Consuntivo del girone di andata sul VAR tra arbitri, allenatori e dirigenti. Lunedì scorso  il tempo di una partita di calcio senza recupero per confrontarsi e convincere gli allenatori che il VAR funziona. Tutto è stato fatto con l’aiuto dei numeri da parte di Rosetti e Rizzoli,  i capi VAR italiani. Unici assenti Sarri e Di Francesco.

Gli allenatori hanno chiesto di accorciare la chiamata del fuorigioco. Assistenti  troppo in ritardo in attesa della conferma del VAR. I “G.L.” (Guardalinee vecchio nominativo) a cosa servono? Solo per il  fallo laterale nella loro metà campo? Nell’altra parte alzano la bandierina in alto e diventano Ponzio Pilato lasciando la decisione al direttore di gara. Adesso, identica operazione con il fuorigioco lasciando la decisione alla video assistenza.

VAR…icocele

Rosetti e Rizzoli hanno snocciolato i dati colpendo in particolare la platea con le 1078 verifiche fatte con il VAR, comprese le silenti, e hanno rassicurato che i tempi di analisi e decisione da parte della video assistenza e dell’arbitro sono diminuiti. I designatori gongolanti per le analisi dei dati, che hanno accertato il crollo dei falli dell’8%; dei cartellini gialli del 18,8%; delle simulazioni del 23%. Rigori aumentati invece del 5%.

Si sono visti nei 90’ di confronto alcuni episodi chiave di alcune gare addirittura con l’audio tra arbitro e Var.  Tutto condito con marce indietro sugli errori commessi da arbitro e VAR.

Gli episodi sono stati il gol di Galabinov e il rigore accordato con il bulgaro in fuorigioco di millimetri in Genoa Juventus. La mano di Torreria in Samp-Sassuolo. il rosso a Immobile in Lazio-Torino dopo il contatto con Burdisso. Juventus-Torino di Coppa Italia con il fallo di Khedira su Acquah e il gol successivo di Mandzukic. Il tutto dimenticandosi nuovamente di Udinese-Genoa e del primo rosso diretto di VAR a Bertolacci per un fallo fuori dall’area da giallo e il perdono di Pairetto a Behrami del secondo giallo. Infine l’ultimo episodio Cagliari-Juventus: il colpo di mano di Bernardeschi alla prima di ritorno.

Allora c’è da chiedersi: il VAR tramite i numeri funziona e convince gli addetti ai lavori oppure se sono i direttori di gara che non hanno cambiato il pelo? Tutti i rigori esaminati  un arbitro li deve vedere e dare anche ad occhio nudo.

È l’uomo arbitro che sbaglia. Prendiamo ad esempio Cagliari-Juventus: non si capisce come Calvarese primo arbitro possa non aver visto il fallo di mano, consultandosi con Banti in cabina di regia. Ma del resto come poteva essere aiutato da un direttore di gara che in carriera, su 211 gare, di rigori ne ha fischiati 34 (in stagione 3 su 8 gare di cui 2 segnalati  dalla cabina di regia).

Rizzoli ha detto che sui falli di mano prenderanno provvedimenti. Non occorrono miracoli: basta leggere la regola 12 su “falli e scorrettezze” e applicarla, non interpretarla. Il rigore si fischia quando volontariamente il braccio o la mano vanno in direzione del pallone e non viceversa (quando il pallone va verso la mano) considerando la distanza che c’è tra l’avversario e il pallone (pallone inaspettato).

Regola 12 che mai è stata rispettata dagli arbitri, non solo per i falli di mano. Ognuno l’ha interpretata sempre a modo suo, con VAR o senza. La tecnologia dopo la riunione di lunedì a Milano si conferma utile, ma difficilmente convincerà visto il modo di applicarla di molti direttori di gara.

Gli arbitri, i dirigenti, gli allenatori, i calciatori, i tifosi invocano le regole ma diventa difficile rispettarle. Tutto succede come in Italia – anche fuori dal calcio – con le leggi. Quando ci toccano gridiamo al sopruso, viceversa quando tocca agli altri le punizioni dovrebbero essere esemplari. Come fa il VAR a sfuggire a questo esempio di coerenza italica   nell’interesse del proprio orto?

Totò se fosse stato presente alla riunione di Lunedì tra Var e allenatori avrebbe detto: “le macchine…le macchine…sarà, ma non ragionano“. E sugli arbitri: “ho studiato musica (regolamento) per corrispondenza“. Il teatrino Var dunque continua. Sabato e domenica prossima altra puntata: come finirà? Dipenderà quanti fischi per fiaschi prenderanno i sei arbitri a dirigere una partita.

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