Si presta a diversi giochi di parole il termine VAR, che da motore inarrestabile sembra un po’ finito in a-VAR-ia e arriva così alla seconda pausa del campionato alimentando polemiche e dubbi d’interpretazione. Se addetti ai lavori e tifosi faticano ancora a capire quali siano i limiti entro i quali un direttore di gara può o meno tornare su una propria valutazione, i tecnici della Serie A avvisano per tempo che quando i punti diventeranno pesanti, in primavera, servirà un protocollo più snello e comprensibile da seguire e adottare.
Nella giornata che rilancia il Napoli in testa alla classifica in solitaria e conferma Juric sulla panchina di un Genoa penultimo, la tecnologia condiziona i due pareggi per 2-2 delle formazioni torinesi e si intromette, confermando le decisioni prese già a velocità di gioco dagli assistenti di linea, anche in Benevento-Inter (in particolare sulle reti di Iemmello e Icardi, ndr). VAR che poi conferma, senza arrestare il gioco, anche sui tre rigori concessi all’Udinese nel primo anticipo del settimo turno tra i friulani e la Sampdoria.
TORINO-VERONA: il Torino perde Belotti, resta in dieci per aver esaurito le sostituzioni e si ritrova a fronteggiare un Verona battagliero che trova due reti in pochi minuti nel finale di secondo tempo. La prima si concretizza al 90′ quando Kean ribadisce in rete sul filo del fuorigioco un tiro di Cerci: la rete viene annullata per presunto fuorigioco, ma Gavillucci, (già preso nel mezzo dal VAR a “San Siro” in un’altra situazione durante Inter-Spal, ndr) aspetta che la tecnologia gli confermi la decisione. Ma arriva la smentita: il gol è regolare. Al replay, almeno sui monitor televisivi, rimane qualche dubbio sulla gamba sinistra di Kean. Se offside c’è, è ad ogni modo millimetrico.
Il Toro accusa il colpo e due minuti più tardi Molinaro intercetta di mano in area un pallone spedito dalla destra ancora dall’ex granata Cerci: Gavillucci soprassiede, ma il VAR gli indicherà che è massima punizione. Pazzini realizzerà quindi la rete del definitivo 2-2.
ATALANTA-JUVENTUS: passano poco meno di quattro ore e lo stadio “Atleti Azzurri d’Italia” offre la spettacolare gara tra Atalanta e Juventus. La Vecchia Signora legittima la sua superiorità nel primo tempo portandosi sul 2-0, ma nel secondo tempo si fa incalzare dagli orobici di Gasperini che prima pareggiano, poi restano agguerriti in tutte le zone di campo. La Juve riuscirebbe a segnare il gol dell’1 a 3 con Mandzukic, un gol che Damato concede: il VAR però gli suggerisce che nello sviluppo dell’azione, non più di 5 o 6 secondi prima del gol, Lichtsteiner ha rifilato una gomitata in faccia a Papu Gomez. Il gesto scorretto è palese e non ravvisato a velocità di gioco.
In qualunque campionato precedente a quello attuale si sarebbe discusso ore su un gol concesso quando il gioco si sarebbe dovuto fermare. In qualunque campionato come quello attuale, si è effettivamente discusso il doppio di quanto non si sarebbe fatto. Specialmente perché oltre all’annullamento del gol (il gioco, essendo tornato Damato sulla decisione di lasciare proseguire, sarebbe risultato fermo al momento del colpo di testa di Mandzukic, ndr) il fischietto pugliese deciderà di concedere rigore alla Juventus qualche minuto più tardi. Punizione di Dybala, Petagna intercetta di spalla con un movimento innaturale, Damato fischia rigore. Il VAR non è d’accordissimo con la decisione e avverte il fischietto di Barletta, che pur rivedendo le sequenze di immagini conferma la decisione lasciando più di qualche dubbio. E lasciando spazio all’interpretazione. Allegri, nervoso anche per il risultato e per gli sprechi della sua squadra, avrebbe poi avvertito ai microfoni di Sky Sport del fatto che in primavera servirà un VAR con linee guida ben chiare per non far perdere per strada punti pesanti.