È stata la partita, ed è stata partita non certo per deboli di cuore, anche se tra i genoani dovrebbero essere pochi per quello che anno vissuto dentro e fuori dal Tempio.  Partita da paura fino al gong finale, rimasta tale anche dopo il rigore da pallone pesante di Lapadula con molti girati per non vedere l’esecuzione. Partita che nel pugilato sarebbe stata, ai punti e non nel gioco, a favore del Grifone. I gol sbagliati almeno 4 dai rossoblu e 2/3  dai gialli.

Nell’intervallo tanta perplessità per il Vecchio Balordo schierato modello trasferta: gran lavoro delle linee di passaggio, difensori centrali ben coordinati nella marcatura e due linee a protezione della porta sempre strette e coordinate. Se tutte queste proprietà del gioco di Ballardini ormai sono riconosciute altre sono venute a galla: i difetti in fase offensiva. I centrocampisti, e in particolare Veloso, non sono stati in giornata. Per Taarabt e Pandev la solita qualità senza però il raggiungimento del gol.

Balla dice che non è preoccupato per l’astinenza da gol perché i suoi calciatori creano molti palloni da gol. Questo è vero: fare gol non è facile. Ma sbagliare – e non solo contro il Benevento – così tanti rigori in movimento, questo dato preoccupa.

Sessanta minuti da Grifun magro mentre tutti dentro il Tempio pregustavano di mangiare il Cappun, anche se il magro è la prelibatezza della cucina genovese in questi giorni. Si parla di sessanta durante i quali gli stregoni hanno fatto vedere i fantasmi di tante altre partite giocate nel passato e documentate ampiamente in questa settimana, sempre contro squadre alla portata del Genoa.

Al 56’ entra Lapadula ed esce Rigoni. La musica cambia e il mugugno è evidente per la precedente scelta di lasciarlo in panchina. Musica cambiata non solo per Lapa ma anche perché Taarabt alto sulla corsia di sinistra, con le sovrapposizioni di Laxalt, metteva in crisi la retroguardia sannita che ha dimostrato il perché dei 40 gol incassati prima del rigore genoano. Neanche il rientro di capitan Lucioni è riuscito a mettere una pezza. Non sono cambiati gli spettacoli del gol mancato e della la sfortuna ma il coraggio offensivo ha dato qualche speranza di poter chiudere la gara. Nonostante tutto, al novantesimo in pochi avevano la speranza di passare un Buon Natale.

Non capito il tecnico De Zerbi (clicca qui per rileggere le sue parole) che alla fine ha lamentato che il VAR per loro non esiste. Non è vero: Abisso di Palermo, scarso tecnicamente e disciplinatamente, prima di assegnarlo ha aspettato il responso dei colleghi davanti alla Tv: basta vedere le immagini con la massima punizione assegnata a rallentatore o in stile moviola.

De Zerbi invece dovrebbe spiegare perché, oltre ad aver rivoluzionato la squadra mandandola in campo a trazione anteriore mettendo in difficoltà il Genoa, ha fatto uscire attaccanti e inserito difensori dopo il sessantesimo di gioco. Cercava il punto? A cosa gli serviva?

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In tutto questo scenario al cardiopalma, il Genoa targato Ballardini ha dimostrato di essere una coperta corta. Se cerca di sfruttare la fase offensiva dietro rischia di prendere gol a campo aperto, viceversa se si copre troppo trova difficoltà nel trasformare la manovra in offensiva.

Ballardini per portare fuori il Genoa dalle secche del fondo classifica pensa innanzitutto a proteggersi e dopo a colpire. “Brutto” perché il calcio vive di gol e parate dei portieri. È un’arte balllardiniana quella della copertura degli spazi e con l’attuale Genoa talvolta è persino difficile riconoscerla. Si tratta di un’arte che non si riconosce perché il calcio essendo uno spettacolo per gli spettatori deve essere tecnica e perciò la tattica diventa per pochi.

Undici palline colorate di rossoblu firmate Ballardini coloreranno l’Albero di Natale di tutti i Genoani, palline colorate che dovranno comunque anche far riflettere. Il Balla rispetto a tanti predecessori, non solo l’ultimo, non ha finito per perdere o pareggiare sempre in partite cardine per la solidità del cammino del Vecchio Balordo, e così facendo non ha fatto la crocerossina. Quest’anno Ballardini sta piuttosto costruendo la risalita della classifica, ma per la salvezza bisogna ancora lavorare tanto. Non solo sul campo ma anche dietro le scrivanie del calciomercato, battendo Crotone, Hellas Verona e Benevento.

BuoncalcioNataleatutti. Ennesimo Natale che sarà vittima dell’algoritmo degli auguri digitali. Il vantaggio è che non si rispettano gli orari ma nel passato una telefonata allungava la vita. Adesso non spegnete i telefonini perché alla riapertura vi troverete invasi da tanti Babbi Natale. Perciò via  libera a sms, mail, animazioni gif in mail, messaggi social, selfie vestiti non solo da Babbi Natale ma anche da renne: si spera di escludere foto di piatti. Tranquilli: manca solo l’app per selezionare il profumo, arriverà. Per adesso godiamoci il Genoa!

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