Tortellino a-o Tocco (sugo) alla genoana confezionato da Piatek-gol per festeggiare sotto la Gradinata Nord. Rombante, Tonante, Strepitante nel 125° anno del Vecchio Balordo. Bisognerebbe dare poco spazio al primo tempo di Genoa-Bologna. Brutto risultato, brutta partita. L’analisi di una gara nel bene o nel male deve però essere completa.
Qualcuno in Tribuna stampa e nella vicina tribuna laterale, nell’intervallo della gara, era molto gelido e immaginava la beffa dei petroniani nel secondo tempo. Tante alzate di spalle, anche se nell’economia del gioco qualcosa in più da parte di Ballardini si era visto con Bessa ad uomo sulla fonte bolognese Pulgar e Romulo su Dzemaili. Pippo Inzaghi solo una mossa: avendo visto la gara con il Sassuolo ha provato a fare il bis nell’uno contro uno con il veloce nigeriano Okwonkwo contro Spolli per vie centrali. I moduli di entrambe le squadre difficili da decifrare sia staticamente che in movimento.
Tutto difficile per il centrocampo genoano non capendo chi doveva attaccare, chi coprire, chi dovesse marcare e chi scalare. Con qualsiasi modulo o qualsiasi giocatore nel cuore del gioco,senza il metronomo che detta i tempi, è difficile fare le due fasi di gioco pulitamente.
Difficile nel primo tempo di Criscito e compagnia fissare dei confini precisi tra tecnica e tattica e non per colpa della strategia. Sprecati troppi passaggi elementari che lasciavano comodi palloni sulla trequarti genoana per le ripartenze del Bologna in parità numerica. Per fortuna il Bologna non giocava a memoria.
Nell’intervallo, guardando le due distinte, l’unica variabile positiva favorevole al Vecchio Balordo era la composizione delle panchine. Quello che si è visto per 53’ nel secondo tempo.
Buona la ripresa del Grifone dopo le sassolate: l’autografo sulla partita sono stati i cambi di Ballardini e la firma è stata messa da Lazovic più Kouamé.
Era scritto nel destino di questa gara che fosse Lazovic a deciderla, anche senza far gol , da terzino, esterno e centrocampista di sinistra, per far parlare chi ha la memoria corta oppure la vista annebbiata non avendo visto un allenamento o una partita amichevole dal vero. Si parla di media e opinionisti, dimenticandosi una su tutte della gara con l’Empoli all’esordio in campionato. La serata storta a Reggio nell’Emilia è stata di tutti ma i capri espiatori sono stati Lazovic e Marchetti.
Ballardini in queste due settimane di stop ha chiesto “furore, intensità e compattezza” ed è stato accontentato anche nel primo tempo, sebbene i risultati siano stati più scarsi nel palleggio e nel muovere il pallone celermente.
Invenzioni o rivoluzioni strategiche non pervenute. Non c’è stato nessun marchio di fabbrica o un nuovo corso rispetto alle altre gare. Aperto il laboratorio tecnico-tattico nel secondo tempo dopo il gol di Piatek. Bessa davanti alla difesa e ritorno a Fort Spolli ultimo uomo: solo una parata d‘istinto per Marchetti.
La voglia di vincere era tanta, Ballardini ha cambiato pelle con l’ingresso di Kouamé, gazzella e di testa anche filugello, l’animale più furbo perché appena nato (entrato in campo) mangia la foglia, ossia quella del gioco di muoversi negli spazi. Ballardini ha confermato, non a parole ma con i fatti, che il calcio non è la disposizione dei calciatori in campo ma la chiarezza nel modo di giocare.
Le scelte di giocare con tre o quattro difensori, con tre mediani, tre attaccanti o il trequartista sono relative. Importante che tutti capiscano cosa fare quando un compagno è in possesso del pallone o viceversa, quando sono gli avversari a fare gioco. Questa è la semplicità chiesta dal tecnico.
Dovendo riassumere Genoa-Bologna si potrebbe dire che la vittoria del Vecchio Balordo è meritata. La maggior differenza è stata infatti dettata dai cambi che ha potuto effettuare Ballardini e dalla maggior qualità dei rossoblù a quarti sul terreno di gioco.
Manca sempre uno che a centrocampo comandi il gioco e i compagni. La coperta è stata lunga o corta, senza il metronomo, contro gli emiliani. In particolare è accaduto nel primo tempo sulle corsie laterali dove Romulo adattato ha fatto fatica così come Criscito, preoccupato più a difendere che attaccare pur avendo davanti un certo Mattiello.
Non passeranno molte gare: Sandro è quasi pronto e se i compagni faranno i movimenti giusti senza pallone, il professore Sandro non sarà marchiato da calciatore lento come è successo in passato per i vari Milanetto, Thiago Motta, Matuzalem e compagnia. Tutti i play, anche i più famosi, sono lenti di passo ma celeri di cervello. A sveltire tutto devono pensarci i compagni, dettandogli il passaggio nello spazio con il tempo giusto e smarcandosi abilmente.
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Per Piatek, il Tex Willer genoano, mancano le parole per descriverlo considerato che cresce gara dopo gara. Una chiosa buona va fatta anche per Biraschi, bravo per scaglionamento e collaborazione, per controllo e mantenimento della posizione con interventi decisivi in fase difensiva.
Keep Calm! Per una settimana bisogna godersi Piatek capocannoniere, 18004 abbonati, la voglia di Ballardini di ripetere il Palermo del 2008/2009 con Cavani e Miccoli davanti Simplicio alle spalle e play maker Liverani: con Piatek e Kouamé e uno alle spalle tra Pandev, Bessa o Medeiros (più il play), l’operazione si può ripetere.
Bisogna provare a godere anche per la partita intera di Gunter, per quella di Bessa, per il rientro di Pereira e per gli altri in panchina, pronti a giocarsi le tre gare in una settimana del prossimo futuro.
Ballardini: “Spirito giusto, voglia e furore. I cambi hanno spaccato la partita”