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Genoa, come gioca il Milan di Montella: tra poche e instabili certezze sarà un dentro o fuori

IN FONDO ALL’ARTICOLO IL DETTAGLIO DEI MODULI UTILIZZATI DAL MILAN IN QUESTE PRIME OTTO PARTITE DI CAMPIONATO

DA DOVE ARRIVA IL MONTELLA TECNICO – Partiamo rapidamente con una digressione: Montella come tecnico viene baciato dalla provvidenza nel febbraio 2011 e c’è una buona dose di Genoa nel suo incipit da allenatore, quando traghetterà sino al termine della stagione la Roma 2010/2011. Ranieri infatti capitolerà clamorosamente per 4-3 in una Genoa-Roma entrato negli annali della storia del Vecchio Balordo in virtù di una super rimonta dei rossoblu, da 0-3 a 4-3 in un solo tempo. Il tecnico romano verrà esonerato e gli subentrerà l’Aeroplanino, che in 16 gare tra coppe e campionato schiererà pressoché continuativamente il 4-2-3-1 sfruttando il materiale a disposizione nella rosa giallorossa.

Pronti, via. Il trampolino di lancio giallorosso porta Montella a girovagare, annesse soddisfazioni, tra Catania (2011/2012) e Fiorentina (dal 2012 al 2015). Quattro campionati interi alla guida prima dei siciliani, coi quali sperimenta indifferentemente 4-3-3 e 3-5-2, e poi della Fiorentina. In Toscana vive la sua consacrazione, modellando le sue squadre sui centravanti a disposizione (quando li ha a disposizione). La sfortuna ci vede bene e gli toglie per mesi e mesi, dalla seconda stagione in viola, Rossi e Gomez, che avrebbero dovuto ricoprire l’attacco a due supportati da un centrocampo tecnico, con nomi del calibro di Pizarro, Borja Valero, Mati Fernandez. I molti esterni d’attacco entrati in rosa, tra cui anche Ilicic, Cuadrado e il cavallo di ritorno Vargas, lo portano a sviluppare una seconda stagione (2013/2014) con prevalenza di difesa a quattro e di reparti offensivi affollati. La terza stagione, la meno nitida delle tre, culminerà con l’addio al club dei Della Valle.

La parentesi poco positiva con la Sampdoria (26 partite dal novembre 2015, ndr), con la quale ottiene la salvezza per il rotto della cuffia, lo riporta a fare i conti con un materiale tecnico su cui si trova a lavorare improvvisamente, senza preparazione estiva: ma anche a lungo andare la quadratura del cerchio non la si troverà mai coi colori blucerchiati. Montella, dopo un lungo corteggiamento sin dai tempi in viola, approda quindi al Milan, dove si trova attualmente: nel 2016/17 riconquista l’Europa coi rossoneri a suon di 4-3-3 e si riconquista la riconferma nell’anno delle plusvalenze cinesi. Oggi sembra tutto tranne che supportato dalla società che in estate ne ha voluto la riconferma.

Calcio e Serie A: la Cina non è vicina

IL 4-3-3 CAPITOLA CONTRO LA LAZIO – E arriviamo quindi a questa stagione, dove tutti i problemi che un allenatore può avere nell’assortire una squadra cambiata a suon di milioni e caricata di aspettative altissime si palesano alla distanza, dopo un inizio che mai avrebbe fatto presagire l’attuale scenario post AEK Atene. Il vero snodo di tutta la questione sembra avere una data e un colpevole ben preciso: la Lazio di Simone Inzaghi, che il 10 settembre scorso accoglie all’Olimpico, strapazzandolo, un Milan forte di sei punti, cinque reti fatte e una subita e reduce da sei partite su sette senza subire reti. Donnarumma raccoglierà infatti dal fondo della rete quattro palloni e l’ambiente rossonero subirà un primo ridimensionamento. E con esso il modulo, che per tutta la preparazione estiva e in occasione delle prime gare ufficiali aveva tutte le fondamenta di un 4-3-3 con Bonaventura e Kessié mezze ali, un centrocampista interditore di qualità che, per l’assenza di un Biglia ancora non prelevato in sede di mercato, prevedeva alternativamente Locatelli e Montolivo (rientrato settimana scorsa in gruppo dopo un infortunio alla coscia destra, ndr) e un quartetto difensivo che valorizzava per intero il mercato estivo: Conti e Rodriguez rispettivamente a destra e sinistra, Musacchio e Bonucci al centro della retroguardia.

