Si percepisce una cadenza quasi genovese, acquisita ma estremamente naturale, nella voce di Rubens Fernando Moedim, in arte Rubinho, quando lo contattiamo in serata telefonicamente. Viene quasi difficile dargli anche del “tu” essendo uno degli ex che hanno lasciato una firma indelebile nella storia recente rossoblu: dalla sua parata decisiva nel Genoa-Napoli che avrebbe regalato la promozione a braccetto al contributo in prima persona, guantoni alla mano, nel ritorno del Grifone in Europa nel 2008/2009. Doppio ex della sfida che andrà in scena domani al “Ferraris”, gara d’esordio per il Genoa di fronte al proprio pubblico, Rubinho ha vissuto da vicino quattro sfide tra bianconeri e rossoblu nel massimo campionato, oltre al doppio scontro avvenuto in Serie B. Abbiamo voluto chiedergli cosa significhi per Genova questa sfida: lo ha fatto sulla scia di qualche ricordo indelebile, di qualche particolare rimasto impresso nella mente. Qualche dettaglio che a Genova sembra non scolorire mai.
Partiamo da lontano, Rubinho. È il primo dicembre 2006 e in Serie B il Genoa fa gli onori di casa alla Juventus. Segnerà Juric. Che ricordi ha di quella partita?
È una partita veramente sentita e importante. Mi ricordo della tangenziale, della strada dall’albergo allo stadio: avevamo preso un traffico incredibile. Mi ricordo lo stadio strapieno e un’atmosfera veramente stupenda. Storicamente è sempre una partita bella, in cui si gioca e si segna. Credo che sarà sempre così essendo una partita sempre bella da giocare.
Qualche curiosità da altri scontri diretti tra Genoa e Juventus, magari da quel fatidico 3-2 all’ultimo minuto di Palladino, nel 2009?
Mi ricordo che è stata una partita veramente bella, perché se non ricordo male abbiamo fatto uno zero, poi loro uno a uno, poi ancora due a uno e nuovamente pareggio. Mi ricordo del tiro di Iaquinta che stavo per parare, ma poi Ferrari lo deviò e andò in rete. Anche lì fu una partita con grandi emozioni.
Venendo al presente: ne è uscito da poco, ma questo Genoa dove può arrivare secondo lei?
Penso che questa stagione per forza dovrà essere diversa dall’anno scorso, quando è stata rose e fiori fino a dicembre, dopo è stato un terrore. Credo che se si è imparato dagli errori dell’anno scorso, credo che Juric e tutto il suo staff ne faranno tesoro. A quel punto sarà una stagione con grandi soddisfazioni per il Genoa.
Secondo te, anche alla luce del calciomercato e delle prime uscite ufficiali, cosa può essere cambiato in questa Juventus? Pregi e difetti?
Il calcio è bello proprio per questo: perché non sempre la più forte o la più grande vince. È accaduto poco tempo fa in Supercoppa con la sconfitta subita per mano della Lazio. Ugualmente è accaduto nell’ultima, strana finale di Champions, poi persa. Nel calcio penso che sia normale il vincere e il perdere: non è per questo che si giudica se una squadra sta bene o male. Se dobbiamo vedere tutti gli ultimi anni della Juventus non c’è niente da dire e già nell’ultima gara col Cagliari si è fatto vedere che le sconfitte in amichevole o in Supercoppa sono state solamente un caso. Continuo a credere che la Juventus resti la più forte in Italia e che lo resterà per altri anni.
Un’ultima domanda. Hai conosciuto Perin da vicino la scorsa stagione, malgrado l’infortunio. Che capitano sarà per la squadra rossoblu un portiere cresciuto a pane e Genoa?
Sarà un bel segnale per tutti. Un segnale che il Genoa valorizza i suoi giovani, chi ha prodotto in casa propria e chi si merita di poter mettere una fascia al braccio. Sarà soprattutto un buon segnale per lo stesso Perin: gli ultimi due anni ha avuto sempre brutti infortuni ma avere la fascia di capitano è un segno che tutti sono tornati a puntare su di lui.