Gli inglesi, questi simpaticoni, pur riempiendo Wembley ci hanno gratificato della più totale indifferenza: solo applausi per Davide Astori. Ogni giocata (poche) inglese scatenava applausi. La prestazione degli inglesi, che cercavano solo il palleggio e il possesso pallone pensando di essere la Spagna che in contemporanea rompeva le ossa a Messi (non in campo) e Sampaoli, è stata mediocre.
Appresa la formazione degli azzurri poco soddisfacente con due destri centrali Rugani e Bonucci a sinistra supportato da un altro destro De Sciglio, cioè tre difensori – almeno due lenti – contro tre attaccanti albionici o esterni veloci: le premesse non lasciavano tranquilli e regolarmente, quando questi acceleravano (fortunatamente poco) Italia in braghe di tela m anche se difficilmente si tirava in porta. Il gol inglese arriva da una disattenzione da dilettanti, dopo aver perso l’ennesimo pallone in uscita.
I figli della Regina probabilmente cercheranno di gabellare la loro prestazione adducendola ad un salutare galoppo, unico prima della partenza per la Russia. Oggi saranno sicuramente arrabbiati rimuginando non sulla loro boria e pomposa stima di sé stessi ma sul VAR che ha portato il pareggio italiano. VAR super odiato in Inghilterra, dapprima negli esperimenti nella Premier: figurarsi dopo l’assegnazione del rigore e la realizzazione di Insigne per un fallo che l’arbitro non aveva concesso. Chissà, forse giustamente per un semplice motivo: perché quando Chiesa ha preso il pestone aveva già perso il pallone. Meglio così.
La partita non è stata bella, sotto l’aspetto tecnico non è stato una gran cosa da parte degli italiani, tante pause degli inglesi, solo alcuni spunti bellissimi dei velocisti Sterling, Chamberlain o Vardy tra le linee italiane. La svolta alla quale dovrà pensare il tecnico dell’England perché dopo l’uscita di Stones colpito da una pallonata di Zappacosta tutto è barcollato in zona difensiva permettendo all’Italia di finire all’attacco. Così impostata, la squadra inglese non farà strada nei prossimi campionati mondiali.
L’Italia merita il pareggio solamente per i tre gol sciagurati mancati da Immobile nei primi 15’ di gara. Senza pomparsi del pareggio italico, bisogna dire che il paziente Italiano non ha fallito completamente la prova come contro l’Argentina.
Detto dei difensori azzurri, sulle corsie laterali sono mancate le sovrapposizioni, i dribbling di Insigne, perciò come nelle altre gare è stato difficile creare superiorità numerica. A centrocampo Jorginho se giocasse così nel Napoli resterebbe con Sarri a Posillipo tutte le domeniche. Scarsa la personalità nel cuore del gioco non solo da parte del napoletano-brasiliano ma anche degli altri componenti: le cause principali sono la mancanza di possesso del pallone e il palleggio che costringeva tutti ad un gestione difficoltosa della sfera. Se a tutto ciò si aggiungono i soliti errori in uscita dall’area di rigore davanti a Donnarumma per mancanza di qualità solo gli inglesi possono schiumare di rabbia per questo pareggio.
A proposito di Donnarumma e Perin: Di Biagio poteva non esternare il suo pensiero, anche se positivo, nei confronti del Capitano del Genoa. Il calcio ormai vive di statistiche, di numeri che certificano gli errori e Donnarumma in stagione ha contribuito a far perdere qualche punto al Milan, Perin no!
Ma del resto, Di Biagio, già lo sapevamo: in nazionale vincono sempre gli sponsor, le società di appartenenza e qualche telefonata di amici, procuratori o articoli assist di quotidiani sportivi che non allungano la vita.
Difficile trovare qualcosa che vada bene al calcio italiano dopo il crac mondiale, non solo sul prato verde. Adesso per tutti l’Italia, dopo il pareggio londinese, non è più Italietta come 5 giorni fa. Facendo l’analisi completa delle due gare non è successo nulla di diverso eccetto il rigore concesso dal VAR.
Non sappiamo se Ancellotti, Mancini e compagnia abbiano aperto all’idea della nazionale: si spera non solo per la panchina e per l’ingaggio per loro e il pletorico staff che si porteranno dietro.
Prima di firmare dovranno chiedere veramente qualcosa di diverso. Non chiamiamolo progetto, nel calcio solo i risultati lo fanno risaltare e sono in grado di fare una crescita reale anche con qualche lasso di tempo lungo.
Manifesto che ripetiamo non solo noi, per l’ennesima volta, e che non può accantonare: la riforma dei campionati , le seconde squadre in serie C, strumento per far crescere i giovani in una realtà competitiva come succede in particolare in Spagna. Occorre anche l’obbligo da parte delle società di investire in strutture e settori giovanili, rimodernare gli stadi. Probabilmente è finito il lavoro di Di Biagio, solamente il tourbillon delle panchine a livello Europeo potrebbe ridargli la nazionale.
Tutto deve finire da oggi e si deve azzerare la vecchia squadra di Ventura anche se anagraficamente non lo è. Qualcuno dei giovani di queste ultime due gare può rimanere. Chi arriverà sulla panchina italiana si ricordi di una vecchia litania di Osvaldo Bagnoli: “il terzino faccia il terzino, il mediano faccia il mediano”, cioè semplicemente ognuno giochi nel proprio ruolo. Ad esempio Verratti mezzala che in Champions gioca da play non serve:
Il calcio italiano a qualsiasi livello non può più essere superficiale. Devono darsi una regolata tutti i dirigenti ma anche i nostri miliardari in campo esaltati da megalomani dei quali purtroppo siamo stati tutti complici.
Avrà sbagliato Ventura, la squadra veduta nello spareggio con la Svezia ed anche in queste due gare con Di Biagio non ha però mai avuto né consistenza tecnica né agonistica. Adesso tocca ad altri e non a Di Biagio rilanciare il calcio italiano: ci sono spiragli davanti a loro. Non deludano l’ultima speranza. Sarebbe davvero troppo.
Adesso Fuori le palle prima dietro le scrivanie e dopo sul campo, bisogna far riprendere la giusta strada al calcio italiano. Nessuno cerchi di fuorviarlo.