Non ne esce particolarmente confortato il VAR dall’ultimo turno di campionato, ma non perché le sue decisioni siano state completamente erronee, ma perché continua a far storcere il naso la discrezionalità di questo espediente tecnologico. Lavora bene nell’accordare due rigori a Reggio Emilia e convalidare reti annullate in Crotone-Sampdoria. Poi cade quando c’è chi va al monitor e chi non ci va. Quando c’è chi attende due o tre giri di orologio per un silent check, chi invece preferisce rimanere sulle sue posizioni e ammonire per proteste, come accaduto a Cagliari ad Immobile. Ne scaturisce una gran confusione, con alcune situazioni al limite che finiscono per restare al centro della cronaca. E le tifoserie con le urla strozzate in gola.
Specialmente un dato salta agli occhi: ci sono strutture e stadi che possono disporre di un maggior numero di telecamere e prospettive. Altri, come lo stadio Ferraris che colpe non ne ha, che invece ne forniscono meno anche ai due direttori di gara fermi davanti ai monitor “con le loro facce impassibili”, canterebbe Jovanotti. Ed è così che nascono situazioni che restano in sospeso come il gol annullato a Rigoni in Genoa-Milan, già analizzato ieri sera dalla nostra redazione.
Un Rigoni che ingabbiato fra Galabinov (alle sue spalle) e Zukanovic (davanti) non si capisce se sia avanti, in linea o dietro. Quel che appare chiaro è che l’assistente di linea era, per l’appunto, in linea perfetta per valutare. Quella che non si riesce ad avere è una visuale sul calcio di Hiljemark al pallone da posizione frontale, perciò si resta nel dubbio se il pallone sia già partito oppure sia ancora fermo e non toccato dal calciatore al momento del frame circolato su tutti i social e su tutte le televisioni (e presumibilmente lo stesso visionato dal VAR). Non c’è invece volontarietà nel presunto tocco di mano di Romagnoli chiesto nel primo tempo dai giocatori del Genoa.
Molto meno difficile valutare se ci fosse o meno il rigore di Immobile a Cagliari nel primo tempo. Difficile che possa essere simulazione, mentre assai più facile che possa essere rigore visto il sandwich non violento ma pericoloso di Ceppitelli e Barella. In tante altre occasioni il VAR, che alla “Sardegna Arena” era materia di Gavllucci, avrebbe concesso il tiro dagli undici metri: Lazio che dunque si trova ancora una volta a recriminare e che vede Inter e Milan farsi sotto per il terzo posto. Con la speranza si “facciano fuori” a vicenda nel derby da recuperare.
Il VAR risolve, ma non assolve mai del tutto. Con una regola che permetta di avere lo stesso numero di riprese e frame in tutti gli stadi potrebbe avere un senso: a queste condizioni meglio che si seguano le orme della UEFA nel farne a meno durante le competizioni europee.