È gennaio ed è tempo di calciomercato. Omai è arrivato il momento, per di più con una sosta lunga senza calcio da digerire, di passare da allenatori a direttori sportivi.
Non si discute di strategie, tattiche o numeri di modulo ma di quali sono i difetti e di come rinforzare la squadra, dimenticandosi che prima delle entrate il calcio italiano da parecchi anni deve prima fare delle uscite. Uscite basilari per il buon funzionamento non solo finanziario di una società, ma soprattutto tecnico da parte della rosa a disposizione del tecnico. E questo anche se la rosa a disposizione del tecnico, solo con qualche ritocco, può centrare l’obiettivo di inizio stagione.
Un acquisto a gennaio deve essere fatto non per rimpolpare la rosa, se non ve n’è bisogno, ma per migliorarla. Oppure se il tecnico vuole cambiare strategia tattica non possibile con il materiale a disposizione.
Difficile con il calciomercato invernale di riparazione fare arrivare calciatori dall’estero, centrare l’obiettivo e cambiare subito la classifica. Negli anni passati coloro che hanno fatto la differenza arrivando a gennaio nel campionato italiano si contano sulle dita di una mano. Difficile infatti che chi arriva dall’estero incastri subito virtù e difetti con l’allenatore e lo spogliatoio.
I direttori sportivi, i dirigenti, i Presidenti dovranno anche riflettere sulle centinaia di milioni di investimenti a rischio della campagna acquisti estiva non andati a buon fine. Non dovranno allo i i tifosi, per i quali sognare significa dormire con tante illustrazioni nel testo.
Il calciomercato non può essere come quello dei consumatori che vogliono approfittare a tutti i costi dei saldi per poi ritrovarsi ad aver comprato oggetti che non useranno mai o poco. Il calcio italiano alla fine dello scorso agosto aveva speso quasi un miliardo di euro: i nuovi acquisti erano 186 e sono stati utilizzati con il contagocce.
La dimostrazione è che gli allenatori italiani hanno bisogno di tempo per dare spazio ai nuovi anche perché l’unico obiettivo già dalla prima giornata di campionato è quello di vincere.
Il messaggio dell’allenatore che non utilizza il nuovo arrivato è brutto dentro lo spogliatoio. Uno spogliatoio dove tutti si chiederanno perché è stato ingaggiato. E sorgerà il dubbio, non confortante, che gli ultimi arrivati non abbiano fatto nulla per meritarsi la fiducia non solo dell’allenatore, ma pure dello spogliatoio.
Guardando la classifica dei cannonieri dei nuovi acquisti estivi ci sono solo Lasagna dell’Udinese e Ilicic dell’Atalanta tra la prima e la nona posizione, entrambi con un curriculum nel campionato italiano.
Dove sono finiti i più famosi pur avendo un campionato italiano alle spalle? Dove sono i vari Schick, 42 milioni per l’acquisto; Defrel dal Sassuolo alla Roma per sostituire Dzeko; le new entry Andrè Silva del Milan; Ounas del Napoli strappato a mezza Europa per far rifiatare il trio meravigliao del Ciuccio; Karamoh dell’Inter, 56’ giocati come alternativa a Icardi. Anche la Juventus ha toppato con Douglas Costa: solo un gol per Allegri.
Il calciomercato invernale in atto se prenderà spunto da quello estivo si calmerà e in molti – meno male! – si dovranno ricordare, per forza e necessità, del fair play finanziario da rispettare. Questa estate fui colpito da una frase di De Laurentiis nei confronti di un media che come qualsiasi tifoso gli chiedeva “chi comprate?“. Il cineasta rispose: “È la più grande stupidaggine del mondo questa domanda, perché non ha senso comprare un calciatore per farlo stare in panchina“. Bisogna essere d’accordo .
Il calciomercato invernale è iniziato male per il calcio italiano con il passaggio di Coutinho dal Liverpool al Barcellona per 160 milioni di euro. Coutinho non era un bidone? Perché l’Inter lo vendette per 13 milioni ai Reds inglesi? Coutinho quando arrivò era il fratello gemello calcistico di Neymar nelle giovanili brasiliane ma in Italia fece vedere poche giocate. L’Inter si consola con l’1,5% del totale come premio formazione.
Coutinho e tanti altri hanno dimostrato che il calcio italiano non è terra di conquista per nessuno.
Ne terranno conto direttori sportivi, allenatori e soprattutto Presidenti ai saldissimi dell’ultima settimana di calciomercato ammaliati dagli agenti? La risposta al 2 febbraio.