Allarme arancione solo per il Genoa nel 115° derby della Lanterna. Allarme tendente al rosso non per la sconfitta nella stracittadina, ma specialmente se non si risolveranno i problemi. E non solo sul prato verde.
A mandare di traverso il 115° derby alla società, allo staff e ai tifosi, più che il risultato oppure lo spirito con cui i calciatori rossoblù sono scesi in campo, sono stati gli errori individuali e tecnici da scuola calcio. Fisicamente e caratterialmente il Genoa è stato in campo. Anche tatticamente, perché Juric la gara l’aveva preparata bene limitando la forza dei blucerchiati nel cuore del gioco che non si sono potuti esprimere al massimo con il rombo e con le loro combinazioni di gioco già mostrate nelle precedenti gare, specialmente al Ferraris.
La Samp attualmente è più forte del Genoa, ha un’idea di gioco e vive di giocate singole. Il puzzle smontato da Ferrero questa estate è stato assorbito da Giampaolo, che in questo momento è il più bravo tra i tecnici in circolazione. Al posto di qualche allenatore reclamizzato non solo nel campionato italiano in testa alla classifica, Giampaolo si giocherebbe lo scudetto. Il primo tempo è stata la foto della condizione delle due squadre: Samp più organizzata e pronta a giocare a memoria da orchestra, Genoa che correva per il campo con poco costrutto.
Juric ringrazia in ogni partita i ragazzi ma i numeri delle gare giocate in queste dodici giornate di campionato sono impietosi per quanto riguarda le parate dei portieri avversari: nel derby solo una parata su tiro di Veloso e già sul risultato di 2 a 0.
Juric prepara la gara bene per non far giocare e subire la Samp e prende il gol fotocopia di Ferrara, chissà se organizzato da Giampaolo: lancio di 50 metri e più di Viviano, spizzicata di Zapata, Ramirez davanti a Perin pronto a buttarla dentro con Zukanovic che non riesce neanche a fare il calcio di rigore. E non finirà qui l’incubo per il numero 87 rossoblu.
Rossettini e Zukanovic uccellati perché non leggono bene le azioni in campo aperto. Rossettini e Zukanovic probabilmente neanche dopo i 95’ di gara hanno capito che cercare di affrontare anticipare di testa Zapata sul primo pallone è un suicidio. Zapata bisogna affrontarlo o contrastarlo sul secondo pallone. Izzo ci è riuscito perché è veloce ed è stato in grado di anticiparlo.
Per analizzare ancora la partita, Omeonga è bravo: deve maturare e assimilare i tempi di gioco della Serie A. Non bisogna bruciarlo. Laxalt invece in crisi. Attenzione, perché peraltro o gli si rinnova il contratto o il primo febbraio si piazza a chilometro zero. Rigoni e Lapadula devono ritrovarsi, la volontà non basta. Paradossalmente l’unico a salvarsi è sempre Taarabt, il figliol prodigo ritrovato.
Il Genoa ha perso il derby e tante delle altre gare per errori individuali difficili da vedere in Serie A. Gli stop (quello di Rosi quando ha preso la traversa), i cambi campo sbagliati per gittata o stop quando sono precisi, i cross sbagliati dalle corsie laterali senza contrasti di avversari e con due compagni liberi dentro l’area di rigore, i calci d’angolo o i calci di punizione diretti e indiretti. Infine la fisicità dei corazzieri sempre anticipati dagli avversari oppure i gol mancati da Lapadula, fotocopie della gara di Ferrara. Gol mancati da chi pensa di essere il nuovo Bicicli e che non hanno senso, condannando il Vecchio Balordo a soffrire fino alla fine di questo campionato. La tattica, i moduli, la corsa sono influenti sui risultati del Vecchio Balordo dallo scorso girone di ritorno.
Gli errori di Juric sono altri, ad esempio quello di aver accettato di fare il Ferguson, allenatore e manager per necessità più che per virtù. E per di più avere scelto di farlo in un momento come quello attuale a Villa Rostan. Altro errore quello di aver condiviso e accettato una campagna acquisti non all’altezza – lo scrivemmo in tempi non sospetti – e una formazione non pronta a fare il suo gioco. Se a gennaio l’errore è stato quello di non aver preso il sostituto di Rincon, tra luglio e agosto quello di non aver preso il centrale difensivo (voluto da lui) pronto ad essere il perno della manovra e capace di leggere le situazioni in campo aperto, situazione che il Genoa si trova spesso da affrontare in gara. Quattro difensori con le stesse caratteristiche (Spolli, Rossettini, Zukanovic, Gentiletti), che con dispiacere, all’interno di un calciomercato più esteso, avevamo commentato alla fine della tornata di compravendita estive ma solo dopo aver seguito tutta la preparazione e le amichevoli da vicino. E non da casa.
Juric per tutti è sulla soglia del Pio Signorini. Sono pronto a scommettere, dopo aver visto il 90% dei suoi allenamenti, che diventerà un buon allenatore. Le idee non gli mancano, ma per metterle in atto deve aver a disposizione calciatori con i fondamentali giusti e deve occuparsi solo di campo. Ora, qualunque avvicendamento vi sarà, dalle parole bisogna passare ai fatti. Non solo in società e sulla panchina, ma in particolare tra i protagonisti della domenica.
Chi arriverà dopo Juric, condannato dai risultati e dal cammino disastroso del 2017 (quattro vittorie nell’anno solare) dovrà giocare con qualsiasi mezzo per il risultato aggrappandosi al non concedere troppo: il Crotone di Bologna, il prossimo avversario del Genoa, ne è l’esatta fotografia.
Montella in settimana ha detto di assistere al suo funerale. I tifosi del Genoa non vogliono assistere a quello del Genoa, non solo sul terreno di gioco. Dopo la gara con la Samp hanno continuato a cantare per altri venti minuti.
Preziosi assente, Ferrero alle stelle con i suoi cornetti e le immagini di Monte Figogna. È uscito dalla Tribuna con tre dita alzate come quelle di Milito e della dirigenza rossoblù che aveva vinto non 3 ma 5 derby. Terra di conquista la zona mista del “Ferraris”, col Genoa padrone di casa, per la dirigenza blucerchiata: obiettivamente una situazione che oltre a fare male deve trovare il modo di essere arginata. Le immagini che seguono ne sono la testimonianza lampante.
Generalmente ai funerali le persone finiscono per intenerirsi, mentre a quello del Genoa difficilmente accadrà: la rabbia dei tifosi è tanta ed è più della gioia degli avversari. La vita incomincia da oggi, da domani per il Vecchio Balordo. Importante aver imparato che, non solo sul campo, bisogna passare – ripeto non come Paganini – dalle parole ai fatti.
Ieri in tribuna d’onore bene informati asserivano che in settimana la Deloitte presenterà i risultati della due diligence sui conti del Genoa. Perciò chi è interessato a subentrare alla famiglia Preziosi, a un Presidente che non può soffrire questa situazione ed è dichiaratamente pronto a mollare, si faccia avanti con le sue proposte. I se, regina delle ipotesi, non contano più nulla: servono i fatti per salvare il vecchio Balordo.
Il Genoa, infatti, per la fine del girone di andata deve fare almeno 10/11 punti.