Alla vigilia di ogni gara del Genoa abbiamo quasi sempre usato gli stessi vocaboli calcistici: squadra corta, pronta alle ripartenze, stretta, pressing, giocare senza pallone. Alla 23ª giornata di campionato, quella che si giocherà contro la Lazio domani, nel lunedì sera del calcio italiano, questi termini potrebbero lasciare il tempo che trovano.
Sarà un’altra gara difficile per il Vecchio Balordo; delle 22 giocate, faticoso trovarne una facile, e quando è stata più fattibile tutto è stato mandato all’aria per errori fino alla 12ª giornata, tempo di Juric, da parte dei difensori. A seguire, chiusa a doppia mandata la porta di Perin, a fare la differenza in altri risultati la facilità con cui si sono sbagliati gol facili.
Arrivare in porta per il Genoa è difficile: latita spesso il palleggio a centrocampo, costruttivo a determinare la profondità e combinazioni spazio tempo sulla trequarti. Tutti siamo stati dottori nelle scorse settimane con delle ricette per far gol. La colpa? Perché manca un centrocampista con qualità diverse da quelli che sono in rosa? Potrebbero essere balle. Il medianone fotocopia di Rincon avrebbe potuto proteggere ancor di più la fase difensiva ma difficilmente, succedeva anche al General, dare un’impronta a quella offensiva.
Chiaro che nel 3-5-2, non solo di Ballardini, sia fondamentale il gioco dei centrocampisti, dal cui comportamento dipenderà un carattere prevalentemente offensivo o difensivo, e l’arrivo di Bessa speriamo che porti in quella direzione. La prova provata sono la Lazio e il suo 3 5 2.
Ballardini li mette bene in campo, ma dopo devono essere i Veloso – nuovamente KO nel mese di gennaio come lo scorso anno – oppure i Bertolacci e tutti gli altri a prendersi delle responsabilità nell’instaurare i rapporti tra i singoli reparti. In fase difensiva adesso tutto riesce bene e in fase offensiva no perché mancano le combinazioni di gioco, che devono partire dall’impostazione dinamica della squadra: semplicemente devono giocare di più senza pallone e quelli davanti dettare il passaggio a chi arriva da dietro.
Ballardini e Regno, anche se dall’unico allenamento del martedì a porte aperte è difficile capirlo, baseranno la loro opera sulla costruzione di un gioco di squadra non solo in fase difensiva ed anche loro incominceranno a chiedersi il motivo della fatica del Genoa a fare gol, anche se le azioni vengono sviluppate qualche volta bene. Potrebbero chiedersi se la squadra è pronta a cambiare strategia con gli ultimi arrivati.
Contro la Lazio, brutta bestia in questo momento con la Champions League nella testa, anche senza Milinkovic-Savic e Lulic il Genoa per fare risultato dovrà fare una gara impostata bene dietro. Anche senza Spolli, provare a pungere in avanti dove gli spazi saranno pochi contro un’Aquila che gioca in casa .
Importante per il Vecchio Balordo non prendere gol, specialmente nel primo tempo, per non permettere a Simone Inzaghi il gioco preferito: difendersi e colpire in contropiede con la velocità di Immobile e Felipe Anderson. Nulla di particolare il 3 5 2 laziale, Balla lo metteva in atto e bene nelle venute precedenti a Pegli, con gli attaccanti veloci a disposizione. La formazione molto probabile:
GENOA (3-5-2): Perin; Biraschi, Rossettini, Zukanovic; Rosi, Omeonga, Bertolacci, Hiljemark (Rigoni), Laxalt; Pandev, Galabinov (Taarabt). Allenatore: Davide Ballardini.
Capitolo Lazio. Avversario decisamente non semplice, la squadra di Inzaghi, che sta disputando una stagione davvero eccellente ed è a questo punto l’avversario più pericoloso per la conquista di un posto in Champions League, non avendo di fatto nulla da perdere. I biancocelesti possono contare su un ottimo momento di forma, anche a livello psicologico giocandosi per il secondo anno anche una semifinale di Coppa Italia.