Questo primo stop non sembra tuttavia pesare sui risultati delle successive due settimane, che invece evidenziano un cambio di modulo: dal 4-3-3 si passa al 3-5-2 complici il recupero di Romagnoli in difesa, la perdita di Conti, il rientro di Biglia a centrocampo e l’avanzamento come laterale di centrocampo di Rodriguez. Malgrado il mutamento di fisionomia tattica, sono due settimane durante le quali il Milan torna a subire poco dal punto di vista delle reti concesse e, non a caso, incassa tre vittorie di fila tra Europa League e campionato. Le vittime sono Austria Vienna, Udinese e Spal.

GENOVA, PASSATO E PRESENTE SCOMODI: L’INIZIO DELL’INSTABILITÀ – Poi arriva la trasferta di Genova, contro la Sampdoria, e si scoperchia il Vaso di Pandora che all’interno riservava tre sconfitte di fila con almeno due reti subite a gara. I blucerchiati, per l’occasione, si mangiano il centrocampo rossonero e la difesa del Diavolo palesa lacune preoccupanti. Duvan Zapata regola i conti in famiglia con il cugino Christian, difensore rossonero, e Bonucci mette nero su bianco il suo periodo “no”. Un periodo che coinvolgerà presto tutto il Milan, che dopo aver perso Kalinic per infortunio (è tornato in campo ieri sera contro l’AEK, ndr) vincerà solo all’ultimo istante col Rijeka in Europa con un gol di Cutrone per poi perdere contatto col carro di testa, uscendo con zero punti, di fronte al proprio pubblico, contro Roma e Inter.

Sconfitte che maturano sempre con quel 3-5-2 che pochissime certezze dà a livello offensivo in termini di uomini a questo Milan, e che le poche “sicurezze” di formazione pare riservarle a centrocampo, dove Biglia è il mediano che imposta – e che sin qui ha sbagliato molto, nel derby addirittura fatalmente – e Kessié e Bonaventura le mezze ali, con Calhanoglu che spesso sostituisce la mezzala italiana. E se Rodriguez difficilmente perde la maglia da titolare sulla sinistra, a destra è confusione totale dopo il forfait di Conti: Abate, Borini, in extrema ratio Calabria, come ieri sera contro la formazione greca.

Viste le premesse e le tre sconfitte di fila in campionato culminate col pareggio anestetizzante contro l’AEK, saranno ore calde quelle che divideranno Montella dalla gara col Genoa, nelle scelte così come nell’aspetto motivazionale di uno spogliatoio che rischia di perdere certezze, per sua stessa ammissione. Domenica arriva un Grifone cresciuto nel gioco e in cerca di conferme per auto alimentare la fiammella del proprio orgoglio: vi abbiamo nel frattempo cercato di raccontare come è arrivato il Milan alla gara. E domenica saremo a San Siro per raccontarvela.

Milan-Genoa, Currò (Repubblica): “In casa rossonera l’instabilità regna sovrana” – AUDIO

HANNO DETTO DI LUI – Recentemente, attraverso Buoncalcioatutti, hanno parlato di Montella diversi addetti ai lavori e conoscitori del pallone. Ecco che hanno detto del Milan e del suo tecnico:

Montella l’hanno messo in imbarazzo ancor prima di incominciare: quando arriva a fare la formazione è un rompicapo. Dovrebbe avere la forza di dire che gli bastano venti giocatori(Aldo Agroppi)

La lotta scudetto è ristretta a Napoli e Juventus e non vedo altre, anche se in estate qualche giornale milanese aveva sparato questa notizia delle milanesi che tornavano in auge: non era vero niente” (Andrea Sorrentino)

Il Milan è una squadra dove l’allenatore non ha mai il sostegno della società, malgrado le dichiarazioni dicano il contrario, e che ha cambiato tanti di quei giocatori che non si poteva pensare che magicamente, a prescindere dal tecnico, potesse trovare un equilibrio. Un equilibrio che non ha. Anche perché la formazione è cambiata così spesso che l’instabilità regna sovrana” (Enrico Currò)

DI SEGUITO TUTTI GLI OTTO MODULI UTILIZZATI DA MONTELLA IN CAMPIONATO SINO A QUESTA OTTAVA GIORNATA:

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