Il Genoa ai Genoani. Perché no? Anche Preziosi non si opporrebbe. Importante capire la differenza che ci sarebbe tra una proposta inerente i colori rossoblu e l’azionariato popolare in stile Barcellona o Real Madrid, con cui è anche solo improbabile mettere in piedi un paragone (clicca qui per saperne di più), nonché capire fino in fondo la grossa differenza che intercorre tra azionariato popolare e azionariato diffuso. Nessun paragone si potrà poi fare con realtà come quella del Bayern di Monaco, dove i piccoli soci sono affiancati da colossi come Allianz, Adidas e Audi.
In tempi non sospetti, alcuni mesi fa, scrivemmo che “i top club europei ricevono spesso sovvenzioni anche da privati, che essi siano soci o enti esterni, come gli sponsor. A livello di soci la statistica non è più stata aggiornata dal 2013, ma il club con più azionisti “popolari” al mondo rimane il Barcellona (223mila circa). A seguire Benfica, Manchester United e Bayern Monaco, che non scendono sotto i 150mila“.
L’azionariato popolare targato 2017 ricopierebbe comunque una dimensione che si era già vissuta negli anni ’70. Pippo Spagnolo ne fu l’artefice e fu portato avanti dall’avvocato Meneghini: gli azionisti di maggioranza erano Berrino e il subentrante Fossati. Fu in parte anche un successo, ma la quota dei grandi azionisti (circa il 90%, ndr) si vendette Turone per la cronica carenza di fondi. Tutto finì intorno agli anni ’90 quando Fossati, risalito in serie A, aumentò le quote dei capitali sociali da 2500 lire a 25mila lire ad azione, mossa che mise in crisi l’Aspag (Associazione Piccoli Azionisti Genoa, ndr), la quale comprese come ingresso nel Consiglio di Amministrazione di suoi rappresentanti fu come una vittoria di Pirro.
L’attuale azionariato popolare, fondato su alcuni investitori stabili, banche e imprenditori locali capaci di soppesare i rischi economici di un azionariato popolare puro – meglio ricordare nuovamente che non si tratterebbe di azionariato diffuso – potrebbe essere credibile. Nel dettaglio, i proponenti del progetto vorrebbero prevedere un aumento di capitale riservato all’azionariato diffuso per raccogliere le risorse pronte a ridurre il debito e dopo la ricapitalizzazione prendersi il 60% della società. A quel punto Preziosi, pur rimanendo col 40% (quota che sarebbe rilevata dai nuovi azionisti nella seconda parte del progetto, ndr), avrebbe un ruolo di rappresentanza in FIGC e nella Lega calcio.
Come in Spagna, per i nuovi azionisti popolari il presidente dovrebbe essere eletto a suffragio universale. Il Consiglio di amministrazione del club dovrebbe garantire il 15% delle spese della società, cifra stabilita in base ad un budget preventivo presentato prima dell’inizio della stagione calcistica. Stagione che, in Italia come in Spagna, inizia il primo di luglio. In Spagna, ad esempio per Barcellona e Real Madrid, dal 2013 la giunta del club deve dare la garanzia di mantenimento del patrimonio della società.
I soci del Barcellona sono 223mila e i ricavati dall’azionariato popolare incidono sul bilancio per un ammontare intorno ai 19/20 milioni di euro. Con tariffe che vanno annualmente dagli zero anni all’uno per 42 euro d’investimento, a salire ad 88 euro fino ai 15 anni, 177 euro per tutti gli altri con sconto per gli ultra sessantenni, se sono soci da almeno 40 anni.
Se Enrico Preziosi si sia prima interessato al progetto di azionariato popolare e dopo abbia fatto marcia indietro ritenendolo velleitario, bisognerebbe chiederlo allo stesso Joker e capire eventualmente i diversi perché. Senza averlo interpellato, è quasi inutile girare intorno all’ipotesi dell’azionariato 2017 a favore del Vecchio Balordo.
Se qualcuno annunciasse qual è lo studio legale importante che dovrebbe farsi carico del modello di tenuta di governo dell’azionariato del Genoa (che è bene ricordare essere una società per azioni, ndr), aggiungendo i nomi degli imprenditori – non dei diecimila presunti nuovi azionisti – che desiderino dare nuova linfa al Grifone, potrebbe avere ragione su tutti anche nel futuro. Attualmente i tempi sono però stretti: fra una settimana inizia il calciomercato e bisogna presentare le carte per iscriversi al prossimo campionato. Peraltro l’iscrizione, come noto, prevederà quest’anno ed il prossimo norme assai stringenti, ancora più stringenti di quelle che potrebbero interessare alla UEFA laddove si richieda la licenza.
L’idea è buona, anche per fare la conta e vedere eventualmente tradotto in realtà il fatto che il Genoa non ha padroni: perché il Genoa è dei Genoani.