“Noi c’eravamo fin dal primo ritiro assieme a migliaia di Genoani. C’erano Guidolin, Lavezzi, Abbiati, un Milito ancora “sconosciuto”. Non dimentichiamoci il terreno di gioco di Kampl ancora col fiume che gli scorreva vicino: da quell’anno abbiamo saltato un solo ritiro. Ricordiamo ancora le invasioni nei ristoranti, i market che si svuotavano in un giorno, il silenzio surreale nei bar la sera della sentenza che ci mandò in Serie C“. Ce lo raccontano dopo cena, nella hall dell’Happy Stubai, Gianluigi Consalvi, amico del nostro sito e nostro inserzionista, assieme con moglie e figlia.
Si parla tutti assieme davanti a una birra di genoanità, di cosa fosse significato attendere notti intere (“spendemmo di telefono 800 euro perché ancora non c’era il roaming” ci raccontano sorridendo) per sapere che destino sarebbe stato quello del Genoa appena promosso in Serie A. Era il 27 luglio del 2005. Si parla anche di quanto proprio da Neustift fosse partita la risalita del Vecchio Balordo verso la massima serie. Oggi fortunatamente si discute tranquillamente di mercato e di una stagione che dovrà segnare il riscatto dopo le delusioni della passata stagione. Ma il Genoa scolpisce sempre pagine indelebili, anche lontano dalla Liguria, dove il seguito è viscerale esattamente come sotto la Lanterna.