Non esistono mai partite identiche, uguali l’una all’altra: tuttavia possono esistere dati da confrontare. Questo è quello che cercheremo di fare di settimana in settimana col Genoa, senza trarre conclusioni affrettate che non siano frutto di ciò che il campo ha fatto vedere. A due giornate dall’inizio della stagione, le partite da confrontare sono esclusivamente la trasferta col Sassuolo e la sfida casalinga contro la campionessa d’Italia Juventus. Preso atto delle differenze notevoli tra la caratura dei neroverdi e quella dei bianconeri, il Genoa ha mantenuto l’assetto tattico di Reggio Emilia anche nella prima uscita stagionale al “Ferraris”: stessi interpreti e stessa idea di gioco. Con qualche differenza.
In primo luogo aumenta il possesso palla da parte della formazione rossoblu, dai 20′ 22” della partita col Sassuolo ai 28′ 33” della partita con la Juventus. Juric aveva in effetti chiesto in conferenza stampa che la sua squadra palleggiasse con ancora maggiore qualità, quasi con eleganza, soprattutto alla luce della forza dell’avversario. Così sembra essere stato, con il Genoa che si è palesato ancora una volta come molto concentrato e “in partita” alla ripresa del gioco dopo i primi 45 minuti: nel primo quarto d’ora della ripresa infatti la squadra di Juric vanta quasi il doppio di possesso pallone (6’40”) rispetto alla Juventus (3′ 39”), così come sul finale di partita. Primo tempo invece in mano agli uomini di Allegri nel dato del possesso.
Ma cosa potrebbe essere cambiato ancora dal primo al secondo tempo? La Juventus anzitutto ha abbassato il proprio baricentro, aspettando il Genoa nella sua metà campo, chiedendo grande sacrificio in copertura a Cuadrado e Higuain e mantenendo alti Mandzukic e Dybala.
I rossoblu, dal canto loro, si sono allargati maggiormente per lavorare sugli esterni con costanza e creare problemi alla Juventus, che proprio in quelle zone di campo aveva avuto più grane. Non riuscendo a ostacolare la manovra bianconera, il Genoa non è riuscito a fermare, ad esempio, l’incursione di Cuadrado alle spalle della difesa. Quel che sembra certo che non portando 9/11 nella metà campo del Genoa, Allegri ha trovato una soluzione temporanea ai problemi che il Genoa gli stava creando: la difesa bianconera infatti ha palesato diversi problemi e difficoltà, specialmente con Rugani che ha perduto diversi duelli individuali sia con Galabinov (rigore concesso dal VAR, ndr) sia con Lapadula, almeno in due occasioni scappatogli alle spalle. Ad emergere dalla partita del “Ferraris” anche i dati relativi alla produzione di gioco sugli esterni, in parità col 38% delle offensive prodotte sia dalla parte di Lazovic che da quella di Laxalt. In effetti, né il lavoro difensivo di Alex Sandro né quello di Lichtsteiner hanno entusiasmato nel corso dei primi 60 minuti di partita.
Delle individualità rossoblu sarà utile parlare, ma sempre aiutandosi coi numeri forniti dalla Lega Serie A (clicca qui per leggere l’intero report su Genoa-Juventus). Perché vero che la prestazione di Bertolacci, in alcune fasi della partita, ha lasciato qualche perplessità (poca inventiva col pallone tra i piedi e tanti palloni persi dal centrocampista rossoblu, per la precisione 8, ndr), ma è pur vero che è stato il migliore della formazione di Juric nel strappare la sfera ai bianconeri (6, ndr) e il secondo per chilometri percorsi assieme al compagno di reparto Veloso. In questo senso non è casuale che siano più che raddoppiate le azioni da ripartenza del Genoa, passate dalle quattro archiviate a Sassuolo alle dieci di ieri al “Ferraris”. Contro una Juventus che schierava una mediana formata Pjanic e Khedira, non proprio gli ultimi arrivati.
Vera spina nel fianco della Juventus, almeno per un tempo, è stato poi Pandev. Il macedone ha conquistato una mezza dozzina di falli, uscendo spesso dalla sua posizione e facendosi punto di riferimento per l’impostazione dell’azione. Non a caso in molti hanno parlato della sua migliore prestazione da quando veste la maglia del Grifone.
Altra nota positiva, sintomo di crescita, quella di Taarabt: impreciso talvolta nei tempi di gioco e nei movimenti, oltre che nelle scelte di tirare e magari non servire i compagni che accorrevano, il calciatore marocchino ha saputo gestire al meglio il pallone senza mai regalarlo agli avversari. In questo senso, è il solo rossoblu a non aver perso palloni e l’unico giocatore tra quelli schierati dal primo minuto ad aver mantenuto questa lucidità in fase di costruzione del gioco (assieme al subentrato Bentancur, ndr). Si confermano invece nei numeri tanto Rossettini quanto Galabinov, che già in un editoriale della scorsa settimana avevamo preso in considerazione (clicca qui per saperne di più).
La pausa capita proprio a fagiolo, come si suol dire, perché Juric dovrà sì fare a meno di cinque potenziali titolari partiti con le nazionali, ma potrà continuare ad affinare – in attesa di un mediano che “liberi” e faciliti il lavoro di Bertolacci e Veloso – la sua idea di gioco. Che si conferma poi in linea di massima quella della passata stagione, con pressing e rapido recupero del pallone per poi ripartire immediatamente e colpire le difese avversarie. E se la ricerca sarà quella di un ulteriore miglioramento, allora si partirà da una base che, pur con qualche difetto, ha già strappato applausi.