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Genoa, quasi il 50% dei minuti giocati è italiano. Ma la Serie A non investe in casa propria

L’indagine numero 198 del CIES Football Observatory mette in luce ancora una volta, come fatto al termine dello scorso campionato, l’impatto di calciatori stranieri (non cresciuti in vivai delle squadre italiane, ndr) sulle presenze e sui minuti giocati dai calciatori delle singole squadre di tutti e 31 i campionati europei.

PREMESSE E SITUAZIONE IN CASA GENOA – I dati restano in linea con quelli del maggio scorso (clicca qui per saperne di più), anche se l’Italia (55,1%) passa dal quinto al sesto posto scalzata dalla Grecia e in questi primi due mesi mostra un decremento della percentuale di stranieri utilizzati. Il Genoa, che aveva chiuso lo scorso campionato con oltre il 70% di minuti giocati da calciatori cresciuti all’infuori dei vivai nazionali, si attesta per adesso al 53,8% e sfrutta la scia di nuovi elementi cresciuti nei settori giovanili italiani come Rossettini, Migliore, Bertolacci, Rosi, Ricci e Lapadula, che sono andati a dare man forte a un gruppo italiano consolidato come quello composto dai vari Perin, Biraschi, Rigoni e Lamanna.

I DATI GENERALI – Se Cipro si mantiene saldamente in testa con tre club che sforano la percentuale del 90% (Apollon Limassol, Anorthosis, AEK Larnaca, ndr) e solamente tre squadre su 466 non hanno mai schierato stranieri (per trovarle si deve andare in Ucraina e Finlandia), il dato generale su 31 campionati analizzati parla di un 41,6% di minuti giocati da quei calciatori che il CIES definisce “espatriati” (“giocatori che sono cresciuti in una federazione differente da quella dei club di cui fanno parte e che sono andati all’estero per ragioni legate al mondo del pallone” si legge sul sito del CIES). Tra le squadre dei cinque maggiori campionati, è il Chelsea a guidare la classifica con un 90.4% che si fa beffe di tutte le altre formazioni. Una percentuale schizzata alle stelle dopo la partenza di John Terry in estate verso l’Aston Villa e l’inserimento in rosa di calciatori non britannici, da Christensen a Bakayoko passando per Morata e Zappacosta, tutti titolari nella mente di Antonio Conte.

COME SI COMPORTA LA SERIE A – Sono nove le squadre italiane a comporre le cento formazioni europee con i dati percentuali più alti. Nell’ordine troviamo:

Il dato e la graduatoria riflettono bene anche la graduatoria generale estesa a tutti e trentuno i campionato europei. L’Italia porta in questa speciale graduatoria il 45% delle squadre del suo massimo campionato ed è seconda soltanto alla Premier League, che col 60% non è più una novità. Con dodici squadre su venti, il campionato inglese si mantiene quello con il maggiore impegno cronometrico da parte dei calciatori stranieri, a cui si affidano con grande fiducia – ed è una novità – anche i club neopromossi in Premier come Huddersfield e Brighton, squadre che un tempo centellinavano l’ingresso di profili che non avessero sangue britannico. Oggi ci si trova di fronte a un calcio molto diverso, senza diaframmi. Seguono la Bundesliga, che nella graduatoria del CIES porta sei squadre su 18 (33%) e nessuna sopra l’80% (l’Eintracht Francoforte è la prima tedesca ed è ventesimo, ndr); la Liga spagnola, che risponde con 3 formazioni su venti (15%) e con nessuna nelle prime cinquanta posizioni (la prima è il Siviglia al 64° posto); infine troviamo, in linea con gli anni precedenti, la Ligue1 francese, che si presenta con le sole PSG e Monaco.

Per concludere, al di sotto della media del 41,6% rimangono venti campionati europei su trentuno: quelli più campanilistici si trovano in Serbia (15%), Ucraina (18,2%), Repubblica Ceca (23,8%), Austria (24,6%) e Croazia (28,7%). Soltanto Spagna e Francia tra i cinque maggiori tornei. Non necessariamente una sentenza sul valore delle singole nazionali, ma un dato su cui riflettere e su cui riaggiornarsi in vista di un Mondiale che stasera dovrebbe decretare, almeno in Europa, l’importante destino di una dozzina di nazionale in vista degli spareggi.

LA SITUAZIONE ALLA FINE DELLO SCORSO CAMPIONATO

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