La gara dello “Scida” sarà la prima di Ballardini, per quanto strano possa sembrare questo attributo associato a un tecnico che in maniere diverse, sempre col minimo comune denominatore del pragmatismo e della cura del fare gruppo e del sostenersi a vicenda, ha costruito per il Genoa due salvezze nell’arco di due stagioni, tra 2010 e 2013.
La settimana scorsa abbiamo raccontato – o almeno abbiamo cercato di farlo – cosa avesse contraddistinto le due precedenti stagioni di Ballardini alla guida del Grifone. Ma come erano iniziate quelle stagioni? Nella stagione 2010/11, il tecnico ravennate vinse in casa contro il Bologna grazie a una rete di Milanetto. Nella stagione 2012/2013 invece pareggiò 1-1 contro la Juventus, in trasferta.
Ballardini, storia e numeri di un tecnico che dovrà riprendere per mano il Genoa
“Il Genoa ha un’identità precisa, non ho intenzione di stravolgere nulla“
Era stata una delle prime dichiarazioni che Ballardini aveva rilasciato non appena fu chiamato a sostituire Gasperini, nel novembre 2010. Gli furono concessi dal calendario di Serie A due giorni e mezzo per preparare il turno infrasettimanale casalingo col Bologna facendo i conti con un’infermeria tutt’altro che vuota (per quella gara sarebbero rimasti fuori dalla lista dei convocati Palacio, Palladino, Sculli, Chico e Jankovic, ndr) e con un gruppo tutto da conoscere.
Deciderà di disegnare un Genoa sul modulo 4-3-3, a specchio rispetto all’avversario, e dominerà la gara. “Il modulo? Bisogna essere chiari nei principi di gioco: solo dopo ci si dispone nel migliore dei modi” racconterà nel post partita il tecnico rossoblu. Nelle successive nove giornate inanellerà 12 punti superando anche la Sampdoria.
Da questo esordio casalingo si passa a quello lontano da casa contro la Juventus, disputato alla 22° giornata del campionato 2012/2013. Quello preso in corsa da Ballardini è un Grifone in caduta libera, terzultimo, virtualmente retrocesso e con soli 17 punti conquistati su 63 disponibili. Una situazione che, diversa per tanti fattori, assomiglia a quella attuale.
Ma al di là di questo, l’obbligo quell’anno è di giocarsela a viso aperto con ogni avversaria. Compresa la Juventus, chiamata a consolidare la testa della classifica nell’anticipo serale della 22º giornata dopo una settimana un po’ più nervosa delle altre, visto il pareggio per 1-1 nella gara d’andata della semifinale di Coppa Italia contro la Lazio.
“Se vogliamo essere competitivi, dobbiamo fare dell’intensità il nostro cavallo di battaglia” disse alla vigilia della sfida Ballardini. Sapeva di avere tra le mani un Genoa diverso da quello di un anno e mezzo prima. E del resto Criscito e Milanetto avevano lasciato la Liguria alla fine del 2011, Palacio e Mesto al termine della stagione successiva assieme coi vari Veloso, K’aladze, Rafinha. Si parla di giocatori che insieme facevano pressappoco 600 presenze in rossoblu.
Ballardini, presa visione del materiale a disposizione, proporrà ancora una volta un Genoa intelligentemente proiettato a fare di necessità virtù, con la difesa a tre e un folto centrocampo. Un Genoa speculare, tarato sul 3-5-2 di Conte, che sarà capace di strappare un punto allo Juventus Stadium. Un buon modo per incominciare un travagliato percorso verso la salvezza, durante il quale furono “sparati” i colpi migliori quando l’obiettivo non lo si sarebbe assolutamente potuto mancare.
Lavorare e giocare con intensità, fare del materiale tecnico a disposizione il migliore amalgama, giocare a viso aperto con tutti facendo valere la propria organizzazione di gioco. Domenica sarà un’altra prima volta, questa la linea tracciata.
RIVEDI QUEL GENOA-BOLOGNA (1-0):
RIVEDI QUEL JUVENTUS-GENOA (1-1):