Quando si insediò Mancini alla guida della Nazionale, Roberto Fabbricini (Commissario della FIGC) e Giovanni Malagò (Presidente del Coni) in un comunicato a sorpresa diedero il calcio d’inizio alle seconde squadre di A in Serie C.
Ovviamente tutte le componenti Federali non hanno gradito l’ennesimo colpo quasi dittatoriale da parte dei Commissari. Di vedere giocare e crescere più italiani nel movimento calcistico italiano interessa poco a coloro che governano il calcio, pazienza se partivano dalla Serie C. Sarebbe sempre un esperienza in più, anche se con qualche calcio e spintone in più pericoloso come asserisce De Laurentiis, patron del Napoli.
I commissari stanno difendendo il provvedimento delle seconde squadre rivendicano il metodo adottato dall’inizio del Commissariamento di FIGC e Lega facendo capire che sono pronti a continuare a smuovere le dune di chiacchere e di immobilismo che hanno contraddistinto il lavoro degli organi che dovrebbero far viaggiare il calcio italico.
Fabbricini e Malagò non avevano fatto i conti e tenuto in considerazione le altre obsolete ramificazioni della FIGC: Serie B, Lega Dilettanti, Associazione Italiana Calciatori, Arbitri e Allenatori che con un “Coupe de Theatre” stavano lanciando nella mischia nuovamente Giancarlo Abete, l’ex Presidente della FIGC che si arrabbia quando gli dicono che non è il nuovo ma il vecchio che avanza. In pochi credono che improvvisamente Abete con i suoi rami (sempre gli stessi) da poltrona se sarà nuovamente eletto riformerà il calcio italiano.
La reazione della Lega Pro, la più interessata al provvedimento delle seconde squadre attraverso il Campionato di C è stata quella di chiedere uno spostamento del provvedimento al prossimo anno. Sono rientrati all’ovile quando hanno capito che per iscrivere una seconda squadra bisognava pagare alla Lega Pro 1,2 milioni per poter partecipare.
All’italiana tutto è tornato nuovamente indietro con un entrata a rallentatore del provvedimento delle seconde squadre. Nel prossimo campionato, se ci saranno le seconde squadre, l’unica a parteciparvi potrebbe essere la Juventus. Ad oggi sono 3 le squadre non in grado di iscriversi al prossimo campionato di C, perciò oltre alla seconda squadra di Serie A entrerebbero nuovamente in gioco in Lega Pro una retrocessa di Serie C e una squadra partecipante ai play-off di Serie D. Se saranno 4 le squadre impossibilitate ad iscriversi saranno due le seconde squadre di Serie A.
Fuori dai gangheri la Lega di Serie B, che non ha gradito l’aut aut dei Commissari senza essere ascoltati. Per la Lega di B se le seconde squadre di Serie A dovessero vincere il campionato di Serie C inciderebbero su quello cadetto. Le società di B perderebbero opportunità di valorizzazione e di ricevere euro sui giocatori in prestito dalla serie maggiore.
La posizione dell’associazione italiana calciatori e del Presidente Tommasi è curiosa. Sta cercando di smontare l’”editto” commissariale ricordando che dai tempi di Demetrio Albertini in FIGC che si studia la fattibilità delle seconde squadre mai giunta al capolinea. Per Tommasi ci deve essere una terza via per rilanciare i giovani del calcio italiano. Qual è? La metta nero su bianco!
Il cavillo per l’AIC nella nuova norma è quello di trasferire dalla prima alla seconda squadra un calciatore con meno di 5 presenze in Serie A durante la stagione senza però precisare il minutaggio: un bluff per Tommasi, perché basterebbero 5 gare da un minuto.
Malagò già dall’inizio del suo commissariamento dopo i funerali svedesi lo aveva messo in preventivo: il suo metodo a strappi e decisionale non avrebbe avuto consensi. Fabbricini ci ha provato con il primo provvedimento da Commissario, adesso se vogliono risolvere altri problemi devono fare alla svelta. Il calcio italiano ha bisogno dei loro trattati o diktat imposti.
Le componenti di B, C, Dilettanti, AIC, Arbitri, Allenatori vogliono una nuova assemblea entro il prossimo Agosto e questa volta non faranno capricci eleggendo Giancarlo Abete per eliminare il pesante Commissariamento del Coni e di Malagò.
Seconde, terze squadre? Nel carrozzone del calcio italiano il problema è che nessuno pensa a come risollevare il calcio italiano. Mancini spera solamente che qualcuno aiuti a crescere e far maturare davvero i talenti nostrani.
Vedere il calcio d’inizio delle seconde squadre in questo campionato sarà arduo o burlesco se a parteciparvi sarà solo la Juventus. Meglio che tutti propagandino il Campionato Primavera, interessante come l’ultimo con i play-off e le retrocessioni, campionato che ha risollevato anche i bilanci con le plusvalenze dei giovani calciatori ed a permesso a qualche squadra di poter bypassare il fair-play finanziario dell’UEFA.
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Le società potrebbero utilizzare i giovani italiani seduti sulle panche della Serie A in Primavera, cambiando i calendari e giocando in un giorno settimanale diverso dal sabato e dalla domenica: potrebbero rivendere anche diritti TV e l’incasso passato ai settori giovanili per fare strutture idonee dove far crescere i giovani italiani mettendo da parte per qualche anno giovani comunitari e extra-comunitari provenienti da fuori Italia.
Il CT della Nazionale e il suo staff con scouting all’altezza e non per amicizia contattando i responsabili dei settori giovanili competenti alla Sbravati, nelle intenzioni di Costacurta, dovrebbero girare come fece il dottore Bernardini dopo il 1974, dopo un’altra disfatta italica al Mondiale tedesco che mandò in pensione Mazzola, Rivera e compagnia.
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Bernardini non ottenne clamorosi risultati, allevò Bearzot e Vicini che incominciarono a crescere i Bergomi, Collovati, Antognoni, Pablito Rossi e tutti gli altri vincitori del Mondiale spagnolo nel 1982. Mancini deve gettare le fondamenta di una ricostruzione incerta visti i valori mediocri a sua disposizione. Non gli servirà ad andare a vedere le gare del campionato italiano dove gli italiani nelle sette sorelle della classifica giocano al massimo 2 italiani e qualcuno anche fuori ruolo.
Il compito non solo di Mancini di tutta la FIGC? Scoprire qualche giovane interessante del 1999/2000, quasi pronto a giocare nelle prime squadre ma anche in nazionale, come succede in altre parti del mondo.
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