Sette avvicendamenti in panchina hanno contraddistinto sin qui la stagione di Serie A. Fra questi vi è anche e quello di Davide Ballardini al Genoa, ma vi sono anche quelli di Mazzarri al Torino, Gattuso al Milan, Oddo all’Udinese. E infine Zenga al Crotone, De Zerbi al Benevento e Iachini al Sassuolo. Che impatto hanno avuto sulle rispettive formazioni? Siamo andati ad approfondire questo aspetto avvicendamento per avvicendamento, in ordine di tempo.
ROBERTO DE ZERBI (Benevento) – Subentra a Baroni, eroe della promozione sannita in Serie A, alla nona di campionato: è il primo avvicendamento di questo campionato. Il Benevento del resto è ultimo e convive con la paura di aver segnato solo due gol, avendone
DAVIDE BALLARDINI (Genoa) – Sul tecnico rossoblu si è detto già tutto e non vale la pena ripetersi in ogni dettaglio: tornato al Genoa per la terza volta in carriera dopo il derby perduto contro la Sampdoria, rileva Ivan Juric e una squadra da soli sei punti in classifica in
MASSIMO ODDO (Udinese) – Subentra a Del Neri alla 14° giornata dopo un’altalenante inizio di campionato. I calciatori dell’Udinese ingeriscono la medicina dell’ex tecnico pescarese e, dopo la sconfitta col Napoli, vincono cinque gare consecutive in campionato rilanciando nei cuori dei tifosi friulani velleità europee. Ma dopo Capodanno qualcosa si
GENNARO GATTUSO (Milan) – La giornata successiva al ritorno in panchina dell’ex compagno Oddo esordisce sulla panchina del Milan anche Gennaro Gattuso. L’esordio è quel fatidico 2-2 in casa del Benevento con gol del portiere avversario allo scadere: l’incipit sarebbe potuto essere da incubo. Ma Ringhio resiste, incassa ancora le tre reti dell’Hellas Verona e decide però di ripartire dal derby di Coppa Italia contro l’Inter, vinto uno a zero. Da questo momento riparte la stagione dei rossoneri: con lui è saldamente 4-3-3, con la coppia di centrali consolidata Romagnoli-Bonucci, la ricerca di un equilibrio a centrocampo con Kessiè, Biglia (quando rientra) e Bonaventura e l’introduzione fissa dal primo minuto di Calhanolgu al fianco di Suso. Stimolerà anche Cutrone fra dichiarazioni e iniezioni di fiducia
GIUSEPPE IACHINI (Sassuolo) – L’uomo scelto per rilevare uno spaesato Bucchi dalla panchina del Sassuolo è quel Beppe Iachini esperto di salvezze nel più recente passato con Udinese e Palermo. Nessuno si aspetta sfracelli, ma i punti necessari per salvarsi: i neroverdi sono del resto quintultimi con undici punti a due sole lunghezze di vantaggio dalla zona retrocessione. Impatta violentemente sulla prima gara esterna con la Fiorentina (3-0), ma si riprende subito inanellando ben 10 punti in quattro partite, sempre col 4-3-3 che è stato suo modulo d’eccellenza soltanto con la Sampdoria in Serie B. La strada del Sassuolo a questo punto, con 21 punti, sembra avviata verso la ripresa, ma ecco che arriva la sconfitta del “Ferraris” per mano del Genoa e di Galabinov. Da lì in poi la
WALTER ZENGA (Crotone) – Raccoglie il pesante fardello lasciato da Nicola, che in rottura con una parte dello spogliatoio decide di abbandonare la causa dell’amato Crotone. Arriva in terra calabrese con l’idea del 4-3-3 e non più del 4-4-2 e la voglia di rilanciarsi dopo alcune parentesi non troppo felici, l’ultima delle quali con la Sampdoria poi rilevata da Montella (e quasi retrocessa). Oltretutto stringe un buon rapporto coi suoi calciatori, in particolare con Barberis, che già aveva fatto parlare di sé e che di lì a poco lo ripagherà con alcune marcature pesanti. All’arrivo di Zenga siamo alla 16esima giornata e il Crotone è quintultimo a 12 punti. Perde subito lo scontro diretto col Sassuolo al “Mapei Stadium”, ma si rifà col Chievo in casa. Poi ecco altre tre sconfitte con Lazio, Napoli e Milan e di nuovo
WALTER MAZZARRI (Torino) – L’utlimo in ordine di tempo a subentrare su una panchina di Serie A è stato Walter Mazzarri, che di ritorno dal Watford ha trovato le braccia spalancate di Urbano Cairo e della piazza granata: se Mihajlovic non era decollato in un girone intero col materiale messo a disposizione, era percezione comune che fosse l’ora di cambiare aria. Per quanto allenatore esperto di questo campionato, è quello ad aver avuto meno tempo per imprimere la sua idea di gioco alla squadra: avvezzo alla difesa a tre ma costretto a rivedere la sua idea di gioco dopo l’approccio con la Premier League, costruisce il suo Torino sulle macerie di quello dell’ultimo Mihajlovic, partito quest’anno col 4-2-3-1 e finito col 4-3-3. Le sue mosse sono, in assenza di Belotti, quella di mettere Niang prima punta come schema fisso, promuovere nuovamente Molinaro titolare e avanzare Ansaldi sulla sinistra. Il tutto in attesa di ritrovare il migliore Ljajic. Una scossa il Torino l’ha ricevuta col ritorno di Mazzarri non perdendo per un mese e mezzo: poi è arrivata la Juventus nel derby e aver osato così poco ha fatto chiudere baracca e burattini. Il tecnico toscano incorna ad una media di 1,83 punti a partita e supera già i colleghi Oddo e Gattuso.