Palermo Genoa 1 a 0: pecore matte! È questo il solo commento valido dopo l’ennesima e ripugnante degradazione del Genoa. Altro che arancini al pesto: un solo cannolo siciliano, amaro per la bocca e certificato non dall’arbitro e dai suoi collaboratori ma dalla gol line technology che ha mandato il Vecchio Balordo all’Inferno.
Tutti dopo la settimana passata a Torre del Grifo si aspettavano i Vespri Siciliani da parte dei ragazzi di Juric, una sorta di ribellione al brutto campionato condito dal buon risultato con l’Inter di sette giorni prima. Invece dai Vespri siciliani bisogna passare ai Vespri canonici, quelli che rappresentano una preghiera del tramonto in vista della parità contro il Torino di domenica prossima, quando per fare risultato Burdisso e compagnia non dovranno cantare salmi ma essere uomini e non pecore matte.
Partita vista in televisione, perciò poco giudicabile dal punto di vista tattico. Si può dire però che Juric a sorpresa ha mandato in campo non la formazione che aveva vinto contro l’Inter, pur senza Burdisso squalificato e Beghetto fuori per il rientro di Laxalt.
Juric avrà avuto i suoi buoni motivi per aver schierato Pinilla, Pandev e lasciare fuori Palladino, anche perché il termometro della squadra in Sicilia lo aveva lui e solamente lui. Non è una questione di nomi che hanno giocato dal primo minuto, bensì di strategia.
Squadra al “Barbera” non controllata dal punto caratteriale, questo era risaputo. Squadra che non deve fare il riscaldamento in stadi vuoti, anche questo era risaputo. Ma una squadra che da una domenica all’altra perda la bussola dei principi elementari della tattica, quest’ultimo passaggio non se lo aspettava nessuno, per di più in uno stadio con dentro solamente gli “immigrati” per dare un segno contro il razzismo. Poca la tifoseria rosanero, incazzata non solo per la retrocessione ma anche per la sceneggiata del closing con la Jena. Bastava poco, ossia non fare incazzare quelli di colore rossoblu che hanno continuato a seguire la squadra con amore e facendo sacrifici.
Ad ogni modo, vista dal “Barbera” o per televisione, non riuscire a fare due passaggi di fila contro l’attuale Palermo deve far riflettere tutta la rosa a disposizione di Juric. Non riuscire a fare il proprio gioco in casa e fuori deve invece far pensare il tecnico croato.
Era un match-point quello di ieri pomeriggio e il Vecchio Balordo ha pensato di regalare il primo tempo assieme al gol: Lamanna che voleva volare in mezzo all’aria, non solo sul gol ma anche in precedenza, è stata la più eclatante novità siciliana.
Juric dopo 20’ levava Cataldi che subiva da un giovanotto (Ruggiero), nato nel febbraio del 2000. Ha messo dentro Palladino per l’ex laziale, anche se è un peccato che non abbia pensato di tornare a domenica scorsa facendo entrare Palladino per Pinilla. La sostituzione di Cataldi, rischiosa malgrado la partita fosse al sapore di camomilla, alla luce anche di un Rigoni già ammonito, ha portato piccola verve sulla corsia di sinistra.
Pinilla oggi in croce per aver giocato dopo 5 giornate di squalifica non è entrato mai in partita, ma oltre il cileno dietro la lavagna ci finisce tutta la squadra. Pe Pinilla il più grande errore è stato trovarsi sempre in fuorigioco vanificando tutti i cross dalla trequarti. Altra immagine della gara che non ti aspetti: Gentiletti capitano a sorpresa che sbaglia i primi due appoggi della sfida.
A proposito di calci di punizione diretti e indiretti: è possibile che il Genoa non se ne procuri uno dal limite neppure contro il Palermo? È possibile che non finalizzi un corner contro nessuna avversaria?
Un Genoa così, senza gioco, sicuramente non era stato preparato dal tecnico rossoblu. Si sono visti tanti cross che non sono serviti a nulla contro una squadra che aveva subito 74 reti e più dell’80% su azioni rasoterra. La difesa del Palermo è fatta di calciatori imponenti e di poco stile, spesso durante la stagione finito in braghe di tela negli uno contro uno.
Non si può dire che il Genoa a Palermo abbia raccolto ciò che ha seminato considerato quello che si è visto anche in altre gare. Non si può neppure dire che il viaggio in Sicilia fosse nato come un viaggio disgraziato arrivando dalla vittoria contro l’Inter: lo hanno testimoniato anche gli scatti social pervenuti dalla Trinacria per tutta la settimana.
Al “Barbera” ogni nodo è venuto al pettine, non tanto per società e tecnico quanto piuttosto per i calciatori, tant’è vero che lo sdegno per la loro prestazione – peggiore di quella di Pescara dove gli adriatici per lo meno erano all’ultima spiaggia – impedisce di prendere qualsivoglia tipo di considerazione a favore dei rossoblu.
Il vecchio Balordo sbaglia le partite per incompetenza tecnica, mancanza di malizia e di coraggio. In altre parole, un disastro, e il calcio superficiale di alcuni calciatori rosso blu ha quel che si merita.
Palladino ha detto che i calciatori devono farsi un esame di coscienza , serve a poco se non si vergogneranno di essere gli unici al mondo aver perso una partita senza neanche un tiro in porta degli avversari. Onestamente, dire che vogliono salvarsi alla 36° giornata a che cosa serve?
Adesso è tempo di dire basta al fare calcoli. Se vuole salvarsi, il Genoa deve vincere assolutamente contro il Torino. A voler vedere il bicchiere mezzo pieno, dopo il risultato della Roma contro la Juve e quello del Cagliari contro L’Empoli (si ringrazi in particolare il portiere Rafael che ha parato un rigore ai toscani, altrimenti a pari punti col Genoa), potrebbe bastare un pareggio.
Preziosi non vuole retrocedere e farebbe un bagno di sangue come ha già spiegato nell’ultima conferenza stampa. Da uomo di calcio, con pregi e difetti, avrà capito che questa squadra con troppi scarseggi caratteriali dà il massimo nel Tempio quando è pieno e rumoreggia. Perciò domenica prossima Presidente occorrono biglietti ultra popolari per avvalorare la tesi che lei vuole mantenere la categoria.
Riempire il “Ferraris” è rimasta una delle poche possibilità di salvare il Vecchio Balordo dalla caduta all’Inferno, che nessuno eventualmente saprà mai spiegare e che, magari, ciascuno spiegherà a modo suo, non solo tra la tifoseria. Tutti assieme appassionatamente a salvare il Genoa, non solo domenica prossima, iniziando già da ieri sera, facendo gruppo non solo sugli spalti come fatto a Palermo dai duecento tifosi rossoblu ma anche in campo e in seno ad una società martoriata dai gossip e dalle malignità.