Genoa una “Lippa” anche al Bentegodi di Verona. Una Lippa, gioco di Ballardini scagliato con forza fuori dalla zona rossa della classifica. Genoa imbattuto dalla dodicesima gara del Campionato. Sette punti su nove, due vittorie esterne capitali contro rivali sul campo amico che per adesso concorrono alla salvezza.
Chiesto a Ballardini e al Grifo alla vigilia di virare di bordo. Anche a Verona la vela rossoblu di bolina, controvento, ha spinto il Vecchio Balordo a fare la cosa giusta. Il Genoa è squadra pratica: se c’è da soffrire soffre, se ci sono da mandare i palloni in tribuna li butta.
Il Genoa targato Ballardini gioca per il risultato e non è interessato a come viene, cercando di rischiare poco e creando 3/4 palloni gol a partita. Indipendentemente dai numeri di modulo il Grifone gioca semplice per raggiungere il risultato. Impostando da dietro, cerca Taarabt per trovare la superiorità negli spazi dove devono inserirsi Pandev, Bertolacci o Rigoni.
Ballardini divide il campo in senso longitudinale in 5 parti e in ogni gara tenta di equilibrare il sistema in ampiezza e profondità. Operando su tre reparti ogni calciatore ha assegnata una zona di campo ottimale. Il vantaggio della strategia tattica del Balla si vede tutto nella difesa dei tre moschettieri Izzo, Spolli e Zukanovic a loro agio come numero, come profondità, come ampiezza, che sia marcando ad uomo sia a zona difendono lo spazio.
Il protagonista è Spolli, che si differenzia per alcuni aspetti da quello del libero di una difesa a uomo: non chiude sulle corsie laterali perché il compito è demandato agli esterni laterali e agli altri due difensori. La forza di Spolli. coadiuvato bene da Izzo e Zukanovic, quella di coprire e scalare in marcatura salendo sulla linea dei marcatori accompagnando i cambi di marcatura. È la fase difensiva che sta producendo i risultati del Vecchio Balordo: solo un gol incassato e, come a Verona, poche parate decisive di Perin in tutte e tre le gare giocate.
Alla fase difensiva partecipa con profitto anche Veloso. Non visto più nelle vesti di regista classico in fase di possesso, non avendo davanti punte che dettano la profondità. Intercetta palloni, gioca in modo semplice, copre la difesa sempre sulla traiettoria giusta del pallone ma prende dei 6 rosicati in pagella. Miguel oggi è un centrocampista metodista che fa da schermo difensivo davanti ai tre difensori. Tutto funziona non solo in difesa perché è semplice la didattica di Ballardini: vuole che la squadra lavori per piccoli gruppi, catene o coppie con automatismi ancora da migliorare, nei passaggi di lunga gittata e in quelli davanti alle aree avversarie in modo orizzontale e verticale.
Adesso tocca ai giocatori più importanti, Taarabt su tutti, dettare i ritmi della partita non sul proprio rendimento ma in base al rendimento della squadra giocando anche qualche pallone meno di fino. Il loro lavoro di qualità può andare a buon fine se fatto con velocità, altrimenti si otterrà il risultato opposto.
Cinico non è il Vecchio Balordo ma lo è il suo tecnico, che conosce il prezzo d’ogni cosa e non conosce il valore di nessuna. Cinico è Ballardini perché vede le cose come sono, anziché come dovrebbero essere.