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Bologna-Genoa, dalla sconfitta bolognese recuperare bontà del gioco, lucidità e coraggio

A caldo ha lasciato tutti molto perplessi la sconfitta del Genoa al “Dall’Ara”, la dodicesima del campionato, contro un’avversaria che, per stessa ammissione del tecnico rossoblu, “non aveva fatto più o meglio del Genoa“. Ha fatto meglio in zona gol, ma non senza il contributo del Genoa. Ed ecco che la lezione di difesa collettiva della scorsa settimana contro l’Inter si è trasformata in un ritorno al passato.

Una partita tanto semplice da analizzare, “vinta” per errori dei singoli, quanto difficile da spiegare coi numeri. Lasciando da parte i dati sul possesso pallone, si metta in evidenza su tutti un aspetto, ovvero sia il fatto che il Genoa è arrivato al tiro ben undici volte negli ultimi trenta metri, dalla trequarti in su, e che soltanto tre volte ha impegnato in qualche modo Mirante. Le conclusioni, nel dettaglio, sono un tentativo di Hiljemark nel primo tempo in pallonetto dopo gli sviluppi di un calcio d’angolo; un destro rasoterra ad incrociare di Lazovic nel secondo; infine, una conclusione di Pandev in acrobazia sul finale di gara. Non che il Genoa non crei occasioni: i problemi subentrano quando è il momento di finalizzarle. Non a caso il Grifone è il terzultimo attacco del campionato in solitaria dopo le due, inutili reti rifilate dal Crotone alla Spal (clicca qui per il resoconto della 26° giornata). Un difetto che la truppa rossoblu aveva deciso con piglio battagliero di limitare lanciando un messaggio chiarissimo nei tre turni precedenti: cinque gol segnati a fronte di una difesa sempre solidissima (un solo gol subito, ndr). Poi la caduta di ieri, che potrebbe diventare anche “salutare” come lo possono essere schiaffi lasciati sul volto da un genitore al proprio figlio: sicuramente il Genoa da trasferta, dal ritorno di Ballardini, non era mai andato sotto in trasferta e mai era stato chiamato a recuperare uno svantaggio. Questo è un altro dato da evidenziare: prova di maturità non superata. Ma ci saranno altri test di qui alla fine e non tutto è da buttare.

Se il Genoa porgerà l’altra guancia contro il Cagliari o si rimetterà subito in corsa? Difficile dirlo adesso. Ha provato a rispondere a questo quesito “evangelico” il neo arrivo Bessa dicendo che occorre migliorare in tutti gli aspetti, dall’ultimo passaggio al tiro in porta. Servirà farlo anche alla luce del calendario, che promette al Genoa otto gare con alle spalle il sostegno infuocato del proprio pubblico e solamente quattro fuori, in contesti difficili come possono esserlo le trasferte di Napoli, Roma, Bergamo e Benevento.

Il malumore e l’amaro in bocca li hanno lasciati numeri e dati che, presi senza tenere conto del risultato, farebbero pensare ad uno dei Genoa migliori della stagione. Ad esempio, 20 azioni manovrate il Genoa non le aveva mai inanellate nella medesima partita. E così anche il dato di 13 passaggi sbagliati è non soltanto notevolmente ridotto rispetto alla media passaggi sbagliati del Genoa a partita (29,1) ma è pure il più basso rispetto a tutte le altre gare di questa stagione, dove il dato più basso era stato quello registrato contro la Roma (15 passaggi sbagliati). Il tutto in antitesi rispetto ai tiri fatti che, come già detto, sono stati molti e poco concretizzati (vedi tabella 1). Per altro, eccezion fatta per la gara di ieri al “Dall’Ara”, quando la formazione rossoblu si è distinta per qualità nella gestione del pallone e ha sbagliato meno di venti passaggi ha sempre raccolto punti.

Se il Genoa ha giovato anche di un atteggiamento difensivo e cauto del Bologna per imporsi nel gioco? I dati, oltre alle evidenze del campo, raccontano che in parte è stato anche così. Intanto il Bologna, che giocava in casa, ha superato la metà campo con tutti gli effettivi soltanto in un’occasione, a metà del primo tempo e nella sua massima fase di spinta. Nelle altre occasioni non si sarebbe più sbilanciata in avanti, cercando di prendere campo con calci piazzati oppure portando all’errore l’avversario, come accaduto in occasione del secondo gol con un rimpallo di Spolli su Destro. Non il Bologna più aggressivo di sempre di dunque quello palesatosi di fronte a un Genoa che, sicuro della sua forza, ha invece mantenuto un baricentro decisamente più alto che in altre occasioni (54,36 metri), esprimendo a tratti un calcio offensivo con diversi tentativi di giocate in profondità. Le zone di sfondamento sempre le solite, con un 60% di bilanciamento offensivo sulla fascia sinistra gestita da Laxalt, spesso supportato dalle giocate di Pandev e, in minor misura, di Medeiros.

Da qualunque parte la si voglia vedere, si parla di numeri che fanno dire “peccato” per un’occasione sprecata, per un Genoa che poteva dirsi corsaro una terza volta di fila e che invece si è rintanato sotto coperta un po’ come le farlocche previsioni meteo auspicate sul “Dall’Ara”. La bontà del gioco rossoblu resta avallata non soltanto dai numeri, ma soprattutto dagli applausi dei tifosi genoani a fine gara: adesso arrivano in casa Cagliari e Milan, l’una dietro l’altra. Occorre ripartire da quello che di buono porta con sé la disfatta contro la truppa di Donadoni.

Tabella 1. I PASSAGGI SBAGLIATI DEL GENOA DA INIZIO STAGIONE (a partita)

I NUMERI DEL GENOA (aggiornati alla 26° giornata)

I NUMERI DI BALLARDINI DA TECNICO DEL GENOA (aggiornati alla 26° giornata)

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