A Ferrara c’è una statua dedicata a Girolamo Savonarola la cui didascalia recita:

A Girolamo Savonarola, in tempi corrotti e servili dei vizi e dei tiranni flagellatore

In casa Genoa tempi così corrotti in termini di risultati (quella di ieri è la settima sconfitta stagionale) ve ne sono stati pochi, almeno negli ultimi anni. In qualche modo al Genoa servirebbe un Savonarola, un flagellatore dei vizi che questa squadra si porta dietro in termini tecnici ma soprattutto psicologici durante le partite e da troppo tempo, in barba e beffe del suo stesso lavoro quotidiano. Ha ragione Mattia Perin quando dice, parlando di limiti e rivolgendosi agli addetti ai lavori:

“voi che ci seguite ogni giorno, ogni allenamento lo vedete: andiamo tutti a mille. Ma evidentemente non basta: dovremo andare oltre ai nostri limiti”

A questo punto però questi limiti vanno allora evidenziati. Si dica che una squadra più attenta e concentrata ieri avrebbe portato a casa almeno un punto dal “Mazza”, ma che il pallone scottasse tra le mani era percepibile non soltanto per il numero di errori commessi, ma anche per le due inversioni di rimessa concesse da Orsato a sfavore del Genoa. Sintomo di fretta e imprecisione. In qualche modo se ne è parlato approfonditamente anche questa mattina nell’editoriale, e in parte ne ha parlato anche mister Juric nel post gara: puoi anche dominare nel possesso pallone (la Spal ha dominato solo nel primo quarto d’ora della ripresa, ndr) o nello sviluppo del gioco, ma se non hai la giusta cattiveria e non trovi la via del gol partite come quella di ieri le perdi. O quantomeno non le vinci.

Nella foto, Rigoni sconsolato e appoggiato alla panchina sul finale di gara, poco prima del fischio finale di Orsato

MANCA CATTIVERIA SOTTO PORTA – Cerchiamo un attimo di partire da lontano. Intanto sarebbe dovuta essere la gara dei portieri con più parate del campionato, che invece ne faranno tre a testa (una ogni mezzora, ndr) e vedranno divertirsi più le difese che non i rispettivi reparti avanzati, dove il più brillante dei contendenti è stato il mattatore Antenucci. Al di là di questo dato, si evidenzi la scarsa vena realizzativa dell’attacco rossoblu sceso in campo ieri nei 90 minuti: i numeri parlano chiaro. Non che il Genoa non arrivi alla conclusione, ma in cinque tiri diretti in porta non ne capitalizza ben 4 da dentro l’area di rigore, alcuni anche clamorosamente sotto porta, come evidenzia la foto sottostante prelevata dal sito della Lega Serie A:

BARICENTRO ALTISSIMO, MA QUANTI ERRORI – Il secondo aspetto da sottolineare quello del baricentro medio-alto mantenuto dal Genoa, che in linea con le altre partite non è mai pericolosamente arretrato addosso a Perin ma è rimasto sufficientemente alto per trovare agio nelle proprie ripartenze, ad oggi una delle armi più potenti a disposizione. Ieri ve ne sono state almeno 4/5, la più clamorosa quella capitata sui piedi di Taarabt in un 5 contro 3 chiuso in scivolata da Lazzari. Un dato che viene offuscato da quei 16 palloni persi da Rigoni e dallo stesso Taarabt, oltre il 40% di quelli perduti dall’intera squadra rossoblu (16 su 38, ndr). Palloni persi che hanno contribuito a non assicurare mai il pieno controllo della gara e del contropiede ad un Genoa che giocava a specchio rispetto all’undici schierato da Semplici ma con una  sola differenza: Viviani lo si trovava molto distante dalla porta di Perin nonostante le doti balistiche del numero 77 spallino (vedasi punizione respinta dal capitano rossoblu nel secondo tempo, ndr), Rigoni molto più propenso ad attaccare, al punto che l’immagine a sinistra sembra evidenziare indicativamente uno schieramento più simile a un 3-4-2-1 che non ad un 3-5-1-1. Erano l’uno a caccia dell’altro per il campo e intorno a loro si reggeva gran parte dell’equilibrio delle due formazioni.

MALE LA FASCIA DESTRA – La partita, da ambo i lati, si è ravvivata quasi sempre quando la sfera viaggiava dalle parti di Schiattarella e Lazzari oppure da quelle di Laxalt. Piccola parentesi: la formazione ferrarese è apparsa fin da subito un po’ sbilanciata sulla destra, proprio dove agivano il numero 28 e il numero 29 biancazzurri, e ha lasciato intendere che la qualità poteva essere superiore in quella zona di campo. Di conseguenza, lasciava maggiore spazio sulla sinistra. Il Genoa, che non è squadra del tutto sprovveduta, in parte aveva compreso di poter affondare a destra, tuttavia non è riuscita nel proprio intento. Forse a partita in corso l’ingresso di Lazovic, scaldatosi a fianco di Veloso per tutto il secondo tempo (e parte del primo), avrebbe potuto provare a spostare qualche equilibrio. In quella zona di campo Rosi non è riuscito questa volta a fare la differenza pur non avendo avuto, col senno di poi, compiti complicatissimi di copertura malgrado le buone doti di gamba di Mattiello e il lavoro in inserimento di Schiavon (34 anni, ndr), alla seconda da titolare in Serie A e alla quarta presenza assoluta in carriera nel massimo campionato. Fatto sta che dal lato destro è arrivato solo il 14% della manovra offensiva rossoblu contro il 48% proveniente dalla sinistra. Per vie centrali il 38%.

CONCLUSIONI – Il Genoa continua il suo percorso dissestato all’interno di una bagarre per la salvezza che regala oggi una classifica veramente preoccupante. Oltretutto la fragilità di questa formazione è testimoniata anche dal numero di sconfitte in trasferta maturate con un solo gol di scarto (3): mai surclassati ma puntualmente sconfitti per un vizio di forma. Il Genoa si guardi dentro e trovi il modo di diventare il flagellatore dei suoi stessi vizi: Cagliari e Milano sono già un lontanissimo ricordo. E all’orizzonte c’è la Partita.

I NUMERI DEL GENOA (aggiornati alla 11° giornata)

  • GOL FATTI: 10
  • GOL FATTI IN CASA: 7
  • GOL FATTI FUORI CASA: 3
  • GOL SUBITI: 17
  • GOL SUBITI IN CASA: 12
  • GOL SUBITI FUORI CASA: 5
  • RIGORI A FAVORE: 1
  • RIGORI CONTRO: 2
  • VITTORIE: 1
  • SCONFITTE: 7
  • PAREGGI: 3