Sopra la panca l’allenatore campa, sotto la panca l’allenatore crepa. La filastrocca della capra cade come il calcio-cacio sui maccheroni dopo le tre partite in una settimana.
Più che la panchina, al calcio italiano occorre il letto dell’analista visto che cambia pelle e giudizi in una settimana e va di moda far passare, dalla quarta alla settima giornata, gli allenatori dalla polvere alle stelle.
La panchina la rischiavano in tanti alla quinta giornata. Spalletti, Gattuso, Inzaghi Senior e Junior, Di Francesco, Ballardini, D’Anna e Longo i più gettonati. E qualcuno lo dimentico.
Per questa ansia di risultato, è cambiato il modo di vivere sulle panchine italiane per via di uno stress che fa fare “merolate”. Gli allenatori italiani non devono far gongolare le tv, perciò in panchina se non tirano fuori canini e unghie con una gestualità isterica come qualcuno in mezzo ad uno sciame di api è meglio. Migliori risultati arrivano se tutto avviene nel chiuso di uno spogliatoio.
Guardiola e Ancellotti non sono più di moda e la vetrina, anche se arrivano o non arrivano i risultati, è sempre quella: bisogna imitare Mourinho, Spalletti e Gattuso e – perché no – anche Di Francesco, l’allenatore kung-fu che si è rotto una mano.
Tutti sono nervosi, in particolare quelli come Spalletti che prima dell’inizio del campionato dichiaravano che bisognava vincerle tutte. A posteriori non gradisce passare dall’anti-Juve all’anti-nessuno a seconda dei risultati.
Gli allenatori devono avere tempo per dare identità tattiche alle squadre. La Roma è il caso più evidente. Dopo la vendita della lavatrice Strootman nel cuore del gioco qualcosa bisognava fare e cambiare considerato che in rosa non c’era uno con le caratteristiche dell’olandese.
Per restare nei nostri confini, per Ballardini non avere Sandro e per Giampaolo rimpiazzare Torreira non è stato facile, ma la classifica dopo 6/7 giornate dà loro ragione.
Dopo i telefoni roventi con Lotito, Inzaghi Simone si è salvato ma il derby perso senza grinta, non tenendo conto che l’Aquila vola in classifica sulla testa della Lupa, potrebbe non allungargli la vita se arrivasse una seconda telefonata.
Ballardini, l’uomo che fissa i calciatori senza sceneggiate e si fa capire, è stato nel mirino delle voci di allontanamento. Dopo la quarta di campionato e il risultato con la Lazio mal sopportato dalla società, ha messo nove punti in cascina, 6 senza Sandro e 3 con il brasiliano. I conti li farà alla fine. Dodici punti per lui non sono la fine della crisi ma il risultato del lavoro fatto.
Preziosi da uomo di calcio è stato consigliato bene, non ragionando di pancia ed essendo consapevole che bisognava aspettarlo, a meno di altri temporali nella scorsa settimana, se non altro fino a quando non avrebbe potuto mettere in campo i pezzi pronti, che dovranno collimare con l’idea di gioco che gli frulla in testa da questa estate.
Tutti gli allenatori in serie A sono nervosi e qualcuno si sarà anche informato prima di ogni gara su licantropi che si erano accreditati.
Tanti a caccia di una nuova panchina. In prima fila Antonio Conte, ma bisogna fare i conti con l’ingaggio suo e del suo staff. Quello che trema di più è Mourihno che pur perdendo chiede sempre rispetto dicendo: “ho vinto più Premier io di tutti gli altri 19 allenatori messi assieme che allenano in Premier“. O che invita chi gli domanda di Zidane come suo erede sulla panchina del Manchester di chiedere al collega giornalista che ha rilanciato la notizia, due file indietro, di spiegargli meglio come stiano le cose.
Allenatori italiani dopo 7 giornate di campionati: uomini, non caporali? La parola e il giudizio al campionato.
La settimana in corso dimenticherà presto il Var. Le elezioni della FIGC una guerra continua, ci sono Champions ed Europa League, Marotta in prima fila. Tutti figli o nemici di Marotta.
Tutti a scoprire la verità sulle dimissioni di quest’ultimo date in televisione. La verità di Marotta (“non ho deciso io, mi sono adeguato alla decisione della proprietà“) non è stata creduta. Tutto confermato dal Presidente Agnelli nella conferenza stampa di lunedì (“la Juventus si rinnova nella dirigenza con Under 40“). Saranno i risultati a confermare se tutto avverrà. Ringraziato Marotta, maestro di quelli che lo sostituiranno.
Marotta si riposerà ma è già atteso a gennaio da un’altra grande società, altrimenti difficilmente avrebbe mollato il timone e la borsa della Vecchia Signora.
I bene informati “pucceranno il biscotto” sulle divergenze con Agnelli, la Fiat e Paratici. Le fake andranno indietro nel tempo quando CR7 fu presentato e al suo fianco c’era Paratici e non Marotta, senza contare che non c’era neanche Agnelli.
L’allievo supera il maestro? Paratici è stato con Marotta dai tempi della Samp dal 2010. La verità difficilmente verrà a galla dalla galassia Juventus. Tutto viene confermato come nel passato: alla FIAT-FCA piace poco chi vince e arriva da fuori.
La famiglia Agnelli vuole dare un’impronta ancor più internazionale al club dimenticandosi in fretta dei 7 scudetti, delle 4 Coppe Italia vinte e delle semifinali di Champions raggiunte con Marotta. E scordando gli aumenti di bilancio quasi triplicati dopo il suo arrivo.