Tatticamente il 115° derby della Lanterna non è nel segno di due uguali filosofie di giuoco: Juric è riuscito a metterla in campo in 11 giornate di campionato solo con quelle della parte sinistra della classifica, Giampaolo da buon organizzatore sopravvissuto alle demolizioni del calciomercato – anche senza Skriniar, Schick e Muriel – non solo è riuscito a migliorare la classifica, ma ha pure dato identità e gioco che nessuno si aspettava ad inizio campionato.
Sul piano strategico, il derby di domenica sera sarà accomunato da forti identità tattiche degli allenatori. Identità non garantite dai risultati per Juric, anche se le idee ci sono perché si sono viste. Indipendentemente da chi giocherà, per il Genoa non dovrà essere la gara dei moduli. Per la Samp invece sì, considerato che in undici turni tutti i blucerchiati hanno dimostrato di sapere cosa fare e come farlo: pur cambiando suonatori in corso di gara, la musica non è cambiata.
Per il Grifone conteranno quindi poco i numeri tattici: piuttosto conterà la scelta di un particolare schieramento che determini il modo di muoversi e occupare gli spazi. Sono le combinazioni di gioco e il collegamento tra reparti che determinano l’impostazione dinamica di una squadra, non i numeri: quante volte lo abbiamo scritto. Quante volte ce lo hanno raccontato.
La scelta del sistema di gioco, della tattica, con attribuzioni di compiti e di funzioni, non può essere di secondaria importanza nel derby e perciò stabilita in base alle caratteristiche fisiche, tecniche e tattiche dei giocatori a disposizione. Il 115° Derby della Lanterna sarà una partita particolare dove conteranno i confronti diretti tra i giocatori: chi li indovinerà può mettere una serie ipoteca sul risultato.
Juric tatticamente cambierà poco contro la Doria. Non darà sicuramente spazio ai “baritoni” del centrocampo blucerchiato: regalare solamente un manciata di minuti in una stracittadina può essere deleterio. Giampaolo, a sua volta, in undici gare di campionato non ha mai cambiato il 4-3-1-2.
Della Sampdoria, prima del turno infrasettimanale passato, Sebastiano Vernazza scriveva in un editoriale della Gazzetta dello Sport: “Samp, un piccolo Napoli”. Giampaolo effettivamente ha preso molto dall’Empoli di Sarri. In modo intelligente, succeduto sulla panchina dei toscani dopo il bancario, ha cercato di migliorare pur disponendo di una rosa nuovamente travolta dal calciomercato. Tutto è stato portato poi a Bogliasco.
Oltre la gara del collettivo, per il Genoa dovrà essere quella da “occhi di Grifone” della grinta e della fisicità. Se dovessi dare un consiglio a Juric butterei nella mischia Cofie, colui che con pregi e difetti non tradisce mai. Qualcuno contro la Spal aveva dimenticato la “cazzimma” a Pegli.
E del resto per Juric sabato sera c’è solo un risultato: vincere! Necessario quindi mettere da parte il fatalismo: è una dottrina che cerca di contraffare la firma di Dio.
Al di là della sua panchina in bilico e del derby, che sia con lui o con un altro, dopo la stracittadina il Vecchio Balordo deve continuare a fare risultati, a vincere anche giocando male. Il Genoa non è il Titanic. La sicurezza è che la sua gente continuerà a cantare in casa e fuori casa per raddrizzare la nave.