I termini in voga del calcio attuale sono: compatto, organizzato, equilibrato. Termini ai quali bisogna aggiungere attacco inceppato e poco concreto. Parole non solo per il Genoa, come ha ribadito Ballardini a Bologna in conferenza stampa.
Nessuno mette in dubbio che il Vecchio Balordo crei azioni da gol ma il rapporto con la rete è quasi nullo. È inutile ripetere a pappagallo le tabelline dei gol fatti e dei suoi cannonieri.
I consigli a Ballardini sono stati tanti per ricercare il gol: operazione non facile se si deve fare la partita. E sarà meglio ripetere: non facile solo per il Genoa.
Non è solo colpa degli attaccanti l’anemia rossoblu a quarti ma dell’effervescenza di qualcuno che crei superiorità numerica con un dribbling, una giocata. L’unico di quelli in rosa a poter causare la superiorità è Taarabt, adesso ai box per mal di schiena anche se è lecito dubitarne visti i tempi della degenza da vecchio impiegato parastatale.
Di Galabinov e Lapadula già dallo scorso inizio campionato si conoscevano le caratteristiche. Il primo ottimo pivot, l’altro goleador dentro i 16 metri pronto a battersi come un leone ma non a creare spazi. Difficile per entrambi arrivare in doppia cifra, e non lo si dice adesso alla 26esima giornata.
Ballardini dovrà essere bravo a recuperare e motivare nuovamente Taarabt: con lui e Pandev alle spalle di una punta qualcosa in più potrebbe succedere davanti alle aree avversarie. Non solo con i gol dentro i 16 metri ma pure coi calci di punizione diretti dal limite di cui è difficile ricordarne uno: nella realizzazione o nel fallo causato dagli avversari.
Ballardini continuerà con la strategia che ha portato il Genoa fuori dalla zona rossa, d’altronde i risultati li ha fatti in quella maniera. Davanti le lacune da colmare sono difficili. Pepito Rossi potrebbe essere una soluzione. Tutto lo staff rosso blu ha lavorato e lavora in sintonia al recupero di Pepito. Le informazioni sono continue tra staff tecnico, preparatori atletici e medici.
Si spera che Rossi al rientro sia la primavera rossoblu e abbia un tempo nelle gambe. Ballardini dovrà utilizzarlo e convincerlo come a Firenze di giocare più vicino alla porta. Pepito toccherà meno palloni risparmiando qualche colpo assassino. Ballardini e lo staff in modo intelligente lo utilizzeranno non con il contagocce ma quasi. Pepito Rossi due gare in campo ed una in panchina la formula del gol prossimo venturo del Vecchio Balordo.
Ballardini non si sconvolgerebbe a trovare altre soluzioni: 4-2-3-1 e anche 4-2-4 per cercare gol con giocatori più offensivi, difesa più alta. Ma per vedere tutto ciò occorrono ancora 5/6 punti.
Ballardini si aspetta anche dai calciatori un gol con la tibia o con il ginocchio, un tiro da lontano, una rete facile e poco spettacolare, una rete su pallone inattivo, su calcio d’angolo. Insomma, una rete che chiuda le partite come spesso si vede in altre gare del campionato.
Balla le possibilità della rosa le ha sfruttate tutte al meglio con la solidità in campo, con la prima missione di non subire gol. La difesa rossoblu è forte grazie ad uno spirito di sacrificio in copertura che sta coinvolgendo tutti a partire dagli attaccanti. Sarebbe bello che tutto si trasformasse anche in chiave offensiva mettendo in mostra un possesso pallone sfiancante per creare spazi e una rapidità quasi impressionante quando gli avversari si sbilanciano.
Sognare in questo momento sui gol del Genoa significa dormire con molte illustrazioni del gioco: per adesso il Vecchio Balordo deve provare a fare gol prima degli avversari.
Ai cori dei social su Buoncalcioatutti (grazie!) per “Chi è Ballardini” mi unisco anch’io. Brera l’avrebbe presentato come “uno in grado di essere il padre del Santo catenaccio e il coraggioso tecnico che per ridare linfa, gloria e vita al Vecchio Balordo potrebbe schierare Galabinov, Lapadula, Pandev e Taarabt tutti assieme“.
Ballardini è uno psicologo, un tecnico schietto, un amico dei calciatori e un sergente di ferro: non bastardo ma con il sorriso, che piace ai protagonisti in campo e in panchina.
Alla fine della gara casalinga contro l’Inter, un calciatore (si dice il peccato e non il peccatore) mi ha detto fuori onda nel tunnel del Ferraris: “nulla come la vittoria decreta il successo di uno schema. Quello di Ballardini non è una ricetta miracolosa però piace a tutti dentro lo spogliatoio, anche a coloro che vanno in panchina perché sono certi che diventeranno utili“.
Tutti i gol sono belli, brutto è non farli! Bisogna tirare in porta da tutte le parti altrimenti non si segna.