È arrivato il momento che il Commissario della Federazione Gioco Calcio metta mano al caos della serie C Italiana. Nel 2015 il caso Parma, perché era in Serie A, fece scalpore ma nella stagione in corso il calcio ha perso città come Modena, Vicenza e Arezzo. Tre città orfane del calcio con tifoserie che passeranno le domeniche a seguire altri sport. È il meno perché ci sono fornitori o collaboratori (massaggiatori, magazzinieri, dipendenti) che recuperano briciole dal crac.
Tante sono le sceneggiature nel campionato di Serie C e questo anche se il sistema è in crisi ad inizio stagione perché ci sono iscrizioni al limite e a seguire stipendi che saltano, punti di penalizzazione, scioperi, per finire con libri in tribunale. La regolarità dei campionati non interessa a nessuno.
Il Modena, escluso dal campionato e radiato già a novembre, oppure il Vicenza fallito a gennaio e con data di scadenza il 30 giugno quando terminerà l’esercizio provvisorio
In federazione calcio sanno benissimo quello che succede in serie C: un uomo come Lotito si sta muovendo per cercare di entrare nella cordata di imprenditori locali per cercare di salvare il Modena. Che la Serie C sia stata sempre un casino, non nel senso di una casa piccola, non è mai stata una novità, ma in questa stagione si è giunti al limite dell’eccesso per cui tutto viene riportato sugli organi di stampa – non quelli locali – con poche righe che lasciano il tempo che trovano.
In serie C negli ultimi 15 anni sono più di 140 le società fallite o che hanno appeso al chiodo l’iscrizione della società. Un livello improponibile, anche se nel campionato 2009/2010 le società sono scese da 132 a 98.
In Inghilterra, dove la Premier League non conta nulla con la Lega che governa i tre campionati professionistici che giocano la Football League Championship, League One, League Two (equivalenti alla B, C, D italiane), la composizione è da 72 squadre divise in tre campionati da 24 squadre. Ciascuno dei tre campionati, nel medesimo lasso di tempo italiano, ha visto entrare in amministrazione controllata una ventina di club e nella stagione in corso neanche una squadra ha avuto bisogno di quella procedura.
In Italia si parla sempre di Premier League e dei suoi guadagni faraonici con i diritti TV. Gli sceicchi, i petrolieri russi, i cinesi e gli americani non danno nulla ai campionati inferiori ma la Lega della Premier partecipa a Coppe e manifestazioni che vedono coinvolte le piccole società o città. Ad esempio, la FA Cup (la Coppa d’Inghilterra) porta quattrini e sponsor se il Manchester, il Liverpool, l’Arsenal e compagnia vanno a giocare, non con le riserve, in altre piccole città e l’incasso di una gara a favore delle stesse salva una stagione.
In Italia invece la Coppa Italia con un solo sponsor serve solo ai grandi club nella parte finale della competizione. La Serie B si salva grazie a Sky e la sua sponsorizzazione, in C una volta grazie alla classe dirigente cittadina. E quando si ritira sono dolori.
Il professionismo in Italia viene decantato ma solo la serie A viene gratificata da stipendi privilegiati. In serie C giocano quasi tutti al regime minimo contrattuale di 26.088 euro lordi che chi ha più di 24 anni, e 19.825 lordi per chi è al primo contratto.
Meglio ripetere che tocca alla FIGC e al CONI mettere le mani nella marmellata della serie C, riformando i campionati. Potrebbe non bastare riformare la Coppa Italia non solo con il sorteggio dove giocare.
In Italia non si gioca più nelle parrocchie p per la strada le gare da tre calci d’angolo un rigore. Se sparisce la serie C potrebbe non essere vantaggioso né per la B né per la A. Gli allarmi sono suonati da tempo: Fabbricini e Malagò, non fate come i politici che si sono
Le idee del Presidente Micciché, che poi sono quelle di Malagò e del CONI per uscire dal tunnel e rilanciare il campionato italiano sulla carta, appaiono giuste. La principale è quella di sfruttare tutte le risorse che il pallone offre, non limitandosi solamente al bancomat dei diritti TV.
Miccichè dovrà essere bravo ad andare per la sua strada: in tal senso sarà stato preparato da Malagò, pronto a gestire un’assemblea di lega turbolenta, con falchi e colombe, riformisti e no.
Prossimamente arriverà l’amministratore delegato; a seguire la prova del nove – non solo del neo presidente ma di tutti i Presidenti delle società di A – per le nomine degli altri consiglieri di Lega, uno indipendente e due Federali.