“Una colpa ammessa è per metà perdonata“. Questo il significato dell’aforisma svedese nel titolo. Perché sicuramente, dopo l’epilogo ormai noto degli spareggi mondiali, la Svezia non sarà certo la nazionale più tifata dagli italiani in Russia, dove coglie la sua dodicesima partecipazione ad una Coppa del Mondo interrompendo un digiuno di dodici anni. Tuttavia è doveroso ammettere che è stata lei a scoperchiare tutto il vaso di Pandora delle problematiche del calcio italiano. E chissà, magari aprendo ad un ventaglio di possibili novità per rilanciarlo questo calcio nostrano. Se così sarà, qualcosa allora le si potrà perdonare.
Per adesso l’unico a non perdonare Jan Andersson, ct della Svezia, è stato Zlatan Ibrahimovic, non convocato in Russia. Anche se oggi sono da registrare le sue parole al miele per la propria Nazionale. “Le favorite sono Spagna, Germania, Brasile e ovviamente l’Argentina. Poi dico ovviamente Svezia: ha battuto squadre importanti alle qualificazioni”. Al bomber dei LA Galaxy sono stati preferiti altri centravanti, quelli che hanno guidato la riscossa svedese quando era tempo da dentro o fuori.
Ha preso così forma una rappresentativa non troppo giovane (28,3 anni è l’età media), con qualche punta di diamante che deve ancora brillare del tutto, come Forsberg, e altre che ormai rappresentano validissime garanzie. Basti pensare al capitano Granqvist, con un passato in rossoblu. Nazionale dalla cifra tecnica non irresistibile ma rassicurata da una coriacea fase difensiva, porterà al Mondiale uno dei migliori giocatori del girone di ritorno del Genoa, ossia Oscar Hiljemark. Assieme a lui altri tre “italiani” (Krafth, Helander, Ròhden).
Portieri: Olsen (FC Copenhagen), K.Johnsson (Guingamp), Nordfeldt (Swansea City);
Difensori: Lustig (Celtic), Nilsson-Lindelöf (Manchester United), Granqvist (Krasnodar), Augustinsson (Werder Brema), Krafth (Bologna), Helander (Bologna), Jansson (Leeds United), Martin Olsson (Swansea City);
Centrocampisti: Forsberg (RB Lipsia), Claesson (Krasnodar), Ekdal (Amburgo), Larsson (Hull City), Durmaz (Tolosa), Rohdén (Crotone), Hiljemark (Genoa), G.Svensson (Seattle Sounders)
Attaccanti: Toivonen (Tolosa), Berg (Al Ain), Guidetti (Alavés), Kiese Thelin (Waasland-Beveren)
LA STELLA – Nel firmamento svedese brilla da un paio d’anni soprattutto una stella e si chiama Emil Forsberg, ala sinistra in forza al RedBull Lipsia e cresciuta tra Sundsvall e Malmö. Arriva al suo primo Mondiale all’età di 26 anni, nel pieno della crescita e della ricerca di una maturità calcistica definitiva. Oltre a gol e giocate, parlano per lui i numeri: 340 presenze da professionista, 72 gol e ben 61 assist. Tra dicembre 2017 e febbraio scorso è stato fermato dalla pubalgia prima di concludere anzitempo la stagione di Bundesliga per un’espulsione diretta costatagli tre giornate. Se gli si lascia spazio col pallone, è facile ritrovarselo rapidamente da una parte all’altra: calciatore esplosivo, dal sorriso beffardo e sempre a testa alta, quando meno te l’aspetti può trasformare un assist in gol. Abile col piede destro, ha segnato svariate volte col piede cosiddetto “debole”.
COME SI SCHIERA – La Svezia di Jan Andersson la si conosce meglio di altre nazionali se non altro per la doppia sfida all’Italia. Caratterizzata da una propensione difensiva accentuata da quattro difensori di centimetri e struttura come Lustig, Lindelöf, Granqvist ed Olsson, ha nel 4-4-2 lo schema tattico più congeniale. Forsberg parte da sinistra per accentrarsi mentre nel cuore del gioco si trova un insostituibile Larsson (a turno affiancato dai vari Ekdal, Johansson o Svensson). Sulla destra ballottaggio frequente fra Durmaz e Claesson. In avanti ormai cristallizzatasi la coppia Toivonen–Berg.