Penultimo capitolo della rassegna sulle frasi che hanno reso grande e simbolicamente unico il Derby della Lanterna. Domani sarà il grande giorno del 115° scontro diretto tra Genoa e Sampdoria.
“Dio, facci vedere la metropolitana finita ed il Genoa che vince il campionato. Tutto sommato credo che sia l’ultima chance che ti rimane per farci capire che esisti” (Genoano anonimo)
“Chiunque non ha immaginazione può essere sampdoriano” (da Oscar Wilde su un banco di scuola)
“Che libidine quando perdo. La sconfitta mi fa esalta e mi fa assaporare stimoli insostituibili” (Franco Scoglio)
“Sei stato genoano una vita? Riposati qualche week-end” (pubblicità regresso)
“Non ho bisogno di fare la dieta. Ogni volta che entro a Marassi perdo tre chili” (Vujadin Boskov)
“Quello che immobilizza il Genoa è il passato remoto. Proviamo a cancellarlo. Facciamo in modo che non esista più. Faremo più contenti e felici i genoani. Il problema è che i miei giocatori pensavano allo scudetto. Magari non ne parlavano ma ci credevano. Hanno incominciato a vedersi in basso e si sono smarriti” (Sven Goran Eriksson, Il Lavoro del 24 novembre 1994)
“Il Genoa è una realtà sfiorita e mai posseduta, vissuta in superficie” (Gianluca Vialli a Guido Boffo, Il Lavoro del 17 dicembre 1994)
“Deformazione professionale. La differenza prendendo a pretesto la sanità è tutta qui. Il Genoa somiglia troppo spesso all’uso più incasinata possibile. La Sampdoria ad una di quelle cliniche moderne e asettiche a cinque milioni al mese per ricchi” (Giovanni Grattarola, chirurgo genoano)