità e gioca molto sulle individualità. Vengono sfruttate le fasce, dove i due mediani di spinta si propongono spesso. Difficilmente la formazione siciliana inizia l’azione dalle retrovie.

La difesa?

Tra i pali, il giovane Fulignati alterna grandi parate a grandi svarioni, è discreto nelle uscite e coi piedi. I tre centrali difensivi sono Cionek, Goldaniga e Andelkovic e hanno più o meno tutti le stesse caratteristiche: bravi nel gioco aereo, attenti nella marcatura del proprio avversario, hanno però piedi ruvidi e difendono poco e male, in più soffrono quando trovano attaccanti rapidi.

Il centrocampo?

Sulle fasce troviamo Rispoli e Aleesami, due dei giocatori più interessanti del club siciliano. Il primo dispone di un’ottima corsa, è forte fisicamente, ama essere lanciato sulla in profondità, anche se tecnicamente è mediocre. Lo svedese invece ha un buon piede sinistro con cui effettua pericolosi traversoni, preferisce portare palla ed è in possesso di un discreto dribbling. Bruno Henrique è l’uomo di impostazione: dotato di piedi buoni, ha nella scarsa velocità il suo limite. Chochev è il suo partner di centrocampo: anche lui non brillante sul piano della corsa, risulta insidioso negli inserimenti e coi tiri di sinistro  da fuori area.

L’attacco?

Sallai e Diamanti sono le due mezzepunte, Nestorovski il terminale offensivo. Sallai, giocatore dal rendimento altalenante, ha un buono spunto nell’uno contro uno, ma soffre la marcatura. Diamanti, rientrato dall’esperienza cinese, è un tipo  caratteriale, pericolosissimo con il mancino, simula spesso e volentieri: giocherà per l’eventuale riconferma o per trovare un altro buon ingaggio. Come lui Nestorovski, il bomber  della squadra, la vera ed unica rivelazione dei rosanero: opportunista, furbo dentro e fuori l’area.

Sulle palle inattive?

Sui corner e sui calci piazzati a sfavore marcano ad uomo, mentre quasi tutti i calci da fermo a favore li batte Diamanti e nel caso almeno due dei tre difensori salgono per colpire di testa. E’ doveroso ricordarsi dell’andata, in cui le palle inattive erano state per noi letali.

Concludendo?

Sarà un match particolare e saranno fondamentali atteggiamento e spirito da guerrieri, non si deve pensare al Palermo come una squadra in disarmo: tra i rosanero ci sarà chi vorrà trovare squadra, chi vorrà mettersi in mostra, e forse potranno riaffiorare vecchie ruggini tra giocatori. Una sfida  tutta da giocare e magari da vincere, comunque sarà fondamentale non perdere. Certo è che la settimana scorsa contro l’Inter si è avuta dimostrazione di come squadra e tifoseria unite possano tutto, anche l’impossibile. A mille chilometri di distanza la tifoseria rossoblu sarà vicinissima ai suoi ragazzi, giocherà e soffrirà con loro. Vamos a ganar, Genoa.

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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.