“Ognuno è unico nel suo genere“. Lo sentiamo dire da queste parti, rimbomba anche in terra nipponica, che per caratterizzazione geografica è un’isola e brilla di luce propria rivendicando una sua autonomia. In chiave calcistica, potremmo dire che la propria autonomia la nazionale giapponese la rivendica da Francia ’98: da quel Mondiale, costruendosi mattone su mattone, non ha mai perso l’appuntamento con la Coppa del Mondo arrivando oggi alla sua sesta partecipazione.
Merito anche di un calcio esportato con sempre maggior frequenza nel resto del mondo. Precursore quel Kazu Miura che ancora oggi, all’età di 50 anni, gioca e trascina Yokohama FC. Chi l’avrebbe detto che dal suo arrivo, nel 1994, sotto la Lanterna sarebbero passati solamente quattro anni per vedere il Giappone per la prima volta al Mondiale? L’avrebbero detto in pochi.
Nel presente, la nazionale nipponica è quasi esclusivamente prelevata in Europa e Sudamerica: sono 15 su 23 i giocatori che vengono da altre parti del mondo (e una consistente metà dalla Germania). Solamente otto quelli che sforna il campionato giapponese, profili tutti da scoprire.
Va detto che a questo Mondiale ci sarà anche qualche grande escluso, più per il terremoto scatenato dal commissario tecnico Vahid Halihodzic che non dall’attuale subentrate, Akira Nishino. Si fa riferimento, ad esempio, a quel Kiyotake che dal 2013 in poi aveva girato Germania e Spagna approdando addirittura al Siviglia. Ora gioca nel Cerezo Osaka, ha giocato da titolare tutto il percorso di qualificazione ma alla fine non è nella lista dei ventitré. Così come da aprile è stato tagliato fuori il “Pirlo di Giappone”, Yasuhito Endō, calciatore col maggior numero di presenze in nazionale giapponese (152) ed emblema del calciatore che mai aveva varcato i confini nazionali per giocare in altre parti del pianeta, diventando però una vera e propria star in Giappone.
PORTIERI – Kawashima (Metz), Higashiguchi (Gamba Osaka), K.Nakamura (Kashiwa Reysol);
DIFENSORI – Nagatomo (Galatasaray), Makino (Urawa Red Diamonds), Yoshida (Southampton), H.Sakai (Olympique Marsiglia), G.Sakai (Amburgo), Shoji (Kashima Antlers), Endo (Urawa Red Diamonds), Ueda (Kashima Antlers);
CENTROCAMPISTI – Hasebe (Eintracht Francoforte), Honda (Pachuca), Inui (Eibar), Kagawa (Borussia Dortmund), Yamaguchi (Cerezo Osaka), Haraguchi (Fortuna Düsseldorf), Usami (Fortuna Düsseldorf), Shibasaki (Getafe), Oshima (Kawasaki Frontale);
ATTACCANTI – Okazaki (Leicester City), Osako (Colonia), Muto (Mainz).
COME SI SCHIERA – Al netto delle assenze, il Giappone prosegue sulla strada impostata da Halihodzic e sulla strategia tattica del 4-2-3-1. Una strategia che conterà soprattutto su quei calciatori che in questo Mondiale riporranno qualche aspettativa in più, dal portiere Kawashima agli attaccanti Honda e Okazaki. Più per carta d’identità che per altre ragioni. Ad una difesa consolidata con Kawashima in porta e, da sinistra, Nagatomo, Makino, Yoshida e Sakai, risponde una mediana composta da due interditori, fra i quali l’unico certo di una maglia è Makoto Hasebe, difficilmente escluso dall’undici titolare. Davanti a questa doppia linea a ridosso della difesa c’è la linea a tre che supporta l’unica punta, che ultimamente è stata Yuya Osako, centravanti del Colonia appena trasferitosi al Werder Brema, ma che potrebbe anche essere Okazaki. La vera qualità dovrebbe manifestarsi proprio a ridosso del reparto avanzato, con Honda, Kagawa e uno fra Inui, neo acquisto del Betis Siviglia, Shibasaki (Getafe) e Haraguchi (Fortuna Düsseldorf) a completare il trio di esterni e trequartisti.