Il Genoa, ad oggi, è cantiere aperto in attesa di sbloccarsi: prima il futuro della società, poi la pianificazione della prossima stagione. Alla luce anche di quanto detto questa mattina nell’editoriale (clicca qui per leggerlo) e di quanto di buono fatto dall’intero settore giovanile rossoblu, ancora in corsa per lo scudetto con l’Under 16 e uscito con grande orgoglio dai playoff per accedere alle Final Eight del campionato Primavera, il tutto con l’Under 17 “scippata” dell’accesso alle fasi finali contro il Torino, sarebbe auspicabile – e da molti infatti è auspicata – una stagione all’insegna del rinnovamento verso la gioventù. E se non eventualmente non v fosse, nell’immediato, un rinnovamento societario, la sensazione è che potrebbe esserlo in termini di formazione e rosa a disposizione. Perché infatti non concentrarsi sui giovani, magari proprio su quelli cresciuti nel settore giovanile rossoblu?
Pellegri su tutti, il Genoa ha a disposizione tanti prospetti di valore, da Beghetto a Biraschi passando per Morosini, tutti con un contratto sino al 2021 e con le speranze di chi ha tutto da dimostrare. Tra loro anche Simeone, uno che grazie ai suoi 13 gol stagionali ha già fatto parlare molto di sè – in positivo – tanto da avere numeri invidiabili per un centravanti della sua età. Come rileva anche il CIES Football Observatory, la media presenze per un attaccante 21enne che giochi in uno dei cinque maggiori campionati europei è di 69 comparse. Il Cholito è già a 92 e il suo +23 è dovuto anche al buon numero di partite giocate da titolare nei campionati argentini, partite che gli hanno permesso di approdare in Europa con un buon ruolino di marcia. Per altro, contando anche su questi dati e su molti altri, oltre che sulla base contrattuale di partenza, lo stesso CIES ne valuta il cartellino intorno ai 20,4 milioni di euro.
Puntare sui giovani è sempre un terno al lotto, tuttavia può dare soddisfazioni e appagare dal punto vista tecnico. Come ci ha raccontato il tecnico Luca Chiappino, in gran parte la sua Under 17 è composta da ragazzi liguri e, cosa che non guasta mai, genoani. Non è aspetto da sottovalutare. Ma tornando ai numeri, il Genoa, che perdendo Burdisso riduce già in parte l’età media della rosa, parte da una base di partenza, in media, di poco più di 27 anni. Oltretutto – e qui ironicamente la colpa va “addossata” all’anagrafe per calciatori come Perin, Cofie o Lamanna – il Genoa ha una percentuale molto bassa per quanto riguarda i minuti giocati negli ultimi tre anni da parte di giocatori tra 15 e 21 anni cresciuti nel vivaio rossoblu. Del minutaggio complessivo della prima squadra, solo il 5,5% è ricoperto da calciatori Under 21. In particolare modo, è presumibile che la statistica faccia riferimento a giocatori come Pellegri, Mandragora, Panico, tra quelli che hanno potuto esordire sotto gli occhi di Gasperini e Juric. In almeno due casi dei tre appena elencati si parla di giocatori che, tra Mondiale Under 20 fresco di semifinale e gol all’esordio da titolari, sembrano destinati a rappresentare il futuro del Genoa.
Per completezza d’informazione e per volontà di mettere in evidenza la difficoltà di tutto il sistema calcio italiano di valorizzare il suo patrimonio di talenti gettandoli nella mischia, in Italia la migliore squadra per percentuale di utilizzo dei suoi giovani è il Milan, che non va però oltre il 25%, percentuale che gli vale il diciassettesimo posto in Europa. Seguono Atalanta (24° con il 22%), Fiorentina (39° con il 15,3%), Empoli (40° con il 14,6%) e Cagliari (49° con il 12,2%). Sotto la soglia del 5% finiscono invece Juventus (75° con il 5,3%), Inter (80° con il 2,2%), Chievo (2,2%) e, appaiate con zero punti percentuali, Crotone e Pescara. Numeri che fanno riflettere nella speranza di segnare il passo per un futuro a tinte nostrane, senza dimenticare che quello in Russia – e quello ancora successivo – restano Mondiali ancora da conquistare.