Sconfitta importante con l’Udinese nel Tempio Ferraris: manicomio sempre più grande che i pazzi, in campo e fuori, allargano con le loro teorie. Genoa con mordente, ma lo schiaffone friulano si è fatto sentire.
“Teorie” perché per il Vecchio Balordo fare gol è come correre dietro una gallina: sembra facile acchiapparla, ma in realtà è difficilissimo. Teoria perché il Genoa è sfortunato ma a Borgoratti dicono che nel calcio la fortuna e il c..o bisogna meritarseli.
Vedendo il tabellino dei tiri in porta il Genoa fa di tutto per avvalorare la tesi precedente. Tante azioni sprecate, due da Lapadula (una di destro e una di sinistro). Sfortunata la traversa di Galabinov: qui nasce la stramberia tecnica e non tattica in cui non dovrebbe centrare il Balla. Senza Galabinov in campo fioccano i cross alti; con l’entrata del bulgaro si cercava la giocata bassa con Taarabt alla sinistra che saltava difficilmente l’avversario e Pandev a destra che è la flagrante dimostrazione che senza scatto e potenza atletica un calciatore anche assai tecnico non può mai essere completo, specialmente in quella posizione e nell’ultima mezz’ora di gioco.
Il Genoa fa fatica a finalizzare e non si capisce quante siano le colpe dei centrocampisti e quelle degli attaccanti. I laterali devono costruire il gioco, due interni lo devono rifinire e quattro attaccanti anche con caratteristiche diverse non lo sanno concludere oltre un determinato ritmo.
Tecnicamente l’incontro tra Genoa e Udinese è da ritenersi povero, partita molto tattica con la ricerca della superiorità asfissiante in tutte le parti del campo con nessun spazio concesso dai due allenatori alle ripartenze avversarie. Non è meritata la vittoria delle zebre friulane perché frutto di un solo episodio: non è meritata la sconfitta del Vecchio Balordo perché gli episodi se li è andati a cercare con Perin assente. Il pareggio era il risultato più giusto anche se al calcio vince chi fa gol.
Il Genoa in 11 contro 10 ha fatto ancor più fatica, gli spazi si sono chiusi in un Verrou, chiavistello friulano con un 4-4-1 dove non passava neanche una mosca. L’errore dei genoani quello di far circolare non velocemente la sfera e i cambi campo non producevano effetti perché davano il tempo a Danilo e compagni di prendere le contromisure. La furia dei rossoblu non è mancata, l’animo lottatore di tutti quelli schierati neanche: tutto mal supportato da coraggio, intelligenza e mestiere.
Ennesima gara contro l’Udinese dove si è avuta la conferma che il 3-5-2 può dare risultati con Juventus e compagnia. Ad esempio lunedì prossimo con la Lazio potrebbe essere utile, ma con le altre dal decimo posto in giù della classifica la soluzione migliore l’abbiamo vista contro Benevento e Sassuolo con il 4-3-2-1 con Pandev e Taarabt alle spalle di Galabinov.
Il Genoa si è snervato a ridosso del muro friulano con quel cercare lo spunto fra troppe gambe e quell’impossibile ricorso al dribbling di Taarabt, anche senza i riflessi appannati, e degli altri genoani invece annebbiati dalla fatica e con le forze che incominciavano a mancare. In questo modo, il Genoa ha dimostrato nel finale di gara che difendersi anche in inferiorità è più facile che attaccare.
Giocare con una o più punte, con tre o più centrocampisti conta poco e non ha nessun significato determinante per quanto riguarda lo sviluppo e il perfezionamento delle capacità offensive di una squadra. Conta il “modo di muoversi” e i rapporti che devono stabilirsi tra i singoli calciatori in relazione all’uomo in possesso del pallone ed al conseguente comportamento degli avversari. Tutto ciò si è visto poco con il Grifo in superiorità numerica, anche al netto dei gol mancati e traverse
La sconfitta del Genoa contro l’Udinese è un altro compendio della vita del genoano. Durante i 94’ di gioco ha respirato, aspirato, cospirato, sospirato. Tutto evaporato con la sconfitta. La gara con i precedenti vocaboli è continuata con tutti quelli che uscivano dallo Stadio e la domanda aveva un unico denominatore: “dopo aver incassato i franchi/euro per Pellegri investirà qualcosa il presidente per rinforzare il centrocampo?”
Annunciare l’uscita del giovanotto a cinque giorni dalla fine del calciomercato non è stata una mossa che poteva lasciare zitti i tifosi rossoblu. Annuncio che non è partito da Preziosi o dalla famiglia Pellegri ma da qualcuno che pensa che il calciomercato di gennaio sia Carnevale, perciò da ridere.
Tutti sono a caccia del centrocampista e manca certamente un giocatore con caratteristiche diverse da quelli in rosa: ma attualmente al Genoa per fare gol, partita dopo partita, sembra servire anche un attaccante pronto a fare squadra.
Lapadula ha le sue caratteristiche e tutto viene confermato dai numeri della passata stagione; Galabinov è forte fisicamente e di testa; Pandev è un trequartista; Taarabt non è un attaccante; pr Pepito Rossi passerà del tempo. Ognuno di loro non riesce a fare squadra per una peculiarità quasi comune: non sono veloci come succedeva alla squadra del Balla nelle precedenti avventure sotto la Lanterna con attaccanti come Palacio, Floro Flores, Paloschi, Borriello, Immobile. A quell’epoca il ravennate giocava coperto ma davanti aveva punte veloci.
Tutto viene confermato dalle squadre che si giocano la salvezza con il Grifone e che hanno ingaggiato in questo calciomercato. L’ultima è l’Hellas Verona che sbanca Firenze con tre velocisti Matos, Kean e Petkovic, l’ultimo arrivato dal Bologna che usa il fisico per innestare la velocità dei primi due nominati, lo scorso anno a Trapani (e non si dimentichi il gol di Vukovic, neo acquisto dall’Olympiakos). Vedere per credere!