Un miracolo non serve per il Vecchio Balordo perché Inter-Genoa è la partita dei paradossi. L’Inter terza in classifica con tredici punti, di cui gli ultimi quattro fatti in casa del Crotone e del Bologna, lascia perplessi i tifosi e gli esperti di calcio che non navigano in Lombardia. Oltre un po’ di fortuna, il Biscione striscia perché ha la miglior difesa del campionato grazie non tanto alla fase difensiva, ma al portiere Handanovic.
Il Genoa invece ha solamente 2 punti in classifica e al contrario ha fatto 5 gol, di cui 4 alle squadre più accreditate passate al Ferraris, ossia Juventus e Lazio. Degli undici gol realizzati dall’Inter nove sono di Icardi (6 più 3 rigori) e Perisic (3). Il Genoa 9 reti incassate e 5 fatte, solo una dal limite dell’area.
Perciò non servirebbe un miracolo se i ragazzi di Juric lasciassero a Pegli paure e titubanze e facessero una partita da Grifoni, e se magari qualcuno colloquiasse con il Mister dicendo che gli non gli piace o non si trova in quel determinato ruolo. La differenza nel calcio tante volte sta nel riuscire a entrare, da parte degli allenatori, nella situazione di comprendere i problemi dei propri calciatori: in questo senso la comunicazione diventa fondamentale.
Anzi, non occorre un miracolo se si seguirà tutto quello fatto dal primo giorno di ritiro: maggior sicurezza difensiva, doppia coppia sulle corsie laterali, ricerca di più uomini costantemente oltre la linea del pallone e, in particolare, lo scaglionamento offensivo su due linee, con pressing vòlto a rubare il pallone e ripartire. Insomma, linee generali di lavoro tecnico-tattico che si sono viste in parecchi allenamenti del croato, anche se a tutto questo lavoro, viste le ultime gare, gli allenatori sembrano aver trovato l’unica mossa del tuttofare a centrocampo (Luis Alberto e Castro, ndr) che si infila centralmente nella difesa genoana.
Juric avrà guardato e riguardato le ultime gare dei nerazzurri e avrà constatato che in entrambe le gare Spalletti ha patito il triangolo rovesciato a centrocampo di Crotone e Bologna.
Spalletti come Juric non ha trovato la quadratura del centrocampo ed entrambi sembrano avere gli stessi problemi, con le dovute differenze di calciatori. Che Borja Valero e Veloso siano il cervello della squadra è appurato. Giocano bene, hanno idee e piedi buoni, ma i compagni non sembrano seguirli e per l’Inter e il Genoa, quando ciò succede, diventano dolori, malgrado qualcuno continui a dire che sono lenti. Quando lo spagnolo e il portoghese devono impostare non hanno mai soluzioni di passaggio. In verticale, gli attaccanti centrali aspettano solo il pallone per tirare (più all’Inter con Icardi), il trequartista o presunto difficilmente va tra le linee e il mediano più vicino per un passaggio corto si fa trovare in ritardo. Senza contare che gli esterni rimanendo sempre larghi non invitano mai al passaggio.
Questi sono i veri problemi del Genoa e dell’Inter, che pagano i limiti di dinamismo di tutta la squadra e tirano poco in porta, specialmente da fuori area. Qualcuno riderà di quanto detto, ma sono fanfucole – scriverebbe Brera di un cronista – sbagliate?
Il Genoa cerca equilibrio in campo e per farlo ha bisogno di tutto e di tutti, anche di conoscere alla svelta le incognite societarie. Anche se in questo momento come lo scorso anno dispiace fare il cronista delle sue gare, ha in qualche modo ragione Juric quando in conferenza stampa annuncia, da tempo come un disco rotto, difetti strutturali e di assenze sperando di tamponare tutto con il tempo. Un tempo che nel campionato non è mai tanto per nessuno, figurarsi per l’allenatore.
Personalmente sono incline a credere ai miracoli, a quelli calcistici meno: tuttavia il Vecchio Balordo alla ex Scala del calcio può provarci ad uscire miracolato non avendo nulla da rimetterci, anche se ha 8 punti in meno rispetto allo scorso campionato
Capitolo Inter. Il fatto che la peggiore Inter della stagione sconfigga il Crotone e pareggi l’ultima con il Bologna ha portato i cronisti nazionali della pedata, specialmente sotto la Madonnina, a prendere spunti nascondendosi dietro un palo racchiudendo i risultati negativi nella considerazione che c’entrano poco con una squadra piena di top player o quasi.
