Ripresa a Pegli ieri pomeriggio. Tanti gli assenti, un solo obiettivo: non dimenticare quello che è successo in quei 13 minuti finali del primo tempo a Sassuolo domenica sera. Si è ripartiti dagli schiaffi meritati e dall’atteggiamento non piaciuto a Ballardini in quei 13 minuti di follia genoana. Speriamo che sia stato solo atteggiamento.
Balla lavorerà non sulla tattica: difficile farlo visti i ruoli scoperti importanti in altri lidi nazionali. Lavorerà sull’autostima, anche se sono pochi quelli che hanno preso le sassolate, anzi qualcuno penserà: “se ci fossi stato io…“.
Nessuno si sarebbe aspettato i 15′ di ordinaria follia di domenica sera dopo i 30′ minuti caldi con i soliti difetti: a centrocampo quello di portare il pallone invece di giocarlo subito, difetto non dei play metronomi che si differenziano da mediani e mezze ali nel dare i tempi giusti alle due fasi di gioco.
Il 16 settembre tutti avranno occasione contro il Bologna per mettere punti in classifica e recuperare autostima, che per il Vecchio Balordo si è sempre basata sul sapere di essere modesti ma tosti.
La classifica non fa paura, ma fa più paura quello che gira intorno al Genoa. Ad esempio i discorsi senza riscontri sulla panchina di Ballardini, il meno colpevole della debacle in Emilia. L’importante è che sia fatta una importante autocritica e ripeterla mercoledì prossimo quando ci saranno tutti nelle viscere del Pio Signorini.
Oltre le negatività sarà bene ricordarsi e ricordare per autostima quanto il Genoa è stato in partita contro il Sassuolo senza fare barricate e la capacità di impostare azioni di ripartenza e anche di segnare dei gol.
Quello voluto dai tifosi non è rimasto sulla carta e anche contro il Sassuolo non si è vista quella sensazione di impotenza dello scorso campionato nel cercare e fare gol. Oltre l’autostima, ogni reparto dovrà cercare di migliorarsi sia a livello individuale che di squadra. La difesa protetta darà come sempre garanzie così come il trequartista e gli attaccanti. Il problema già evidenziato dalle amichevoli è sempre nel cuore del gioco e non per colpa di quelli che vi hanno giocato.
Occorre il play e continuando l’assenza di Sandro toccherà a Ballardini trovare colui in rosa che possa avere le caratteristiche più vicine a fare il metronomo. Qualcuno che non porti il pallone ma sia in grado di proporre l’azione nelle due fasi e farsi capire dai compagni pronti a dettargli quelle due o tre opzioni per il passaggio sicuro. Pur apprezzando l’impegno degli esterni, importanti nel gioco di Ballardini, occorrerà mettere la qualità a disposizione pronta a chiudere con le mezze ali anche gli inserimenti in area di rigore.
In questo momento tutti allenatori. C’è chi vuole i tre centrocampisti, chi la difesa a quattro, chi in campo vuole Piatek e Favilli. Il pallino passa a Ballardini e senza Sandro – problema che incomincia a diventare atavico – deve trovare la strategia giusta facendo risultati. Il bicchiere del Vecchio Balordo è ancora pieno anche dopo Sassuolo, se tutti capiranno dentro e fuori dal Pio Signorini che bisogna essere poveri ma belli.