VAR, l’occhio vigile di chi dovrebbe amare il calcio volendo tirare fuori il meglio. Non importa come e con quale parte del corpo, considerato che non interessa il lavoro dei media e addetti ai lavori. Riflettere per FIGC e Lega calcio è considerevolmente laborioso e preferiscono essere giudicate senza spiegare.
Gli arbitri a Sportilia tra la pace dell’Appenino tosco-emiliano hanno finito il loro ritiro pre-campionato 2017/2018. Ai 22 arbitri che dirigeranno in Serie A si sono aggiunti, per la prima volta nei raduni della Can A, anche quelli che saranno designati per la Serie B. Questi ultimi insieme ai colleghi della Can A saranno designati per il VAR (meglio specificare: è maschile la Video Assistant Referee). Spariti gli addizionali alle spalle delle porte, verranno riciclati dietro i monitor. Si tratta di un problema politico del Presidente Nicchi: rimborsi spese dopo l’ultima elezione a Presidente dell’A.I.A.
Ritiro passato più davanti al simulatore che sul campo. A Sportilia è stata ricreata una prestazione uguale a quella che verrà allestita e provata negli stadi, un po’ come accaduto ieri sera al Ferraris con il mini torneo tra le squadre Primavera di Genoa, Samp ed Entella.
Per imparare il mestiere di vigilanti sulla partita, a Sportilia gli arbitri hanno lavorato con 60 partite selezionate online che sono passate sui monitor. Non trapelerà mai, ma che tutto sia andato alla perfezione, come già successo nell’utilizzo del VAR nelle più recenti competizioni internazionali, è da verificare.
Non per questioni di casta, ma anche per il VAR si ha l’impressione, come per la moviola, che non si potrà mai riprodurre o vivisezionare una gara. Un buon arbitro deve utilizzare tutti i sensi: “annusare i calciatori, sentirli parlare, vedere le loro smorfie, percepire cose che nei replay si alterano”. Lo disse Agnolin nel 1967 a Sassi e Vitaletti, gli inventori della moviola.
Dopo aver arbitrato 25 anni per una migliore applicazione del VAR bisogna ripulire due regole fondamentali: fuorigioco e fallo di mano. Renderle chiare e comprensibili a tutti, dagli arbitri ai giocatori arrivando sino agli spettatori. Ancora adesso dopo tanti anni quando l’assistente alza la bandierina durante un fuorigioco è in ritardo: la bandierina si deve alzare quando il calciatore in offside gioca il pallone anche dopo aver fatto un scatto di 30 metri inutilmente.
L’impressione dopo aver seguito le varie esercitazioni sul VAR, in particolare il Campionato degli azzurrini penalizzati in Corea, è che creerà molte polemiche come ai tempi della prima moviola, diventata la massima frustrazione del dopo partita dal momento che le immagini davanti alle tv vengono alimentate da molti professionisti della caciara pronti ad analizzare episodi lanciando accuse e ingigantendo sospetti.
Scappa quasi da ridere quando l’IFAB ipotizza l’intervento dell’occhio tecnico per valutare un fuorigioco. Come farà il VAR a fare dei distinguo in pochi secondi sul portiere che vede partire il pallone perché è alto, sul naso più lungo dell’attaccante, sull’interferenza sì oppure no? Meglio semplificare tutto e tornare a un fuorigioco degli anni Novanta. Il calcio attuale non è più bello: manca creatività e lo si valuta troppo con il centimetro.
Stesso metro di giudizio sul fallo di mano. Regola snaturata: il fallo di mano si è quasi legalizzato da quando il calcio si gioca con i piedi. Troppe le interpretazioni e tante le distinzioni da parte dei direttori di gara sulla volontarietà del tocco. Il VAR potrà intervenire solo su episodi chiari, non oggetto di interpretazione; in altre parole su azioni decisive di una partita, quindi gol, rigori, scambi di persona e espulsioni. Tutto il resto è fuori. Il VAR sarà gestito dagli arbitri con l’aiuto di specialisti qualificati, gli stessi che hanno valutato fino a ieri l’Occhio di Falco. Non potrà mai essere un tesserato della FIGC (calciatore o allenatore) a chiedere l’utilizzo del VAR.
E come funziona dal vivo il Var? Ieri sera ci siamo presentati come addetti ai lavori al Ferraris per capirlo, ma non ci è stata data la possibilità di visionare il meccanismo dato che non siamo stati fatti entrare. Il test VAR genovese non era per il pubblico e neanche per gli addetti ai lavori che fra 17 giorni dovranno però spiegarlo ai tifosi: è sembrato ridicolo. Dentro una cinquantina di persone tra Samp, Genoa e Entella. Solo pochi interessati per motivi di lavoro all’esperimento, malgrado poi da visionare in linea generale ci sia stato ben poco. Il VAR è rimasto infatti nascosto, forse per prevenire l’insorgere di polemiche prima ancora che scocchino le 20,45 del prossimo 19 agosto.
Per spiegare come funzionerà il Var, maschile, riprendiamo allora le parole datate ma confermate nell’ultimo ritiro dei direttori di gara dal Capo per l’Italia, l’ex arbitro Rosetti, scappato dall’Italia a fine carriera perché non promosso designatore in serie A, fuggito in Russia a fare il designatore, infine rientrato dalla finestra grazie al VAR. “Due arbitri visionano le riprese tv. In alto c’è la diretta e sotto un monitor dove ripassa la stessa immagine con un ritardo di tre secondi. Quando accade qualcosa di sospetto, il Var può rivedere subito l’azione, poi se il dubbio resta chiede all’operatore di trovare le 4 migliori inquadrature per valutare il caso. Poi ne resta una: se il responso è diverso rispetto a quello del campo, scatta l’avviso“. E nel frattempo chi sta arbitrando deve continuare come se nulla fosse? “Se c’è un episodio dubbio la cosa migliore da fare è fermare il gioco per evitare guai“.
Tornare indietro è impossibile, ma è lecito domandarsi se la tecnologia in aiuto agli arbitri diverrà una realtà positiva. La sperimentazione sembra essere servita a poco per migliorare e trovare il giusto equilibrio. Il VAR non sostituirà ad ogni modo chi scende in campo. “Solo gli episodi chiari e decisivi per le sorti di un match devono entrare nel raggio d’azione della moviola”.
Continueranno le polemiche tra Nord e Sud per le big? Certamente continueranno sulla falsa riga delle modalità che regolavano la moviola, che anche sulla carta il giorno successivo, dopo aver visto e rivisto gli episodi, partoriva interpretazioni differenti a seconda del campanile e non del regolamento del gioco del calcio, non applicato in modo uniforme.
Aiuto tecnologico tutto da interpretare dunque, più alla luce delle parole che dei fatti. Ma l’arbitro in campo rimarrà ancora al centro del villaggio e delle discussioni.