Sabato il Papa Day a Genova, ieri il Totti Day a Roma ma anche il Pellegri “cucciolo day”. Non si può che iniziare dall’ultima considerazione per raccontare Roma-Genoa e il finale del campionato di Juric e i suoi ragazzi, grazie anche al lavoro di tutta la redazione di Buoncalcioatutti che ieri sera ha raccontato in modo preciso, semplice e puntuale ciò che è avvenuto, non soltanto all’Olimpico di Roma.
Pellegri dovrà essere l’alfiere di una rabbiosa rinascita genoana nel prossimo campionato. Come lui, il prossimo campionato, tutti coloro che indosseranno la maglia a quarti rossoblu dovranno essere sinceri, non mentire, non ingannare, non tradire, essere generosi, altruisti e avere fiducia nel lavoro. Tutti i genoani che nella prossima stagione guarderanno negli occhi i calciatori non dovranno dubitare che abbiano un’anima.
Pellegri è un predestinato cresciuto da papà a pane, Genoa e pallone. Non si perderà per strada perché sarà seguito nell’ombra dal papà che ha visto nella sua storia genoana tanti mini campioni perdersi . Marco Pellegri sarà come Finardi nella canzone “Mio cucciolo d’uomo”:
“…mio cucciolo d’uomo, così simile a me di quello che sono. Vorrei dare a te solo le cose migliori e tutto quello che ho imparato dai miei errori, dai timori che ho dentro di me. Ma c’è una cosa sola che ti vorrei insegnare: far crescere i tuoi sogni e riuscire a realizzarli, anche se certe volte non si può proprio evitare: se diventano incubi li deve sapere affrontare…”
E da queste prime righe dedicate a Pietro Pellegri – anche con un po’ di rabbia dopo aver visto le prime pagine dedicate a Kean, anno 2000 della Juventus, per il suo primo gol in bianconero – emerge tutta la contentezza in questo maldestro campionato del Vecchio Balordo, che ha lasciato il segno con il miglior portiere para rigori (Lamanna) e il gol del più giovane.
La partita con la Roma, una gara che il Genoa non vinceva dal 1990 e pronosticata con un risultato scontato, con un Genoa già in vacanza per molti e una Roma caricata a pallettoni che voleva chiudere subito la gara per regalare una lunga passerella a Totti, ha deluso tutti quelli del “no” per partito preso. Juric ha incartato tatticamente la Roma di Spalletti; Pilati e gli altri dello staff atletico la hanno travolta sul piano fisico e atletico.
Bella la partita con buon gioco da ambo le parti, aggredendo gli avversari piuttosto che subirlo. I giallorossi messi sotto sul piano fisico-atletico hanno ballato con il Grifo. Vecchio Nalordo mai domo che ha dimostrato che sono tutti sono leoni con la testa sgombra, ma anche che tutto quello che non si è visto della rosa rossoblu non era in toto da buttare. Senza paura e senza l’allontanamento di Juric dopo Pescara, con i tanti punti di vantaggio, sarebbero state sfruttate meglio la qualità e l’esperienza in rosa, troppe volte accantonata in preda alla paura.
Peccato più che altro che all’Olimpico di Roma si siano ripetuti errori difensivi che hanno fatto maturare i gol dei giallorossi. Sul primo gol è stato Laxalt, che non doveva essere lì, a sbagliare la diagonale contro Dzeko, Davide e Golia fisicamente. Il secondo e terzo gol invece sono stati una fotocopia dei gol passati con almeno tre palleggi avversari prima di finalizzare dentro l’area di rigore rossoblu. Prima di finire è dispiaciuta l’euforia di Perotti al gol ma si può giustificare: gol al 90’ Champions diretta. Non a caso, al termine della sfida, sono arrivate anche le scuse del Monito.
Se il primo capitolo è stato dedicato al cucciolo, non si può che finire con l’ultimo dedicato al Pupone. Un ultimo atto da lacrime, dopo il quale vedremo, magari già oggi, se continuerà ad alimentare il suo amore per il calcio.
Sono 307 i gol realizzati dal Totti. Molti sono i calciatori che hanno giocato l’ultima giornata di campionato e che ancora non erano nati quando Totti esordì nel marzo del ’93. Totti entrerà nella storia del calcio non tanto per i gol ma per aver vissuto da eroe del pallone (ne mancano nel calcio attuale) in sintonia con il suo popolo.
A Roma Totti per i romanisti è come il Colosseo per i turisti. Tutti lo ricorderanno per i gol ma è stato anche un generoso con opere di beneficienza a favore di ospedali e altre strutture di infanzia e per vecchi.
La storia del calcio continua partendo dalla doppietta del Pupone, il più vecchio calciatore di serie A, 39 anni e 7 mesi, e arrivando a quella del Cucciolo, il più giovane (16 anni e due mesi): tutto ciò per continuare a pensare e sperare nel calcio, che resta il più bel gioco del mondo.