Due sconfitte consecutive in casa all’inizio della stagione non faranno un record, ma certamente sette reti subite (di cui una propiziata dal VAR, ndr) segneranno il passo nella storia del Genoa in Serie A: quello di questa stagione è infatti il peggiore inizio di campionato, dal secondo Dopoguerra in poi, in termini di reti subite. Peggio, in questo campionato, sta facendo solamente il Verona, trafitto tre volte dal Napoli e cinque dalla Fiorentina.
In sole quattro occasioni il Genoa era partito subendo cinque gol in casa, solamente in una subendone sei: era la stagione 1953/54. Il Genoa, che chiuderà al 12° posto quel campionato, giocò le prime due gare casalinghe contro Juventus (1-3) e Bologna (3-3), subendo quindi tre reti per gara. Mai però, dalla rivoluzione del campionato a 20 squadre maturata dopo la Seconda Guerra Mondiale, ossia dalla stagione ’46/’47, aveva subito sette reti in casa nelle prime due partite casalinghe.
Gli avversari affrontati, per blasone e numeri, erano fin da principio superiori al Genoa e del contrario nessuno aveva fatto menzione. Pur vero tuttavia che storicamente alla superiorità degli avversari, in quasi due terzi delle gare giocate tra le mura di casa, il Grifone è sempre stato in grado di sopperire. Un po’ per il pubblico, un po’ per quella spinta che agevola l’applicazione e la concentrazione in campo. Come si diceva questa mattina nell’editoriale, giocare un tempo e regalare all’avversario la possibilità di trovare la via del gol non facilita di certo il compito della formazione rossoblu di conquistare punti pesanti in casa e giocarsela contro tutti passando da un’idea di gioco condivisa.
Specialmente quando di fronte a sé ci si trova la Lazio, ieri vincitrice nel risultato, nel possesso palla (48% contro 52%) e schiacciata dal Genoa solamente nell’ultima mezz’ora di partita.
Ci sarebbe poco da dire di una partita dove la Lazio per larga parte della gara è riuscita a portare 8/9 uomini nella metà campo rossoblu manovrando pericolosamente sui trenta metri con una manovra spesso avvolgente fatta di giocate a memoria e combinazioni di gioco tra centrocampisti e trequartisti. Non vi è stata mai continuità di gioco da parte del Genoa, per larghi tratti è mancato il pressing asfissiante talismano del gioco di Juric, che ancora una volta – ed è un dato che comincia ad essere emblematico – concede la zona centrale del campo (67% delle azioni di sfondamento della Lazio) per far manovrare offensivamente l’avversario, come testimonia anche l’immagine in alto a destra. Un’immagine che racconta come alla copertura sulle fasce, poco permeabili grazia al lavoro sporco di Rosi e Laxalt (Lulic e Basta sono diventati assai più pericolosi quando hanno stretto verso la zona centrale del campo), abbia fatto da contraltare una linea mediana che da due giornate a questa parte fa enorme fatica ad interdire.
Si contano sette lanci lunghi dalla difesa a cercare di tagliare fuori le due linee biancocelesti di difesa e centrocampo, ma come soluzione non ha mai funzionato. Si contano anche le occasioni da gol (5 rossoblu contro 15 biancocelesti) e il dato, non troppo confortante, di zero tiri in porta a impensierire Strakosha nell’arco del primo tempo (non si consideri la punizione di Veloso parata dal portiere avversario e comunque viziata da un fuorigioco, ndr). C’è ancora molto da fare per avviare la stagione su binari differenti.
LE NOTE POSITIVE – Si vuole vedere il bicchiere mezzo pieno? Sì, e lo si farà sperando che la gara col Chievo – fortunatamente a distanza ravvicinata – possa risollevare questi numeri e questi dati. Ecco perché abbiamo voluto mettere in evidenza alcuni dati.
Nel marasma generale di una sconfitta condizionata da un errore individuale, il miglior lavoro in fase di interdizione è stato fatto da Cofie, che ha recuperato cinque palloni e che in un paio di occasioni ha giocato d’anticipo su Milinkovic-Savic e Luis Alberto. Come sempre ha lottato in mezzo al campo mettendoci tutto se stesso e gli applausi di tutto lo stadio all’uscita dal campo sono testimonianza che il pubblico ha apprezzato la sua applicazione. La stagione passata Juric disse che Cofie dava tranquillità al reparto: era idicembre scorso e a dieci mesi di distanza, in mancanza di altre soluzioni, probabilmente è elemento da cui non si può prescindere in mediana. “Cofie prima della Juventus non aveva giocato neanche un minuto, ma tra campionato e Coppa mi ha fatto capire che posso avere fiducia in lui” disse il tecnico croato. Pur nell’assenza di risultati positivi e punti, Cofie può effettivamente essere un antidoto per il Genoa. Va inserito nel giusto modulo, coi giusti compiti: per senso del dovere non mancherà mai al Grifone.
Altra nota positiva quella relativa ai gol segnati, strettamente legata al capitolo Pellegri, che può sorridere per il suo terzo gol alle romane e per essere l’autore della doppietta “con meno primavere” nella storia della Serie A. “Positiva” perché il Genoa, su azione, non aveva segnato ancora nessun gol se si esclude l’autorete di Pjanic favorita da una discesa di Goran Pandev. Ieri ne sono arrivati due, il secondo piena messa in pratica dei dettami del tecnico, come ha spiegato lo stesso Pellegri nel dopo gara. Evidentemente non basta e serve fare punti, oltre che gol: nella speranza di un riscatto contro il Chievo, almeno si ha qualcosa da cui provare a ripartire.