La nostra rubrica VIG (Very Important Genoani) si arricchisce oggi dell’intervista a tutto tondo con Ivano Della Morte, ex centrocampista del Genoa fra il 2003 e il 2005 con 19 presenze all’attivo. “A livello personale fu esperienza negativa ma solo a causa di un infortunio che non mi ha permesso di dimostrare a pieno il mio valore” ci racconterà l’ex calciatore rossoblu, tornato un mese e mezzo fa dall’esperienza in Russia come responsabile del settore giovanile del Terek Grozny. Per il resto il ricordo di tifosi, emozioni, passione è ancora impresso nella mente del centrocampista di Ciriè, come se il tempo non fosse mai passato. Ecco il suo commento al Genoa di questi ultimi mesi assieme ad altre domande sul campionato e sulla sua recente esperienza russa. Con un sentito e doveroso saluto ai tifosi del Genoa.
Come vedi il Genoa e come si fa a migliorare sotto porta da parte dei rossoblu?
“Intanto si dica che il Genoa è un squadra che dopo l’arrivo di Ballardini è migliorata in maniera incredibile: questo è sotto gli occhi di tutti ed è innegabile. Ad ogni modo si può sempre migliorare: non è un problemone per me. Quando si creano diverse occasioni vuol dire che la squadra è viva, che ci sono qualità importanti e che il lavoro svolto in settimana viene tradotto in campo. Chiaro che si può sbagliare e che ci sono momenti in cui con un tiro in novanta minuti vinci le gare, altri in cui crei, crei, crei e non porti invece a casa il risultato. In questo momento diciamo che questo non è un problema del Genoa, che al contrario crea, difende bene e sta bene fisicamente. Poi c’è un Pandev in gran forma, e mi piacerebbe rivedere Pepito Rossi: sfortunatissimo nella sua carriera, potrebbe essere veramente un’arma in più per il Genoa”.
Cosa ci sta raccontando invece questa Serie A nelle prime 26 giornate?
“Ci sta raccontando che la Juventus è una grande società e lo sta confermando. Meno male che c’è il Napoli che sta facendo grandi cose, altrimenti sarebbe potuto essere l’ennesimo campionato che non destava più interesse. Ci sono queste due squadre che sono fuori categoria. Mi aspettavo di più dalla Roma, mentre l’Inter sta percorrendo la sua strada: i problemi ci sono stati per diversi anni in casa nerazzurra e non li risolvi con una nuova proprietà in 6/7 mesi. Mi piace poi moltissimo vedere la Lazio: gioca bene e Inzaghi sta facendo veramente un ottimo lavoro”.
Hai una recentissima esperienza come responsabile del settore giovanile dei russi del Terek Grozny: cosa potrebbe prendere il calcio italiano da come si lavora in Russia?
“Mi sono trovato in una società che era in piena evoluzione, ma detto questo mi hanno sorpreso le strutture sportive. Mi sono presentato in un posto dove c’erano cinque campi, gabbia, piscine, convitto, scuole. Diciamo che da pochi anni in Italia ha intrapreso questo percorso la Juventus, dove anche ho allenato per cinque stagioni, e con lei il Milan. Se pensiamo che in Russia è la normalità, credo che questo faccia capire come siamo indietro.
Per il resto ci sono regole, ma ai ragazzi si lascia ancora molta libertà. Noi siamo molto dietro le regole, dentro e fuori dal campo, mentre là i ragazzi si lasciano, fuori dagli orari di allenamento, giocare anche scalzi sui campi di calcio. All’inizio è stata una cosa da mal di testa però mettendo qualche regola in più qualcosa siamo riusciti a cambiare, raggiungendo peraltro risultati incredibili.
La loro è tuttavia una cultura che non puoi cambiare nel giro di pochissimo tempo. Sono stato orgoglioso di fare parte di questa avventura, che doveva durare tre anni, ma dopo un anno abbiamo deciso di separarci per via della lontananza dalla mia famiglia che non ho potuto portare in Russia. Credo di aver svolto il mio lavoro egregiamente: con tutte le squadre siamo arrivati alle fasi finali, portando anche due ragazzi in Nazionale russa. Non accadeva da moltissimi anni. Resta un bagaglio in più che mi sono fatto”.
Che ricordo porti invece del Genoa e della tua esperienza?
“Ne porto un ricordo fantastico: giocare con quella maglia, in quello stadio, non è da tutti. Un onore che ti porti dietro ancor di più quando smetti, quando ti rendi conto davvero di che fortuna sia stata giocare per quella maglia e quei colori. È stata un’esperienza bellissima.
A livello personale lo è stata un po’ meno perché purtroppo ho avuto un bruttissimo infortunio che non mi ha permesso di dimostrare a pieno la mia qualità e il mio valore. I tifosi però si erano affezionati molto anche al sottoscritto: ero partito forte col Genoa. Poi non sono stato capace di mostrare sul campo tutte le mie capacità, la mia grinta e la mia passione. L’affetto era così tanto che, per così dire, non sono riuscito a ricambiarlo.
Ai tifosi rossoblu posso solamente dire che auguro loro il meglio. Possibilmente che possano vivere più gioie che dolori. Il pubblico genoano, del resto, è talmente grande e appassionato, ha talmente tanto cuore, che resterà sempre vicino a questi colori. Faccio un grande in bocca al lupo a squadra e società e rivolgo un saluto a tutti questi grandi tifosi”.
DI SEGUITO L’AUDIO DELL’INTERVISTA AD IVANO DELLA MORTE: