Il giorno del Giudizio è arrivato. Ed è arrivato anche senza lacrime di coccodrillo: era annunciato. Sarà il primo mondiale moderno senza l’Italia. Quello del 58’ non giocato in Svezia è stato un dolore vissuto per radio e da qualche televisione in bianco e nero e fu ricordato come quello del Brasile e di Pelé.

L’unico a stupirsi fino a ieri sera alle 20.30 di quello che stava per accadere è stato Giampiero Ventura. Per lui arrivare allo spareggio era scontato dal sorteggio. Il selezionatore potrebbe anche dichiararsi sfortunato perché il passaggio alla fase finale di una sola squadra è una dissomiglianza rispetto ai precedenti anni, quando erano state quasi sempre due squadre a passare il turno.

Ventura – ma non solo lui – ha fatto l’errore, assieme a tutto lo staff della nazionale e alla Figc dietro le scrivanie, di non capire come si è arrivati al giorno del giudizio dopo le vergognose esibizioni contro Spagna, Israele, Macedonia e Albania.

L’errore di Tavecchio e dei suoi consiglieri è quello di aver dato una nazionale ad un tecnico con solo sette gare internazionali. Bisognava non ingaggiarlo o pensare di fermarlo prima, considerato anche che le prestazioni vittoriose dell’anno precedente non sono state mai confortanti sul piano del gioco. Troppo poco.

Ventura non è riuscito a creare il suo calcio libidine perché mancano giocatori di qualità. Nei suoi anni di carriera è riuscito a confezionare risultati buoni non straordinari allenando giorno dopo giorno e non saltuariamente. Lo choc dei calciatori di passare dai  moduli di campionato a quelli del tecnico di Cornigliano è stato evidente in ogni gara giocata. Oltre al gioco non pervenuto, sono infatti mancati anche lo spirito di squadra e il feeling tra tecnico e calciatori.

Contro la Svezia nella gara di ritorno l’unica cosa che non si è vista è stato quel groviglio di risentimenti che aveva pervaso uno spogliatoio mai così devastato. Tutti uniti solo per evitare, prima di tutto, l’umiliazione. Le lacrime vere alla fine sono a testimoniarlo.

Tutto confermato sul campo e le parole di Pirlo alla vigilia tuoneranno nelle orecchie degli azzurri: “Un San Siro pieno non fa gol“.

Tanto di capello alla Svezia. Ha usato una tattica da noi sempre amata, ossia il catenaccio grintoso ben appostato in attesa dei probabili solisti azzurri. Le folate degli azzurri con palleggio prolungato inutile a centrocampo si spegnevano nel turbinare dell’area svedese. Difesa gagliarda mai in affanno sui palloni alti. Il problema che Ventura non è stato in grado di trovare le contromisure per abbattere più che il catenaccio il Verrou (chiavistello) di Granqvist  e compagni: chiunque si avvicinasse alla porta di Olsen aveva sempre due difensori o centrocampisti fra sé e la porta.

La vendetta degli svedesi si è vista già dal primo spareggio . La spocchia degli italiani anche pensare che i gialli di Svezia e non di Brasile senza giocatori o quasi militanti nel proprio campionato potessero lasciare l’ Italia a casa dal Campionato del Mondo.

Tutto è iniquo, ma il calcio italiano, dai vertici della Figc e non solo fino a Ventura, ha fatto poco o nulla per meritarsi il viaggio in Russia. Dopo la serata di ieri, sul cadavere pedatorio italiano brulicano le nostre nostalgie, soffia il livore, viene offeso il nostro amor proprio. Siamo tornati all’anno zero. E difficile è vederne la strada per uscire.

La squadra veduta in questa fase di qualificazione ai Mondial,  senza consistenza né tecnica né tattica e agonistica, deve far pensare i vertici del calcio italiano: bisogna fare e cambiare. Non attacchiamoci ai vivai da crescere. Bisogna riformare i campionati perché è  troppo facile non investire o comprare stranieri tanto un tanto al chilo per migliorare solo  le plusvalenze. Lo si dice perché ad inizio anno sai già chi retrocede. Bisogna fare una regola per la quale in campo, nel futuro, ci siano più italiani che stranieri.  Non si va ai Mondiali con gli stranieri come nel ’58. Quelli si chiamavano Schiaffino, Ghiggia, Montuori mentre quelli odierni Eder e Jorginho.

Guardando i tabellini della prossima giornata di campionato tutti se ne renderanno conto che le colpe non sono solo di Ventura. Fino all’ultimo abbiamo sperato in un recupero. Non è successo e non poteva succedere. È bastata la Svezia a dimensionare una spedizione sbagliata in partenza e dilatata nel ridicolo degli alibi concessi a Ventura e ai calciatori. Una spedizione accompagnata da speranze che deluse, oggi, danno solo dispetto e malinconia. Siamo quasi umiliati fino allo sgomento: il nostro calcio superficiale ha quello che si merita.

Si riparte non con Ventura ma con gli stessi dirigenti, che danno l’impressione di tenerci molto meno di quelli che stanno a guardare il pallone. Comunque vada, dopo ieri sera nulla dovrà essere come prima.