Supermercato Genoa: tre le reti confezionate dai rossoblu alla Lazio. Outlet del gioco: per 30’ nel primo tempo. La differenza nel calcio non la fa il modulo, che per troppi allenatori è l’unico parametro su cui lavorare, ma il modo in cui i calciatori lo interpretano. I primi 30’ del Genoa contro la Lazio non sono stati compresi dai calciatori rossoblu.
Juric deve rendersi conto in questo momento, con i difensori che si ritrova, non può giocare a tre (sono lenti) e a quattro nel cuore del gioco. Può succedere solo alcune volte: in tanti altri casi è impossibile, come ieri sera al “Ferraris”. L’errore è un cuscino morbido, a modo e a verso, come può esserlo la verità, e il Vecchio Balordo, a meno che non risolva tutto il ritorno di Izzo, non può dormire sonni placidi.
Alla consegna delle formazioni, con fuori Lazovic e dentro Rosi, in molti si era pensato ad un cambio di modulo, un 4-2-3-1 mobile davanti e bloccato dietro sfruttando la forza e la fisicità dei tre difensori nel bloccare Immobile e le percussioni di Milinkovic-Savic e Luis Alberto. Subito tutto a rotoli perché davanti erano poco mobili e dietro soffrivano maledettamente in velocità ad uscire dall’area, in particolare per prendere Luis Alberto, che agiva da mediano, mezzala, trequartista. Uscivano Rossettini o Spolli e si apriva una voragine in cui gli inserimenti degli altri centrocampisti biancocelesti buttavano all’aria specialmente la fase difensiva, coi difensori rimasti che soffrivano i tagli di Immobile e gli inserimenti sulla corsie laterali di Lulic e Basta.
Trenta minuti di attacco a Fort Genoa sotto la Nord, con un Grifone immobile senza le piume al vento contro, il tutto con una Lazio al contrario dinamica e riversata nella metà campo genoana che ha lasciato senza parole e fischi i più di 18000 genoani accorsi al Ferraris.
Attenzione: pur dominando, per andare in gol la Lazio ha dovuto aspettare il supermercato Genoa. Punizione gratuita di Spolli battuta da Milinkovic dai 25 metri, Perin con una barriera di 10 persone davanti tra genoani e laziali vede il pallone quando supera la barriera, fa un miracolo attaccato al palo alla sua destra e sbaglia tentando di bloccare il pallone e di portarlo al petto invece di buttarlo in corner. La sfera gli scivola in avanti e come a Udine, in occasione del gol, tre giocatori laziali, come i friulani, davanti al Capitano a fare il tapin confermando un Grifone immobile. Il capitano rossoblu si guadagna ad ogni modo un’ampia sufficienza parando miracolosamente su Caicedo nel secondo tempo con un riflesso e un istinto notevoli che tengono in partita il Genoa.
Altri 15’ di patimento e Juric decideva di ritornare al passato, rimandando Centurion non solo in panchina, il fiore all’occhiello della campagna acquisti genoana. Entra Pellegri, il Genoa ritorna al 3-4-3 imparato dal 13 luglio scorso e qualcosa migliora. Il bomber genoano prima di fare gol aveva iniziato subito una lotta corpo a corpo e a muso duro con i difensori laziali, fino a quel momento mediani aggiunti alla manovra di Inzaghi. Non è causale l’ammonizione di De Vrij pochi minuti dopo il fischio d’inizio della ripresa propiziata da Pellegri, che atterrato farà ammonire il difensore olandese.
Nell’intervallo le domande erano due. La prima quale era la squadra che aveva giocato in Europa League giovedì sera tra Genoa e Lazio, considerato che i capitolini erano stati padroni non solo del gioco ma pure dei gol mancati e di tutti i secondi palloni. La seconda, se visto l’esiguo vantaggio laziale potesse essere scattata nel secondo tempo, sotto la Nord e dentro lo spogliatoio nell’intervallo, una scintilla che permettesse di portare un arrembaggio con la speranza che gli avversari fossero presi anche da stanchezza europea.
Il Genoa tutto cuore si riprendeva, Veloso tornava a fare il play, Laxalt a macinare sulla corsia di sinistra, Cofie anche se non preciso nell’impostazione era efficace nell’interdizione. Il sistema di gioco ibrido del Pirata dava segni di risveglio, Zukanovic il migliore di quelli che hanno debuttato si sganciava a si sovrapponeva e creava assist-gol per il baby Pellegri.
Lo speaker del Ferraris urlava “Pietro” tre volte e tutto il Ferraris rispondeva emozionato con il padre seduto in panchina il cognome “Pellegri”: un giovane, genoano dalla nascita, che salvava il Vecchio Balordo. Un’altra favola per la storia genoana.
Genoa sempre più coraggioso, Nord che ruggiva, Inzaghi che sbagliava facendo uscire De Vrij infortunato – e ammonito – e spostava Luca Leiva nei tre centrali difesa. E finalmente si vedeva un genoano veloce (Pellegri) contro un laziale lento. Operazione che abbassava Luis Alberto in mediana e alzava il baricentro del Genoa.
Operazione che Juric accettava come un segno del destino facendo un altro cambio, non capito, togliendo Cofie e buttando dentro Brlek. Il croato faceva fare un passo da gambero al Grifone. Non è a suo agio giocare da mediano, quando ha fatto perdere le notti a Preziosi e Donatelli non giocava in un centrocampo a due. Lo diventerà: anche Platini ci aveva messo un anno prima di far vedere di che pasta era fatto.
Brlek protagonista nel secondo Supermercato del gol: Perin non ritarda la ripresa del gioco con Spolli fuori per incidente, Genoa in 10 mal piazzato, il croato si fa saltare da Lukaku come un birillo confermando le poche doti da incontrista e Immobile fulmina Perin da due passi. Immobile fomentava la Sud invitandola al silenzio, il VAR non riscontrava nulla neanche per un’ammonizione. Incidente di Spolli che manda all’aria il cambio di Juric, come ad Udine quando si fece male Biraschi. Pronto ad entrare Omeonga già alle prese con la lavagna del Professor Corradi: dentro invece Gentiletti.
Ci pensa nuovamente Pellegri a far salire la pressione al Tempio con un gran gol da campione in scivolata, più bello di quello fatto alla Roma lo scorso anno all’esordio in serie A. Ferraris impazzito in tutti i settori Zukanovic dopo alcuni minuti buca la difesa avversaria ma Strakosha fa un miracolo. Poco dopo ci pensa Gentiletti a completare il Supermercato del gol rossoblu con un errore lapalissiano e mortale di transizione, col pallone servito in orizzontale davanti all’area genoana.
Ricci difficile da giudicare nel primo tempo. Nel secondo qualche taglio in più centralmente in profondità (servito una sola volta) e ritorno al passato pitagorico con marcamento tentato nei confronti di un mediano laziale. Esiste un castigo nella lunga storia delle pedate del Vecchio Balordo. La punizione si è messa all’opera quando tutti speravano di averla fatta franca.
Il Genoa perde, la Lazio è “tanta roba” come dice Juric e il Grifone, invece, troppo poco, soprattutto se gioca solamente 50′ a gara. Troppo poco, anche perché arriva un altro record per il Vecchio Balordo: la 17ma sconfitta nell’anno 2017.
Mercoledì arriva il Chievo: guai a illudersi che sia la squadra più vecchia del campionato.