Per un trofeo storico che ritorna in Italia, la primogenita Challenge Cup che da 108 anni si nascondeva in giro per il mondo e restava così slegata dalla storia del Genoa, ce ne sono almeno un paio che FIFA e UEFA avrebbero quantomeno intenzione di istituire. Nuovi – si direbbe – solo per denominazione e per norme di svolgimento. La notizia è arrivata ieri
La seconda idea, “scopiazzata” dal ventre della UEFA di Ceferin, è quella di riproporre la Nations League europea in chiave internazionale. Ad inizio 2018 erano stati comunicati i singoli gironi della Nations League europea, con l’Italia finita nel girone con Polonia e Portogallo, e con loro anche il calendario della competizione, pronta a partire il prossimo settembre. L’obiettivo quello di mettere in palio punti anche in quelle gare che sino a qualche tempo fa sarebbero state considerate semplici amichevoli (attenzione perché le amichevoli non spariranno, ma sarà ancora possibile concordarle, ndr). Una Nations League allargata promuoverebbe il format che dal prossimo autunno partirà in Europa al calcio internazionale, mettendo contro in una fase finale le migliori nazionali europee con quelle sudamericane ed africane. L’idea sarebbe quella di un confronto fra non più di otto squadre in totale.
Posto che due “nuovi” tornei sembrerebbero potersi affacciare nello scenario non solo europeo, ma mondiale, c’è da domandarsi: ma come hanno reagito alla notizia i vertici del calcio europeo ed internazionale? Anche se nella maggior parte dei casi regna sovrano il silenzio, a sentire lo svedese Lars-Christer Olsson, dal 2016 presidente delle Leghe Europee oltre che della Lega Calcio Professionistica Svedese, le porte per un via libera a queste due nuove iniziative non andrebbero spalancate così facilmente.
Sono di ieri, in rapida risposta alla fuga di notizie che avrebbe voluto alcuni club fra i più importanti del calcio europeo in visita ai vertici della FIFA per approfondire la questione, le parole dello stesso Olsson, il quale ha parlato senza mezzi termini di “chiara mancanza di dialogo e trasparenza” e di “una manipolazione intenzionale della struttura decisionale da
Insomma, per un trofeo come la Challenge Cup che ritorna a casa, unico nella sua storia e nella sia genesi – e non solo perché appartenente in modo intimo e indissolubile alla storia del Genoa – ve ne sono almeno due in gestazione, pronti ad allargare un calcio che amplia i suoi tentacoli ben oltre gli equilibri consolidati e che rischia di offrire talmente tanto da disperdere il singolo valore e riconoscimento di una battaglia sportiva. Malgrado tutto, saranno maggio, giugno e l’epopea mondiale a dirci se le idee di Infantino e della FIFA potranno effettivamente concretizzarsi.
Genoa, la Challenge Cup torna a casa: il commento di Guerello, Blondet e Ilaria Cavo – VIDEO