Tatticamente, rispetto allo scorso campionato, la squadra di Inzaghi non ha solo la propensione ad attendere e ripartire. Il tecnico, messo da parte il 4 3 3, ha scelto un più coperto 3 5 2, anche 3 5 1 1, con Felipe Andersson infortunato. Anche con le squadre di media e bassa classifica la Lazio difficilmente ha aggredito alto, cercando subito di vincere la gara. L’assetto compatto è quasi sempre stato chiudere quanto più le linee affidandosi alle doti di ripartenza di contropiedisti eccellenti come Anderson e Immobile, ritornato in campo dopo l’infortunio mercoledì contro il Milan nella disputa della prima semifinale di Coppa Italia: partita giocata al Meazza, nella quale Inzaghi ha cambiato 6 giocatori rispetto alla partita di campionato, sempre contro il Diavolo all’ultima giornata di campionato, domenica scorsa.
Ritornando al campionato, tatticamente in fase offensiva i biancocelesti giocano con un assetto schiacciato verso il basso. Rispetto alla scorsa stagione la Lazio ha meno difficoltà a risalire grazie al lavoro e alla qualità dei centrocampisti quali Milinkovic (assente contro il Grifo) e all’esplosione di Luis Alberto, aspettato per un anno dal tecnico biancoceleste. A tutto bisogna aggiungere anche il lavoro degli esterni fra cui Lulic (anche lui appiedato dal giudice sportivo) e Marusic, che ha portato via il posto a Basta.
La bravura di Inzaghi, dopo la partenza di Biglia e Keita? Aver corretto anche il tipo di gioco, rinforzandosi sulle corsie laterali, non cercando esclusivamente la ricerca della verticalità con palloni lunghi ma inseguendo un maggior possesso con il palleggio di qualità, di quelli citati in precedenza, e densità in zona pallone.
La partenza di Lucas Biglia, calciatore capace di verticalizzare velocemente, un regista tutto tondo, sembrava indebolire l’Aquila di Lotito. Invece Lucas Leiva l’ha fatta nuovamente volare, fungendo da uomo ordine davanti alla difesa e lasciando la regia a Luis Alberto, l’equilibratore che permette a tutti gli uomini di centrocampo e sugli esterni di appoggiare Immobile salendo armonicamente, creando alternative al tiro in porta non solo del centravanti.
LAZIO (3-5-1-1): Strakosha; Wallace (Bastos), De Vrij, Radu; Marusic, Parolo, Leiva, Luis Alberto, Lukaku; Nani (Felipe Anderson), Immobile. Allenatore: Simone Inzaghi;
Lazio-Genoa verrà diretta da Maresca di Napoli. Direttore non fortunato nelle gare arbitrate con il Grifone in questa stagione. Indipendentemente dal risultato, la sconfitta di Udine pesa perché non ha preso la decisione di ammonire Bertolacci e ha fatto prendere il provvedimento al VAR con il primo cartellino rosso tecnologico per Bertolacci. A seguire, nella stessa partita, non ha estratto il secondo giallo contro Behrami al 63’ per di più sotto gli occhi del quarto uomo. Il Grifone avrebbe finito la gara in 10 contro 10 e chissà che il risultato non potesse cambiare. In Coppa Italia, contro la Juve, sempre con il VAR ha annullato il rigore a Pepito Rossi dopo averlo assegnato.
Il vigile del fuoco napoletano in stagione ha diretto 10 gare, oltre Udinese-Genoa anche Lazio-Sassuolo terminata con un 6 a 1 per Immobile e compagnia. Nel tabellino generale sono 31 le gare dirette in A, con 13 rigori e 16 espulsi. Con la Lazio 4 vittorie e un pareggio, con il Genoa 1 vittoria, 2 pareggi e 2 sconfitte.
1° assistente Di Vuoto di Castellamare di Stabia, 2° Mondin di Treviso. 4° uomo Di Paolo di Avezzano. VAR: Guida di Torre Annunziata, AVAR Valeriani di Ravenna.
Diffidati Lazio: nessuno
Diffidati Genoa: Taarabt, Rossettini, Veloso, Rosi.