Il Maggio del ’68 ha rappresentato una rivoluzione, il Maggio del 2018 con la conferma di Ballardini sarà invece la continuità di un lavoro svolto alla grande. Lavoro che il tecnico definisce “miracolo”.
A Ballardini piacerebbe riproporre a tutto il popolo genoano un famoso slogan facente sempre capo al ’68: “Fate l’amore non la guerra, mettete dei fiori nei vostri cannoni“. Ballardini ha voluto il Genoa del futuro, ha lottato ogni giorno dal suo terzo arrivo, lo vuole adesso, già dalla prossima gara con la Fiorentina per iniziare il rock del 2018.
Il programma sarà sempre lo stesso anche in futuro: cercare di schierare più giocatori possibili che parlino la stessa lingua, mettere in campo una squadra compatta ed equilibrata che quando difende si aiuta. Non dipenderà dal numero di modulo (conta nulla) che schiererà, sarà l’idea di gioco che conterà. Tutto in modo semplice con la squadra che deve capirsi e aiutarsi.
Il modulo preferito che proverà a mettere in campo, provando già nelle prossime gare di fine campionato, è il 3-3-1-3 quando visto staticamente. Esame non facile per non correre il rischio di lasciare la difesa scoperta e duelli uno contro uno, visti nel passato e deleteri al fine del risultato. Tre calciatori a difesa della porta; tre centrocampisti che devono dare ampiezza, con uno di loro che si allarga e dare profondità; il trequartista che deve legare tutto; le tre punte che devono a loro volta loro garantire verticalità e larghezza nelle trame offensive, coi due esterni o ali che non devono stare né sulla linea del centravanti, né su quella della trequarti, stazionando invece a metà fra loro, tra centrocampisti e attaccanti, creando praticamente due rombi.
La scelta della difesa a tre è tale perché permette di giocare con tre difensori parimenti forti senza doverne sacrificare uno, quello che succede nella difesa a 4, garantendo una buona copertura difensiva e un’efficace costruzione di gioco dal basso. Nell’idea tattica di Ballardini conta avere anche due esterni più bravi ad attaccare che difendere e con la difesa a tre li si svincola da troppi compiti difensivi, dando a loro maggior libertà di attaccare in quanto la copertura centrale è garantita. Se i due esterni si abbassano, con i tre centrali sarà meno forte la fase di pressione specialmente in fase di non possesso quando gli avverarsi sono in ripartenza.
Il centrocampo deve vedere una squadra che gestisce il pallone, i tre aiutarsi nella fase di possesso; identica situazione in attacco dove all’interno del reparto offensivo deve esserci un giocatore bravo a giocare tra le linee per legare il gioco tra centrocampo e attacco. Per fare tutto questo e gestire il pallone è importante il trequartista nel modulo del Balla. Continuando a dare i numeri, tutto si può trasformare in un 4-3-1-2 , 4-3-2-1 e 3-4-2-1.
Ballardini in una parte del 2018 ha attribuito le sue idee integraliste e conservative ideali per l’obiettivo del Vecchio Balordo: salvarsi. Il Genoa da Luglio 2018 non sfiorerà l’estetismo, ma il pragmatismo che il tecnico ravennate ha sempre preferito nelle sue avventure di gioco positivo: concretezza nel fare di necessità virtù.
Dal 1968 al 2018 sono passati 50 anni, sarà un caso ma il Sessantotto del Grifone è nelle mani di Ballardini, Perinetti, Donatelli, senza ingaggi da capogiro e giocatori top in formazione: tutti e tre con l’aiuto di Regno e Melandri mangiano pallone e conoscono calciatori in Serie A, in Serie B (martedì primo maggio visto Donatelli seguire Pro Vercelli- Venezia), all’estero e in campionati non di prima fascia.
Non ci sarà rivoluzione, ossia distruzione senza costruzione, Ballardini d’accordo con Preziosi. Il Vecchio Balordo non si spoglierà nudo per un buco nel vestito.