La gara di Bergamo ha permesso al Genoa di sbloccarsi su calcio di punizione, e più in generale di tornare al gol su sviluppi di calcio da fermo: i rossoblu infatti, senza voler considerare i rigori concretizzati da Lapadula e Galabinov (4), non segnavano in questa circostanza di gioco addirittura dalla rete di testa firmata Rigoni a Cagliari, all’ottava giornata. Era ottobre 2017. La rete di ieri arriva su punizione di Miguel Veloso, rientrato in campo per giocare l’intero secondo tempo dettando i tempi di gioco a tutta la squadra alla luce del cambio di modulo, ben chiaro anche dalle grafiche fornite dalla Lega Serie A e ancora una volta testato nel secondo tempo, come accaduto di recente nella gara dell’Olimpico contro la Roma dopo aver subito il raddoppio giallorosso. Il numero 44 rossoblu, la cui principale disattenzione è sul gol di Ilicic al quale viene concesso con troppa facilità di calciare di sinistro, ha permesso a Bertolacci ed Hiljemark di giocare sulle mezze ali con maggiore libertà. La grinta e la capacità di ripagare e riattaccare del centrocampista svedese (secondo giocatore ad aver corso di più dopo Bertolacci, ndr) e la propensione a vedere il gioco negli spazi del numero otto rossoblu hanno permesso di creare le maggiori palle gol del secondo tempo. Si pensi non solo ai palloni fra le linee di Veloso, ma anche al lancio in profondità di Bertolacci per Lapadula, poi raggiunto in extremis da Toloi, e al cross dalla sinistra di Hiljemark per Rossi, la cui conclusione al volo di sinistro finirà di un pelo a lato. Sono probabilmente le due chance di maggiore impatto avute dal Genoa nella seconda frazione prima che Fabbri revocasse col VAR un rigore che si poteva obiettivamente concedere.
“Mi piacerebbe mettere a fianco di Medeiros e Lapadula un giocatore in più, tenendo conto delle caratteristiche della squadra”. Queste erano state le parole di mister Ballardini alla vigilia a chi gli domandasse se Lapadula e Medeiros fossero la coppia più congeniale al suo gioco per andare negli spazi. Nel secondo tempo, dopo le parole, è arrivata la risposta sul campo con il passaggio, dal 54′ in poi, al 4-3-3 o 4-3-1-2 che dir si voglia. Giuseppe Rossi l’ago della bilancia, con Pandev capace di agire alle sue spalle e a quelle di Lapadula, in campo per novanta minuti.
Dalla trasferta di Bergamo, prima gara dal ritorno di mister Ballardini in cui il Genoa incassa tre reti al passivo, escono immagini chiare, quadri e schemi di un Genoa che potrebbe essere quello del futuro. Peccato solo che siano uscite nel corso di una gara che aveva già rispolverato nel primo tempo disattenzioni difensive che sembravano ormai dimenticate di fronte di una difesa che soltanto ieri, a tre giornate dal termine, si è vista scalzare il quinto posto di migliore retroguardia del campionato (37 gol subiti) proprio dall’Atalanta (36).
E se le note negative stonano indubbiamente se messe a confronto col riassetto rossoblu del secondo tempo di Bergamo, è giusto comunque evidenziare come, pur con qualche sbavatura (troppo quel 56% alla voce “bilanciamento offensivo” sulla fascia destra dell’Atalanta dove agivano Gosens, Toloi e, nel secondo tempo, Hateboer), il Genoa di mister Ballardini si porti a casa una serie di numeri che possono far ben sperare in vista del finale di campionato. Intanto il Genoa annienta l’Atalanta nel dato del possesso pallone per tutta la seconda frazione di gioco, costringendola a palleggiare con difficoltà nella zona di centrocampo e facendola ripartire saltuariamente in contropiede, quando forte del risultato e di un po’ di sufficienza si è comunque sempre resa pericolosa dalle parti di Perin. Poi, il Genoa ha portato la Dea a sbagliare o perdere ben 47 palloni, soltanto tre in meno della formazione rossoblu, facendo correre ai ripari Gasperini con Palomino e non con il già pronto e pimpante Petagna. Insomma, l’equazione è stata abbastanza chiara: con più uomini d’attacco nella metà campo avversaria, un baricentro molto alto per essere in trasferta (oltre 50 metri, ndr), meno spinta sugli esterni – in particolare a sinistra – e maggiore ricerca delle verticalizzazioni, ecco che esce un Grifone maggiormente propositivo e pericoloso. Avesse poi segnato Rossi con quel pregevole sinistro al volo e fosse stato concesso il rigore a sette minuti dal termine, forse si parlerebbe oggi di un’altra partita e “sugli scudi” finirebbe il coraggio di aver giocato dal minuto 53′ rinunciando a tutti e tre i cambi per riagguantare una sfida oggettivamente già difficilissima da rimettere in piedi. Non ci si scordi, in ta senso, che l’avversaria di ieri da inizio 2018 ha collezionato 28 punti e sarebbe quinta, a dimostrazione ancora una volta della bontà del lavoro del tecnico di Grugliasco. Basti pensare a cosa è diventato Cristante che, dopo Milinkovic-Savic, è fra i centrocampisti in Europa ad aver segnato di più (9 gol). Ieri ha servito l’assist a Barrow e segnato il raddoppio, uscendo fra gli applausi. Il Genoa, invece, uscendo rinfrancato non dal risultato ma dallo spirito del secondo tempo. E da qui può ripartire.
LE STATISTICHE DEI CALCIATORI DEL GENOA DOPO LA GARA DI BERGAMO
I NUMERI DEL GENOA (aggiornati alla 35° giornata)
- GOL FATTI: 30 (18° attacco della Serie A)
- GOL FATTI IN CASA: 20 (14° attacco della Serie A)
- GOL FATTI FUORI CASA: 10 (20° attacco della Serie A alla pari col Benevento)
- GOL SUBITI: 37 (6° difesa della Serie A)
- GOL SUBITI IN CASA: 22 (12° difesa della Serie A)
- GOL SUBITI FUORI CASA: 15 (4° difesa della Serie A)
- RIGORI A FAVORE: 4
- RIGORI CONTRO: 4
- VITTORIE: 11
- PAREGGI: 8
- SCONFITTE: 16
I NUMERI DI BALLARDINI DA TECNICO DEL GENOA (aggiornati alla 35° giornata)
- PARTITE TOTALI: 68
- VITTORIE: 25 (36,7%)
- PAREGGI: 21 (30,8%)
- SCONFITTE: 22 (32,5%)
- GARE A PUNTI: 46
- % GARE A PUNTI: 67,6%
- GOL FATTI: 74
- GOL FATTI/partita: 1,08
- GOL SUBITI: 72
- GOL SUBITI/partita: 1,05
- CLEAN SHEET: 27 (39,7%)