“Diritto alla vittoria e al risultato attraverso la tenacia che un anno fa avrebbe probabilmente lasciato cadere nei piedi delle altre squadre“.
Il mercoledì non da Leoni degli uomini di Spalletti contro il Bologna ha fatto scattare campanelli d’allarme, anche se il tecnico ex Roma e Zenit gode di molto credito calcistico-giornalistico. Di un Biscione che parte bene se ne ricordano tutti e l’ultimo è stato quello di Mancini. Gli esperti dicevano che non “sarebbe durato” e avevano ragione perché nel girone di ritorno i nerazzurri, psicologicamente fragili dopo un girone di andata da leccarsi i baffi, erano diventati una sbrisolona calcistica.
Questi ultimi risultati, arrivati non tanto attraverso ma attraverso il deretano, rendono piuttosto tutti concordi nel dire che l’Inter, grazie al lavoro psicologico di Spalletti, non si arrenderà mai. Contro il Crotone e il Bologna, l’Inter è stata però salvata dal solito Handanovic, il quale coi suoi interventi quasi miracolosi ha evitato la brutta figura.
Tutti alla ricerca delle motivazioni di queste più che scarse prestazioni: motivazioni, errori tecnici e tattici, difetti del passato, narcisismo incorporato nei vecchi rimasti. Basta vedere Icardi a pieno regime di gol grazie al VAR che cambia colore di capelli ogni giorno. Operazione che non succede in nessuna grande squadra d’Europa.
Il triangolo di centrocampo interista con Gagliardini e Borja Valero non ha funzionato contro il Crotone domenica scorsa e ancor di più contro il Bologna con Vecino al posto dell’ex atalantino. Il triangolo rovesciato di Donadoni e il 4-4-2 stretto di Nicola hanno messo in crisi Spalletti. Quando durante il calciomercato il filosofo di Certaldo chiedeva Nainggolan o Vidal vedeva già lungo sul proprio centrocampo. Tutti gli attuali centrocampisti difficilmente riescono rubare pallone e ripartire tra le linee con grinta.
Tutte squadre bloccate contro il Biscione e Spalletti in braghe di tela contro Nicola e Donadoni, ma pure contro la Roma di Di Francesco, con la quale ha vinto dopo essere stata presa a pallonate, di fatto illudendo molti.
L’inter ha fatto 13 punti in 5 gare giocando male: se Spalletti, così come Juric, riuscirà a registrare il centrocampo dovrebbe avere il cammino in discesa. L’Inter gioca con il 4-2-3-1 ma per vincere e sparigliare la partita con i pitagorici, con un gol occasionale in mischia di Skriniar, e trovare il pareggio con il Bologna ha dovuto ricorrere al 4-4-2 senza fare miracoli di gioco, solo corner, aiutata dal logorìo fisico degli avversari all’attacco per settanta minuti.
Arbitrerà Guida di Torre Annunziata. Nato a Pompei nel 1981, è consulente finanziario. Arbitro dall’eta di 15 anni, quando esordisce, uno tra i più giovani, alla Can B nell’agosto del 2009. In serie A debutta nel 2010, internazionale dal 2013.
Sono 106 le gare nel curriculum della massima serie, 28 rigori concessi e 25 rossi. In stagione ha già diretto 2 gare.
Con l’Inter ne ha dirette 13 (7 vittorie, 4 pareggi, 2 sconfitte); con il Genoa invece undici (4 vittorie, 3 pareggi, 4 sconfitte), l’ultima delle quali la vittoria salvezza contro il Torino nel maggio scorso. L’ultima direzione di gara con l’Inter risulta la sconfitta nell’aprile 2017 allo “Scida” di Crotone.
Primo assistente Carbone di Napoli, secondo assistente Preti di Mantova. Quarto uomo Pezzuto di Lecce. VAR: Fabbri di Ravenna; AVAR: Pilitteri di Palermo.