È la terza volta che si titola alla stessa maniera una partita del Genoa. Dopo Cagliari e Crotone oggi tocca a quella con il Benevento. “È la partita” è frase coniata dal direttore Perinetti che la pronunciò alla sua prima conferenza stampa prima della trasferta sull’isola sarda.
Genoa-Benevento come una metafora della vita. Bisognerà entrare in campo senza aver la convinzione che otterrai qualcosa senza sforzo visto il campionato e la classifica degli avversari: questa dovrà essere la convinzione da parte di tutti, dentro il terreno e sugli spalti.
I risultati, specialmente con il Vecchio Balordo di mezzo, non arriveranno mai per grazia ricevuta a meno che non si soffra. Tutti dovrebbero sapere che non gli verrà mai regalato nulla e che per vincere dovrà sempre moltiplicare gli sforzi. A quel punto il Grifone probabilmente otterrà quello che si era prefissato. La voglia di specchiarsi bisogna lasciarla agli altri: ciò che conta è fare punti anche in un giornata che potrebbe apparire stregata.
Quella vecchia storia sull’importanza del vincere, più di ogni altra cosa ha già fatto vittima il Genoa negli scorsi campionati con squadre all’altezza dei sanniti. Che sia di lezione perché già vissuta da molti dei protagonisti che scenderanno in campo.
Genoa-Benevento è sintomo di preoccupazione se si creeranno tante occasioni e non si concretizzeranno. Oltre il gol, il Genoa non dovrà farsi anticipare: giocare con imprecisione e buttare via i palloni perché tutto ciò creerebbe affanno fino al fischio finale. Ballardini la salvezza la sta costruendo dalla difesa ma domani pomeriggio occorrerà il cinismo che dovrà pagare più del gioco positivo. In questo momento il Genoa non ha il lusso di poterselo permettere.
Al di là dei luoghi comuni, risulterà essenziale ai fini della salvezza un centravanti da 10 gol e per adesso di tutti quelli schierati nessuno sembra averli nelle corde. Ma il campionato è lungo.
Senza centravanti tutto è più difficile: domani probabilmente toccherà a Lapadula. Gli spetterà non soltanto il compito di fare gol ma anche quello di alzare il baricentro troppo basso e non per colpa del gioco, bensì per la mancanza di qualcuno che davanti lo faccia alzare. Altri sono i compiti di Pandev e Taarabt. Veloso non deve avere solamente l’opzione Taarabt ma altre create dalla prima punta di ruolo e di fatto.
Sugli esterni bisogna cambiare musica. Quelli attuali sono ottimi per capacità fisica e potrebbero correre per tre giorni. Come nel passato occorre però tecnica. La differenza nel passato genoano la facevano i Criscito, i Marco Rossi che correvano ma stoppavano anche bene il pallone e creavano impicci agli avversari con diagonali e sovrapposizioni, creando superiorità nelle due fasi di gioco.
La formazione del Genoa contro i sanniti conta poco in parallelo a quanto conterà il risultato. Pochi saranno i cambiamenti rispetto alle altre gare sotto la gestione Ballardini. Il tecnico rossoblu in conferenza stampa ha confermato che gli undici visti giocare nelle ultime 5 gare erano pressoché già nella sua testa da quando varcava per la terza volta i cancelli del “Pio Signorini”. A stamattina, dentro Lapadula fuori Pandev.
Capitolo Benevento. Nulla è normale nella terra del Sannio. Perciò il primo punto in serie A è frutto di un gol del portiere. Dopo il gol di Brignoli per i sanniti doveva iniziare un nuovo campionato. Tutto si è invece nuovamente arenato con le sconfitte successive al Friuli di Udine e la partita casalinga contro la Spal di domenica scorsa: sfide durante le quali si sono ripetuti gli stessi errori del passato.
La settimana che porta alla partita di Marassi è stata vissuta con una frase per tutto l’ambiente: “non salveremo la categoria , ma salveremo l’onore”. Il tecnico sannita De Zerbi ha tuonato dentro lo spogliatoio: “Chi non ci crede si metta da parte. Chi vuole divertirsi lo faccia nel campetto della parrocchia, chi viene pagato deve giocare con impegno“.
De Zerbi: “Ciciretti in campo solo se concentrato, contro il Genoa andiamo per vincere”
In questa stagione il Benevento è la seconda squadra con la Spal ad arrivare per la prima volta in Serie A dopo aver ottenuto due promozioni consecutive. I sanniti hanno fatto l’errore dello scorso anno del Pescara: hanno cambiato la stabilità tattica di una squadra rodata cercando progetti tecnici qualitativamente ambiziosi ma che faticano a stare in piedi. Il mercato impostato a tenere in piedi l’equilibrio tra l’ossatura delle due promozioni aggiungendo qualche giocatore sulla carta più di qualità per assorbire l’impatto con la categoria non ha dato risultati.
Il grande errore è stato quello del tecnico Baroni prima di essere esonerato. Ha provato a cercare un calcio coraggioso, offensivo e basato sull’idea di dominare territorialmente gli avversari specialmente sul campo degli “stregoni”. Tutto è diventato negativo, come già detto del Pescara dello scorso anno, che pur avendo giocato il miglior calcio in B si è subito disintegrato con l’impatto della massima serie.
Il 17 ottobre, dopo 8 sconfitte consecutive compreso il primo turno di Coppa Italia contro il Perugia ed aver incassato 23 reti e realizzate 2, è stato licenziato Mister Baroni e al suo posto è subentrato De Zerbi. I risultati non sono cambiati: solo un pareggio (8 sconfitte, 21 reti incassate e 7 realizzate) cambiando spesso modulo tattico e passando dalla difesa a 3 a quella quattro con preferenza per il 4-1-4-1. Altro errore di De Zerbi dopo il pareggio con il Milan di Gattuso è stato quello di giocare contro l’Udinese con uno spocchioso 3-4-2-1 che ha mandato su di giri la squadra di Oddo. Contro la Spal ritorno al 4-1-4-1.
Contro il Genoa rivoluzione in difesa con il rientro di capitan Lucioni, positivo all’antidoping da novembre scorso. Il Tribunale Antidoping del Coni gli ha dato la possibilità di giocare tre partite in attesa del processo: “arresti domiciliari sul campo” in pratica. Cose da Grifo , tanto per ridere. Chi lascerà il posto a Lucioni sarà uno tra Costa o Djmsiti: questo il ballottaggio della vigilia con quello in attacco tra Puscas e D’Alessandro. Anche Ciciretti, che ha firmato con il Napoli per 5 anni essendo svincolato dal prossimo febbraio, resta in dubbio.
Nel Benevento in 17 giornate di campionato si sono mostrati all’altezza solo i tifosi, contraddistinti dal colore della maglia giallo come il liquore più conosciuto del territorio: lo Strega.
Arbitra Abisso di Palermo. Nuovamente l’impressione che Rizzoli il designatore abbia fatto come Ponzio Pilato non inviando uno degli internazionali in una gara importante sulla carta solo per il Vecchio Balordo.