Le Streghe di Benevento si sono dimenticate della squadra e della società sannita fino alla penultima giornata di campionato. Contro il Genoa per unirsi alla festa dei tifosi sanniti si sono prese il corpo dell’Arbitro e di un calciatore che ha fatto un allungo di 80 metri senza essere contrastato.
Le streghe hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di bruciarle” scriveva Voltaire. Questo non è successo con il Vecchio Balordo che ha regalato loro un tempo e, al risveglio, occasioni gol mancate e parate ad opera dello stregone Puggioni.
Paradossalmente da quando le Streghe di De Zerbi in campo e in campionato non hanno rischiato più nulla, retrocedendo matematicamente, non sono state più innocue e hanno fatto soffrire tutti gli avversari. Ballardini ha provato a battere i panni rossoblu ma le streghe genoane come nelle precedenti gare non sono uscite sotto porta avversaria, confermandosi nel bene solo in fase difensiva.
Ballardini anche nel Sannio non è uscito dalla “modalità zen” tollerante sempre gli errori dei propri calciatori, essendo tollerante nei confronti del direttore di gara e mai lamentandosi delle numerose assenze uguali al numero di una squadra. Mal consigliato da qualche strega dopo l’infortunio di Lazovic si è rivolto ad un altro acciaccato della vigilia, Rosi, subito quasi ko non solo nell’affaticamento ma anche nella misura dei passaggi, almeno 7 sbagliati nei primi 10 minuti. Fuori Rosi dentro un altro probabile acciaccato della vigilia, Spolli: per lui però solo una 40’ di gioco in ambasce sul piano fisico, poi pronto a lasciare il posto al giovane Salcedo.
Ballardini non fa esperimenti, anzi nessun allenatore fa esperimenti vivendo allenamenti, gare e squadra tutta la settimana. In questo momento sono esami solo per calciatori. La partita nel primo tempo è stata sostanzialmente noiosa con un Genoa più propenso a fare il gioco salvezza delle precedenti gare fino ai 41 punti. Conoscendo i limiti fisici dei campani nel secondo tempo e l’evolversi di altre gare sempre nei secondi tempi a favore degli avversari, è stata una strategia del Balla?
Da una parte e dall’altra, solo giocate di qualcuno che voleva mettersi in mostra e poco gioco di squadra. Alzato il baricentro genoano, con l’ingresso di Pepito Rossi e anche grazie al modulo spocchioso di De Zerbi, un 4-2-4, se era indirizzato in quella maniera, sono fioccate le occasioni. Genoa all’attacco e Puggioni costretto agli straordinari su Rossi, Hiljemark, Lapadula ed Omeonga.
All’87esimo l’errore rossoblu: tutti in avanti e nessuno nel centrocampo a difendere l’allungo con il pallone di Brignola per 70 metri. Harakiri di Omeonga che non gli toglie i calzoncini assieme a Cofie: in quel momento anche un cartellino rosso sarebbe stato utile alla causa e avrebbe impedito il gol di Diabatè col piattone. Il maliano di un metro e novantacinque centimetri era stato sempre ricercato con corner e cross ben ma controllato dai difensori rossoblu.
Omeonga per l’errore dell’importante fallo tattico non fatto è stato subito messo in croce da parte di chi giudica il calcio solo dall’errore, anche se singolo. Omeonga ha sbagliato ma facendo l’analisi completa della gara è stato bravo in un ruolo non suo, quello di esterno sinistro, per di più sulla corsia laterale beneventana che produceva gioco e nel mezzo di Sagna e del veloce Brignola per 86′ minuti.
La Vetrina di Benevento-Genoa è stata del popolo giallorosso. bello e emozionante il saluto alla Serie A dei 14.000 presenti al Vigorito. Vittoria del Benevento per fare festa con i tifosi che alla fine hanno messo in campo la “dance-streghe”, battendo e cantando con il ritmo delle mani accompagnati da tutti i calciatori con il ritornello “che si sivinca o che perda…”.
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L’ultimo capitolo è per il direttore di gara Chiffi di Padova. Subito dal riscaldamento con i collaboratori si è capito perché l’analista finanziario padovano aveva diretto solamente 4 gare in serie A con quella di Benevento. Non bello il FEAT, l’aspetto fisico, e in particolare il modo di correre. In gara tecnico e disciplinare improduttivo. Su tutto questo non incide il giudizio delle massime punizioni (2) non accordate al Genoa quando aveva deciso che si poteva anche vincere la gara.
Chiffi potrebbe non aver visto i falli sanniti ma in tempo di VAR chi commette l’errore più grosso è il vigile del fuoco napoletano Maresca in trasferta a 80 km da casa dietro la TV e i collaboratori, eccetto uno proveniente da Brescia, compreso l’AVAR De Meo di Foggia, arrivati tutti tramite l’autostrada dei due mari tra Bari e Napoli, con Benevento nel mezzo dei chilometri. Anche questa sul sestetto arbitrale è una considerazione da Streghe che non potevano rovinare una festa.
Cofie capitano di giornata del Genoa ci ha provato a portarlo davanti al monitor, una battaglia persa con il biondino padovano con il fischietto in bocca. Penultima considerazione: il VAR è ad uso e consumo solamente dei calciatori strisciati di qualsiasi colore che quando la richiedono vengono esauditi, almeno nel consultarla.
Ultima considerazione i due falli di rigore a favore del Genoa neanche valutati il giorno dopo la gara dalla stampa sportiva del Nord, eccetto dai quotidiani genovesi. Ne ha scritto solo il Corriere dello Sport.
Il Benevento è comunque retrocesso con il sorriso, il Genoa vuol continuare a festeggiare la serie A già dal prossimo sabato sera contro il Torino. Non occorrono streghe, ma solamente un recupero come quello di Izzo che ha innalzato la qualità della difesa al netto di errori di palleggio, o come quello di Pandev a spasso venerdì sera al Porto Antico con la famiglia e di qualche altro. Anche il Ferraris vorrebbe ballare la “dance-grifo”.
Benevento 1-0 Genoa, Puggioni salva le streghe e Diabatè punisce. Grifone a casa senza punti