In un clima particolare, con i silenzi che sono infiniti, con un Ferraris che tramite gli striscioni ha condannato tutti, dalla prima Repubblica alla Terza, per il tragico crollo del Ponte, il Genoa ha battuto l’Empoli reduce dalla vittoria contro il Cagliari alla prima di campionato.
Brividi alla colonna vertebrale, anche senza cubetti di ghiaccio dentro gli indumenti, quando il tabellone del Ferraris al 43’ del primo tempo ha fatto scorrere tutti i nomi delle vittime del maledetto ponte e la Gradinata Nord è ritornata a ruggire per la rabbia dell’accaduto e la gioia del risultato.
Un proverbio recita: “tutte le cose sono difficili, prima di diventare facili“. Anche se il Genoa vince, in molti si scoraggiano perché l’Empoli ha attaccato negli ultimi venti minuti. Il silenzio del Ferraris è stato padre della meditazione, che è la madre della critica. E questa a sua volta è matrigna del pessimismo, dentro qualche genoano per costituzione non solo calcistica.
Tutto generato dagli ultimi venti minuti dei toscani non tenendo conto che giocano alla Sarri, a memoria e da parecchio tempo, con meccanismi di solo possesso pallone bene evidenziati.
Era una partita da vincere non solo per i genoani ma anche per Genova. Vittoria importante nel segno di Piatek e Pandev, non dimenticandosi dei movimenti singoli e collettivi di Criscito e compagnia. L’Empoli ha perso la prima gara nel 2018, la difesa del Genoa ha incassato un gol all’ultimo secondo aspettando il fischio del direttore di gara.
Bene Ballardini nell’interpretazione strategica della gara. Bene la mossa del tecnico rossoblu dopo cinque minuti dall’inizio di gara, con il modulo 3-4-1-2 che pativa il 4-3-1-2 toscano con Zajc libero di giocare tra le linee. La mossa di spostare Romulo ad uomo sullo sloveno è stata decisiva per ribaltare il gioco e permettere a Piatek, con le stesse modalità viste contro tutti gli avversari di qualsiasi categoria, di lasciare Silvestre sul posto e buttare dentro il primo pallone toccato.
I toscani sotto di un gol hanno provato a pungere solamente con il possesso pallone ma contro un Genoa che ha giocato corto, organizzato e dislocato sul terreno di gioco in modo che tra i calciatori non ci fosse mai una distanza eccessiva. Coinvolgendo tutta la squadra in sovrapposizioni e raddoppi e diagonali con tempismo e intelligenza, i toscani non hanno mai tirato verso Marchetti eccetto un calcio di punizione diretto che ha impattato sull’incrocio dei pali alla sinistra del portiere genoano.
Pronto Marchetti può darsi solamente in 97’ minuti di gioco una uscita sbagliata. Pronto Marchetti anche su due azioni degli avversari fermate per fuorigioco (nel primo tempo) dimostrando che potrebbe essere finito l’handicap di non aver giocato un anno e mezzo. I riflessi ci sono vista anche la parata finita sul palo, la seconda azione pericolosa toscana del secondo tempo.
Ballardini è consapevole che gli spazi il Vecchio Balordo li chiude bene e per cercarli in fase offensiva, in attesa di Sandro (c’è la speranza che questa settimana inizi a correre), li può ottenere solamente con Pandev tra le linee avversarie.
L’uscita del macedone ha tolto veleno di qualità alle ripartenze genoane. Buona l’interpretazione strategica della gara cercando di non perdere il cuore del gioco con l’ingresso di Mazzitelli, troppo importante per di più sul risultato di 2 a 0. Tutto quello che sarebbe poi accaduto negli ultimi venti minuti di gara potrebbe lasciare un segno nel futuro tattico e strategico del Genoa: il 3-5-2 – o addirittura il 5-3-2 visto nel finale – annulla le giocate di Piatek, letale dentro le aree di rigore.
Dalla gara con l’Empoli, oltre la solita difesa quasi perfetta eccetto il gol all’ultimo secondo, bisogna estrapolare la qualità di Criscito, le sgroppate di Lazovic come sempre poco apprezzate ma utili, Hiljemark e Romulo nel mezzo tuttofare senza il play e il giovane Kouamè, forza e velocità e sinistro tagliente. Di Pandev e Piatek abbiamo invece già scritto. Rispetto a tante altre gare della scorsa stagione, nell’analisi complessiva bisogna mettere anche calci di punizione diretti dal limite dell’area di rigore, sintomo di un altro gioco rispetto al passato e calci d’angolo battuti meglio.
I risultati cambiano i giudizi e facendo un rewind della partita, a gioco fermo e dopo 12 ore, oltre ad essersi rivisto quanto successo durante gli allenamenti alpini è stato bello vedere nel Grifone lo spirito di sacrificio, la voglia di giocare e di non arrivare secondi sui secondi palloni, correre a vuoto ma con tanta concentrazione per aiutare i compagni, alzare i ritmi per fregare gli avversari.
La strategia tattica di Ballardini sarà discussa nei bar, sui siti internet, sui social, tra i media, nei salotti TV, sempre alla ricerca del pelo nell’uovo. Ballardini per cambiarla continuerà per la sua strada in attesa di Sandro, mutando lo spartito per accumulare punti salvezza e dopo cercare di divertirsi e far divertire con il materiale a disposizione.
Non è successo nulla con la vittoria contro l’Empoli, ma è servita molto per portare tranquillità. Il lavoro è ancora lungo e difficile ma non spaventa nessuno al Pio Signorini e non dovrà spaurire tutto quello che gira intorno al Vecchio Balordo.